Cultura
Aimee e i bimbi down Cos’è bello?
E' giusto oppure no scandalizzarsi di fronte alla vicenda di Aimee? Ecco il parere di Riccardo Bonacina
Aimee ha solo un difetto: le sue gambe terminano al ginocchio. Nata senza le fibule dei polpacci, a un anno di età le hanno amputato le gambe. Normalmente questa verrebbe definita una disgrazia, ma per Aimee, che oggi ha 23 anni, questa è stata piuttosto una condizione. Caparbia e combattiva, ha partecipato alle Olimpiadi di Atlanta per disabili del 1996. Era l?unica partecipante alle gare di atletica senza le due gambe, e ha vinto 100, 200 metri e salto in lungo. La scorsa settimana Aimee Mullins è tornata agli onori delle cronache perché lo stilista inglese Alexander McQueen l?ha scelta come modella per la sua sfilata londinese. Con protesi di legno appositamente preparate Aimee ha indossato gli abiti un po? folli del più provocatorio tra le grandi firme della moda. Centinaia di fotografi l?hanno immortalata. E il giorno dopo tutti i titoli dei giornali erano per lei e per il furbo McQueen. La reazione di scandalo è la più ovvia ed quella che ha accomunato quasi tutti i commentatori: così si sfrutta un handicap per fini commerciali. Analoghi pensieri erano balenati pochi giorni fa per la campagna di Oliviero Toscani per Benetton con i bambini down per protagonisti. Ma Benetton è grande inserzionista e i pensieri sono rimasti tali, senza diventar parole o inchiostro.
Ha ragione chi si scandalizza come Natalia Aspesi sulla prima pagina di ?La Repubblica?? A noi pare di no. Basta ragionare un po?. La storia di Aimee innanzitutto è la storia di una scommessa che lei in prima persona ha vinto. Ha avuto genitori intelligenti, che lei in ogni occasione ringrazia, che non l?hanno chiusa nel ghetto della pietà o della compassione ma l?hanno aiutata a vivere il suo handicap come una condizione tra le altre e non come una disgrazia. Il resto ce lo ha messo lei con il suo carattere e con l?orgoglio per la propria bellezza. Ha vinto la sua sfida in una corsa ad handicap. Oltrettutto la sua esperienza è un?iniezione di ottimismo per chi vive in una condizione simile alla sua. Insomma, a noi non è affatto dispiaciuto vedere Aimee sulle pagine dei giornali al posto delle solite Kate Moss o Claudia Schiffer, anzi. Come ci ha fatto piacere osservare i bimbi down di Toscani sorridere dall?alto dei cartelloni che dominano le nostre città. Sono immagini ed eventi che rendono familiare la diversità, persino nella percezione estetica. Natalia Aspesi, commentatrice laica e intelligente, avverte che fuori dalle fotografie e giù dalle passerelle ?la disabilità resta sgradevole e dolorosa e provoca imbarazzo e infelicità, la voglia di scappare davanti a persone per cui vorremmo tutta la felicità, l?aiuto, i diritti e la normalità possibile?, e qui ci pare che il quotidiano più laicista d?Italia dia la mano al più lacrimoso pietismo cattolico nel considerare chi è extranorma un «disgraziato». A noi Aimee e i bimbi down di Toscani hanno destato una piacevole sorpresa. Anche perché ci educano ad un?idea di normalità che ha dentro di sé miliardi di piccole o grandi differenze. A cominciare da Aimee, che è molto più bella della norma…
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