Volontariato
Aiuti alla Birmania: la Cisl, appello a Fassino
Intervista-appello alla cislina Cecilia Brighi, uno dei massimi esperti del Paese: «Decisivo il ruolo del delegato della Ue»
«Chiediamo che le organizzazioni locali della società civile e l?opposizione possano prestare aiuto alla popolazione». A parlare è Cecilia Brighi, responsabile per la Cisl dei rapporti con le istituzioni internazionali e con i Paesi asiatici, autrice de ?Il pavone e i generali?, poderoso testo sulla Birmania e i movimenti democratici che si oppongono alla giunta militare.
«La Cisl è in contatto con il sindacato, che sta organizzando clandestinamente i lavoratori della zona industriale della capitale Rangoon che è stata colpita dal ciclone. Stanno organizzando anche i contadini in una delle aree del Paese più colpite, ma devono fare tutto di nascosto. Noi della Cisl stiamo raccogliendo fondi perché possano lavorare e portare aiuti alla popolazione»
Come giudica la richiesta all?Onu del ministro del ministro degli esteri francese Bernard Kouchner di autorizzare l?invio degli aiuti senza il permesso della giunta militare che governa la Birmania?
Credo sia stata una richiesta importante.Bisogna rompere questo isolamento che la giunta vuole mantenere, in situazioni di grave crisi come questa bisogna imporre l?assistenza alla popolazione. Dalla Birmania ci arrivano notizie di migliaia di morti insepolti, sono già in atto casi di colera, l?inquinamento delle acque porterà altre malattie. Bisogna che la comunità internazionale possa aiutare la popolazione. La posizione drastica del governo francese è importante. Il problema è che la Cina ha già posto il veto su un?azione in questo senso del consiglio di sicurezza.
Allora quale può essere l?alternativa?
I governi che hanno destinato gli aiuti alla Birmania devono spingere perché Cina, Russia e India convincano la giunta militare ad aprire il Paese agli aiuti, anche il ruolo dell?Unione europea attraverso Fassino è importante. Ma contemporaneamente i governi devono far sì che gli aiuti siano distribuiti anche attraverso la Lega nazionale per la democrazia, loro sono sul posto, sono l?unica garanzia che gli aiuti arrivino a chi ha bisogno, che non cadano nel cortocircuito della giunta militare.
Non le sembra una posizione troppo ?politica? che potrebbe far irrigidire ulteriormente il governo birmano?
Certo che lo è. Significa riconoscere l?opposizione e le organizzazioni democratiche. È un passaggio fondamentale che implica il riconoscimento del pluralismo nel Paese. Questa può essere un?occasione perché i governi che hanno imposto la giunta militare sul piano internazionale si convincano che è inaccettabile e illegittima.
La giunta ha annunciato che sabato, nonostante l?emergenza, si terrà il referendum sulla costituzione?
È davvero incredibile. Il consiglio dei ministri europeo ha denunciato l?illegittimità della costituzione scritta dai generali, condannando sia il fatto che è stata elaborata senza partecipazione democratica sia i contenuti: la bozza prevede che il comandante in capo dei militari possa sospendere il parlamento e dichiarare l?emergenza nazionale quando c?è una posizione non gradita, un parlamento che peraltro sarà composto per il 25% da militari nominati dalla giunta. La costituzione non elaborata in modo congiunto e i suoi contenuti confermano lo strapotere dei militari. In questi giorni ci sono state intimidazioni e pestaggi per impedire che la gente voti no al referendum.
Lei ha lavorato per i diritti dei lavoratori in Birmania in collaborazione con il sindacato locale clandestino. Avete mantenuto i contatti?
Abbiamo contatti quotidiani con il Consiglio nazionale dell?Unione birmana,
la rete più importante di tutte le organizzazioni democratiche, cui stiamo destinando i nostri fondi. E con il sindacato birmano stiamo continuare a collaborare per promuovere i diritti del lavoro e la democrazia in Birmania. Dopo Pasqua abbiamo organizzato un forum di alto livello con tutte le organizzazioni democratiche in esilio, c?è una collaborazione costante con loro. Anzi, abbiamo deciso di indicare il sito della Birmania democratica per la raccolta fondi: www.birmaniademocratica.org.
Crede che la diaspora birmana possa avere un ruolo in questo momento?
Il ruolo della diaspora è fondamentale. La soluzione all?emergenza ci sarà se si permetterà alle organizzazioni internazionali di entrare nel Paese ma anche se si darà un ruolo attivo alle organizzazioni dell?opposizione, ai monaci, ai sindacati, agli studenti, alle associazioni di donne. Molte delle quali sono rappresentante anche all?estero. Nel Paese tutte queste organizzazioni hanno operato in clandestinità: il sindacato birmano, la lega nazionale delle donne, i rappresentanti della lega nazionale nella zona liberata Karen, al con fine con la Thailandia. Il coordinamento viene fatto da Bangkok. A Rangoon la Lega per la democrazia ha messo in piedi un comitato per l?emergenza. E in Europa c?è un rappresentante del sindacato birmano a Londra che coordina le attività europee.
Cosa fa VITA?
Da 30 anni VITA è la testata di riferimento dell’innovazione sociale, dell’attivismo civico e del Terzo settore. Siamo un’impresa sociale senza scopo di lucro: raccontiamo storie, promuoviamo campagne, interpelliamo le imprese, la politica e le istituzioni per promuovere i valori dell’interesse generale e del bene comune. Se riusciamo a farlo è grazie a chi decide di sostenerci.