Cultura

Aiuti allo sviluppo, l’Italia recupera (ma è un’illusione)

Secondo il Dac se si sottraggono gli interventi presi in sede multilaterale e l’annullamento del debito, il nostro paese non può andar fiero del suo 0,29%

di Paolo Manzo

Anche secondo i dati del Dac, il Comitato di aiuto allo sviluppo dell?Ocse, l?Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, l?Italia avrebbe raggiunto lo 0,29% nel rapporto tra Aiuti pubblici allo sviluppo (Aps) e Pil. Ossia oltre cinque miliardi di dollari, raddoppiando quanto stanziato nel 2005. Un risultato clamoroso che confermerebbe quanto anticipato sul numero scorso di Vita dal sottosegretario agli Esteri, Alfredo Mantica. Il condizionale, tuttavia, è d?obbligo in quanto circa l?87% dell?intero ammontare è frutto di interventi in cui l?Italia ha semplicemente seguito decisioni prese altrove: 1,68 miliardi di dollari, infatti, sono collegati a operazioni contabili di cancellazione del debito iracheno e nigeriano concordate da tutti i donatori; un miliardo di dollari è connesso al pagamento di quote arretrate anche di tre anni a banche e fondi di sviluppo; un altro miliardo di dollari è composto da versamenti automatici alla Commissione europea. L?Italia, quindi, passa dall?ultimo al quindicesimo posto tra i 22 paesi Ocse monitorati dal Dac solo perché molti di questi non hanno potuto utilizzare la ?via di fuga? della cancellazione del debito a Iraq e Nigeria. Resta il fatto che il nostro risultato è frutto in larga proporzione di misure ?una tantum? che perderanno i loro effetti già nel 2006, quando l?Aps ?contabile? italiano precipiterà di nuovo allo 0,20%, proprio nell?anno in cui – secondo gli accordi Ue di Barcellona del 2002 – doveva raggiungere lo 0,33%. Il problema della contabilità ?creativa? non è stato usato solo da Roma che, anzi, è in ottima compagnia, dato che Londra, Parigi e Berlino hanno fatto suppergiù lo stesso. Secondo Louis Belanger, portavoce di Oxfam International a Bruxelles, in Inghilterra addirittura «tutto l?aumento di quest?anno deriva dalla cancellazione dei debiti. Ciò significa che il prossimo anno, quando non ci saranno più Iraq e Nigeria, Londra dovrà aumentare di botto il suo budget per l?Aps». Alexandre Polack, portavoce di ActionAid International a Bruxelles, spiega a Vita che «dopo che il Dac ha dato i suoi numeri, lo scorso 4 aprile, tra due settimane usciremo noi con un rapporto dettagliato, contenente una pagina su ogni paese Ocse. Faremo una mobilitazione importante grazie anche al coinvolgimento di Concord, la rete europea delle ong». Infine Amadeu Altafaj, portavoce del commissario Ue allo Sviluppo Louis Michel, che senza polemizzare sottolinea come «la cancellazione del debito è un aiuto importante per lo sviluppo, a patto che i fondi sbloccati siano usati dai paesi beneficiari per programmi di riduzione della povertà». Super partes.


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