Salute
Aipps e Fondazione Cannavò insieme per dire “Stop al Bullismo”
L’obiettivo è di valorizzare e rendere più presente nella società, attraverso un’introduzione capillare sul territorio, soprattutto in ambito scolastico, il concetto di benessere attraverso lo sport
La Fondazione Cannavò compie 10 anni e, a conferma del suo impegno istituzionale, volto a conciliare temi di grande impatto sociale con l’attività sportiva a vari livelli, apre il 2019 patrocinando il progetto “Welfare sportivo – Stop al bullismo”, che si propone di valorizzare e rendere più presente nella società, attraverso un’introduzione capillare sul territorio, soprattutto in ambito scolastico, proprio il concetto di benessere attraverso lo sport.
Elaborato dal dottor Giovanni Lodetti, maestro di scherma e già allievo e assistente di Cattedra di Carlo Ravasini, professore di Psicologia clinica della facoltà medica dell’Università Statale di Milano, e sviluppata per opera dell’Aipps, Associazione Internazionale di Psicologia e Psicoanalisi dello sport, il progetto prende avvio in questi giorni. «Cominceremo le attività in due scuole elementari della periferia del capoluogo lombardo», sottolinea Lodetti, «l’IC Calasanzio di Piazza Axum e l’IC Borsi di via Ojetti. Sono coinvolti i bambini del secondo ciclo delle primarie».
Applicare il welfare sportivo in questi istituti attraverso una serie di lezioni in aula e in palestra (dove è allestita una pedana e ai bambini vengono forniti gli strumenti per tirare di scherma) inseriti nell’ambito dell’orario scolastico non significa solo introdurre una disciplina sportiva, nella fattispecie la scherma, «ma finalizzare il suo insegnamento e la sua pratica non tanto all’aspetto didattico, agonistico o tecnico, quanto all’osservazione clinica dei piccoli praticanti», spiega Lodetti, «dall’analisi del loro modo di affrontare l’avversario, di comportarsi durante l’esecuzione del gesto tecnico, di reagire al confronto con l’avversità, gli esperti, sono in grado di individuare nei bambini comportamenti e attitudini che, se non opportunamente affrontati, potrebbero in seguito evolversi in comportamenti patologici o devianti, a cominciare dal diffuso fenomeno del bullismo, originato da una cattiva elaborazione dell’aggressività, ma controllabile se individuato quando si presenta ancora allo stato latente attraverso l’uso di strumenti clinici specifici e di setting centrati sull’aspetto dell’autonomia relazionale e funzionale». Per quesdto gli educatori sono guidati dallo stesso Lodetti e dalla dottoressa Alessandra Cova, psicologa e direttrice della segreteria scientifica dell’Aipss, .
Più in generale, il progetto “Welfare Sportivo – Stop al bullismo” «si propone anche di abbattere il disagio giovanile, specie in scuole che potremmo definire “di frontiera” e creare in questi contesti periferici una sempre crescente sensibilizzazione ai fattori di integrazione multietnica e interreligiosa attraverso i canoni educativi dello sport», conclude Lodetti.
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