Cultura

Aiom: calano i viaggi della speranza all’estero per tumori

Solo in Sicilia il calo risulta intorno al 40%

di Carmen Morrone

Sempre meno italiani vanno all’estero per curare il cancro. ”La nostra sensazione e’ che negli anni i ‘viaggi della speranza’ si siano notevolmente ridotti: tanto che anche i colleghi stranieri ci dicono di non vedere quasi piu’ pazienti italiani”.

Parola di Roberto Labianca, presidente dell’Associazione italiana di oncologia medica, che a sostegno del fenomeno cita anche i dati recenti, relativi ai ‘trasferimenti’ da Sud a Nord per curare i tumori. Viaggi ridotti e meno costosi, ma comunque in calo secondo una ricerca ‘targata’ Aiom.

Emblematici i numeri della Sicilia: i pazienti costretti ad andare oltralpe sono diminuiti di quasi il 40% dal 2000 al 2002. E come conseguenza di una maggiore fiducia nelle strutture e negli specialisti italiani, sono aumentate le ‘migrazioni’ verso i centri del Nord, ma anche verso altre Regioni centro-meridionali. Nella ricerca, condotta in quattro principali regioni del Sud (Campania, Puglia, Basilicata e Calabria) e nelle due isole, emerge che su circa 20.000 siciliani colpiti ogni anno da un tumore, i malati isolani ricoverati in oncologia medica in una struttura d’oltralpe sono passati da 1.351 nel ’92 a 425 del 2000 a 305 nel 2001 (30% in meno), per arrivare a quota 259 nel 2002, con un ulteriore calo del 10%. Ancora meno i pazienti con una neoplasia ematologica che emigrano per farsi curare nel resto d’Europa: 62 nel 2000, 4 in meno nel 2001, 37 nel 2002. Trend in calo anche per la chirurgia oncologica: nel 2000 sono stati 17 i siciliani ad aver scelto centri stranieri per farsi operare, 24 nel 2001, solo 11 lo scorso anno. Ma sono ancora tanti i pazienti ‘costretti’ a viaggiare verso altre regioni d’Italia per farsi curare: 1.148 nel 2000, 1.508 nel 2001 e 1.681 lo scorso anno. Stesso aumento per l’ematologia (361 nel 2000, 585 nel 2001, 577 nel 2002) e per la chirurgia oncologica (25 nel 2000, 51 nel 2001, 48 nel 2002)
”Dati confortanti rispetto al passato – commenta il professor Carmelo Iacono, oncologo dell’Ospedale di Ragusa – anche perche’ in questi anni il cancro e’ piu’ curabile ed e’ aumentata la credibilita’ delle strutture ‘di casa’. In effetti dove esistono centri con una diagnostica di elevata qualita’ e un trattamento multidisciplinare, l’esodo e’ molto contenuto e aumenta la fiducia negli operatori sanitari”. Ma, secondo la ricerca dell’Aiom, sempre piu’ pazienti meridionali scelgono i centri delle Regioni confinanti per farsi curare. Secondo gli esperti una buona fetta dei pazienti emigranti verso il Nord lo fa perche’ stimolata dai parenti che ci vivono e che, probabilmente, hanno pessimi ricordi della sanita’ meridionale. ”Viaggi inutili e un flusso di pazienti non piu’ necessario, perche’ – sottolinea l’esperto siciliano – le strutture in Regione ci sono”. In Basilicata, secondo l’indagine Aiom, nel 2000 ci sono stati complessivamente 33.126 ricoveri fuori regione. Di questi, 15.884 sono stati in Puglia, 4.817 in Campania e 2.885 nel Lazio. Solo al quarto posto la Lombardia, con 2.206 ricoveri di pazienti arrivati dalla Basilicata. Solo tre lucani hanno invece varcato i confini dellItalia. Di contro, la Basilicata ha ‘accolto’ 5.154 ricoveri dalla Campania; 2.421 dalla Calabria e 2.782 dalla Puglia, per un totale di 11.770 ricoveri da altre regioni. Piu’ marcata la ‘migrazione passiva’ dalla Sardegna verso il Centro-Nord. Sono stati 14.102 i ricoveri nel 2000 nel ‘Continente’. Di questi solo 1.887 in oncologia: 534 nelle strutture della Lombardia, 287 in quelle del Lazio, 192 in Liguria e 147 in Veneto. I ricoveri per cause oncologiche in mobilita’ passiva dalla Campania costituiscono il 15% del totale. Nel ’99, dalla Campania si sono registrati 13.303 ricoveri fuori regione per patologie oncologiche: 3.477 negli ospedali del Lazio; 2.758 in Lombardia; 1.476 in Puglia; 1.364 in Toscana e 1.169 in Emilia Romagna

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