Politica

Aiuti: più soldi, ma spesi male

Il nuovo rapporto AidWatch di Concord denuncia i ritardi degli aiuti Ue (scarica in allegato il dossier)

di Joshua Massarenti

BRUXELLES – Lontana dai traguardi sottoscritti nel 2000 all’Assemblea generale delle Nazioni Unite e dagli obiettivi fissati nel 2005 nella Dichiarazione di Parigi. Ma soprattutto lontana dalla necessità di orientare gli aiuti verso chi ne ha davvero bisogno. L’edizione 2011 del rapporto AidWatch presentato stamane a Bruxelles dalla piattaforma delle ong europee, Concord, non è certo tenero con l’Unione Europea, accusata di non fare abbastanza per combattere la povertà nel Sud del mondo e di tradire gli Obiettivi del Millennio.

Cifre alla mano, Aidwatch punta il dito contro i limiti quantitativi e qualitativi degli aiuti europei nel 2010. Sul piano quantitativo, se tra il 2009 e il 2010 gli aiuti sono cresciuti di circa 3 miliardi di euro per raggiungere quota 54,82 miliardi di euro, “soltanto nove paesi UE su 27 hanno raggiunto i traguardi fissati per il 2010” ricorda Nick Rosevaere, direttore esecutivo di Bond, una piattaforma che riunisce le principali ong britanniche. “Gli impegni presi dagli Stati membri prevedevano che i loro aiuti raggiungessero lo 0,51% del Pil entro il 2010, ma oggi i conti non tornano. Complessivamente mancano all’appello 15 miliardi di euro”.

“Sul piano qualitativo, ci accorgiamo che gli Stati membri europei hanno incluso nei loro aiuti delle spese che non c’entrano nulla con la lotta contro la povertà” sostiene Stephen Doughty di Oxfam International. “Stiamo parlando di una cifra pari a cinque miliardi di euro, circa il 10% del totale”. In questa spesa fuori target, ci sono 2,5 miliardi di euro erogati a titolo di cancellazione del debito; 1,6 miliardi di euro per borse di studio riservate a studenti provenienti da paesi Tersi e 1,1 miliardi destinati nei paesi in via di sviluppo per sostenere i rifugiati. “La cosa più preoccupante è che gli Stati membri stanno orientando le loro politiche di sviluppo in base ai loro interessi nazionali. Purtroppo la sicurezza, l’immigrazione e le ambizioni commerciali stanno progressivamente dettando legge a scapito di politiche di sviluppo davvero focalizzate sugli MDGs”.

L’Organizzazione di cooperazione e di sviluppo economico (Ocse) ha recensito 48 Stati cosiddetti fragili. Dal 2002, cioè un anno dopo gli attacchi alle Torre Gemelli e la nuova politica geostrategica lanciata dall’ex presidente americano G. W. Bush, circa il 30% degli aiuti destinati a questi Stati sono finiti in soli tre paesi: Iraq, Afghanistan e Pakistan. “E’ la prova irrefutabile che qualcosa non va” conclude Doughty.

Purtroppo il ‘tradimento’ dei paesi ricchi sta avendo già un impatto negativo in alcuni paesi africani. “In Kenya” dichiara a Vita Jean Kamau, responsabile nazionale di ActionAid, “parte degli aiuti precedentemente erogati in progetti sociali e di microcredito sono stati dirottati verso altri tipi di progetti legati alle conseguenze provocate dalla guerra somala nel nostro paese”.

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