Salute
Aiutati, e anche lo psichiatra ti aiuter
Il 31 marzo scorso è definitivamente scaduta la proroga alle Regioni per la chiusura degli ospedali psichiatrici. Ma quali nuovi servizi alternativi sono nati? L'auto aiuto,per esempio...
A iutati che anche lo psichiatra ti aiuterà. La cultura del self-help (auto-aiuto) si diffonde sempre più anche nella psichiatria. A vent?anni dalla legge Basaglia e a cinque mesi dall?ultima e definitiva chiusura dei residui manicomiali, (il 31 marzo scorso è scaduta l’ultima proroga concessa dal ministero della Sanità alle Regioni per la riconversione degli ospedali psichiatrici), negli ex manicomi gli operatori ricorrono sempre di più alla pratica del self-help. I gruppi dell?auto-aiuto sono nati dagli incontri con persone che hanno lo stesso problema e che, seguendo il vecchio motto ?l?unione fa la forza?, hanno imparato via via a darsi vicendevolmente il supporto psicologico necessario per convivere con il proprio disagio. E così, aiutando se stessi, aiutano anche gli altri.
Sembra un fatto banale, ma si tratta di una terapia che è stata recentemente riconosciuta anche dall?Organizzazione mondiale della Sanità. La pratica dell?auto-aiuto viene dall?America, il gruppo più diffuso è quello degli alcolisti anonimi, che negli Usa conta su un milione di membri. Secondo le stime, infatti, in America ci sono 20 milioni di persone che praticano il self-help. In Italia ci sono 2700 clubs: si va da gruppi come ?Ritroviamo i colori? per persone depresse e per i loro familiari fino, appunto, a gruppi di salute mentale.
Davanti al fallimento della psichiatria tradizionale e alle deficienze istituzionali (l?annosa questione della chisura degli ospedali psichiatrici non è mai stata risolta), i gruppi del self- help continuano a crescere. Oggi come oggi si tratta per lo più di incontri informali che avvengono in una casa, una parrocchia, una scuola o, appunto, un ospedale. Il principio dell?auto-aiuto è semplice. Valorizzare le capacità e le risorse di chi è malato, piuttosto che concentrarsi sulla sue patologie. Un concetto già ampiamente applicato dalle cooperative sociali nate sull?onda della riforma psichiatrica, dove i ?matti? lavorano, mangiano, stanno in compagnia e imparano, fino a dove è possibile, a convivere con i propri disturbi.
Secondo i suoi fautori, il self-help psichiatrico sviluppa infatti il senso di appartenenza al gruppo, incoraggia a considerarsi pari, a condividere obbiettivi comuni, ad assumersi le proprie responsabilità. Invece di enfatizzare le malattia, si enfatizza la fiducia, e invece di usare conoscenze mediche specialistiche, si lavora sulle emozioni e i risultati sono concreti immediati. La parola d?ordine è adattare la terapia alla storia della persona e non viceversa.
E sono in molti a credere in questa salute alternativa, dall?associazione Entrata Libera, che a luglio ha organizzato una serie di attività nell?ex ospedale pschatrico Paolo Pini di Milano al fine di far conoscere il self-help, fino a due fondazioni, la Cecchini Pace di Milano e l?Andrea Devoto di Firenze che hanno organizzato corsi di formazione per operatori psichiatici capaci di condurre i gruppi.
Nei prossimi mesi verrà istituito anche un numero verde, gestito a turno dalle associazioni dei self-help, e un sito Internet. E il 10 ottobre prossimo, in occasione della giornata mondiale della salute mentale, a Milano si terrà il convegno ?Self-help e diritto di cittadinanza? (per informazioni rivolgersi a ?Città Sane?, via Silvio Pellico, tel. 02/8056622 oppure 02/ 62085341), il cui obbiettivo è costruire un network nazionale sull?esempio degli Stati Uniti dove l?auto-aiuto ha già trovato piena cittadinanza.
Il self help è qui
Fondazione Cecchini Pace
Milano, tel. 02/58310299
Fondazione Andrea Devoto
Firenze, tel. 055/676077
Associazione Riforma Psichiatrica
Bologna, tel. 051/523794
Lotta contro le malattie mentali
Torino, tel. 011/835264
Associazione San Giacomo
Verona, tel. 045/502533
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