Non profit

Aiuti alle ragazze schiave: c’è la legge, ma non basta

Come difendere chi si ribella alla prostituzione

di Redazione

È una forma di schiavitù: colpisce paesi africani, sud amercani, orientali e dell?est europeo, afflitti da guerre, fame, povertà. E le donne spesso minorenni, cadono nelle trappole delle mafie. Con la promessa di un lavoro, vengono drogate, picchiate, vendute. Vorrei fare qualcosa per loro, ma senza mettere a repentaglio la loro sicurezza. Cosa mi consigliate di fare? E che cosa prevede la legge?
Gennaro C. Casoria (Na
)

Risponde Cristina Calzolari
Non è con multe anche salate che si può affrontare in modo efficace un problema di ordine o moralità pubblica che è anche un fenomeno gravissimo di violenza e sfruttamento organizzato, in cui sono coinvolte, solo in Italia, migliaia di donne straniere, spesso minorenni e (come sottolinea nella sua lettera tagliata per esigenze di spazio), provenienti dall?est Europeo e dall?Africa.Un terreno su cui negli ultimi anni hanno cominciato ad attivarsi associazioni e realtà del privato sociale. Più di un anno fa, una misura, prima di carattere amministrativo, poi introdotta e perfezionata nella nuova normativa sull?immigrazione in vigore dal marzo scorso, ha offerto un supporto a queste prime iniziative di aiuto e la condizione grazie alla quale esse potranno essere organizzate in modo più effiace e strutturato. La nuova legge (art. 16 della L. n. 40/98 e art. 18 del Testo Unico sull?Immigrazione) ha previsto una prima fondamentale forma di tutela per chi intende sottrarsi a situazioni di violenza e sfruttamento e che a tal fine collabori con la giustizia: il rilascio di un permesso di soggiorno per motivi di protezione sociale.Ciò permette alle vittime quel minimo di garanzia per la propria incolumità fisica, in caso di ribellione al ?giro?. È facile immaginare a quali ritorsioni sarebbero esposte da parte dei connazionali che organizzano i ?traffici?, se proprio il tentativo di uscirne comportasse, come accadeva fino a poco tempo fa, l?espulsione dall?Italia e il rientro al paese d?origine. Con la nuova legge tale misura è accompagnata da ?programmi di assistenza e integrazione sociale? con l?obiettivo di fornire alla persona le tutele e i supporti necessari al reinserimento sociale. La realizzazione e la gestione dei programmi dovrebbe essere svolta da enti locali (servizi sociali) e altri soggetti idonei (organismi volontari e privato sociale). Purtroppo questa parte della legge non è di fatto ancora operativa: mancano i criteri e le modalità di realizzazione che dovranno essere fissati dal Regolamento di attuazione della legge: la sua emanazione, prevista per fine settembre ?98 è – come spesso accade – è in ritardo.
Non si avventuri in iniziative spontanee, piuttosto collabori con realtà, già attive nel settore, come ad esempio la Caritas.

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