Salute
AIDS. Unicef: bambini muoiono perché il test arriva tardi
Lo rivela l'ultimo rapporto da quattro agenzie delle Nazioni Unite
di Redazione
«Ci sono ancora troppi bambini in Africa che muoiono perché un test dell’HIV non è arrivato in tempo. Bambini che nascono da donne contagiate da HIV/AIDS e che non ricevono diagnosi e cure tempestive alla nascita». A denunciarlo è l’Unicef.
I neonati sieropositivi a cui viene diagnosticato tempestivamente il virus e che iniziano le cure entro la dodicesima settimana di vita hanno il 75% in più di possibilità di sopravvivenza. Tuttavia, nel 2007 meno del 10% dei neonati nati da madri sieropositive ha effettuato il test prima dei due mesi di vita. Il rapporto sottolinea l’importanza della diffusione del test affinché i bambini possano essere sottoposti alle cure necessarie il prima possibile.
«Bisogna evitare che i bambini ricevano una diagnosi quando è ormai tardi e investire sulla prevenzione della trasmissione da madre a figlio» afferma il presidente di Unicef Italia Vincenzo Spadafora. «Non sapere di aver contratto l’HIV significa non poter iniziare la terapia in grado di rallentare il decorso dell’infezione e garantire una buona qualità di vita, mentre per le donne in gravidanza vuol dire non poter prendere tutte le misure necessarie per prevenire la trasmissione del virus ai propri figli».
Diagnosi precoce e cure tempestive possono migliorare significativamente le aspettative di vita dei neonati esposti al rischio di contagio da HIV, secondo il rapporto lanciato oggi da quattro agenzie delle Nazioni Unite. La pubblicazione, lanciata nella Giornata Mondiale contro l’AIDS e intitolata Bambini e AIDS: terzo rapporto di aggiornamento, è stata realizzata dall’UNICEF, dall’Organizzazione Mondiale per la Sanità (OMS), dal Programma congiunto delle Nazioni Unite sull’HIV/AIDS (UNAIDS) e dal Fondo delle Nazioni Unite per la popolazione (UNFPA).
Nell’ottobre del 2005 l’UNICEF e l’UNAIDS hanno lanciato la Campagna globale “Uniti per i bambini, Uniti contro l’AIDS”, che proseguirà fino al 2010, per informare e sensibilizzare l’opinione pubblica mondiale, per fare pressione sui governi e per raccogliere i fondi necessari a far sì che i bambini non siano più il volto invisibile dell’AIDS.
La Campagna in Italia
La Campagna “Uniti per i bambini, Uniti contro l’AIDS” in Italia sta facendo pressione sul governo per il puntuale adempimento degli obblighi internazionali in materia di HIV/AIDS e per l’assegnazione di maggiori risorse alla prevenzione e cura dell’AIDS pediatrico nei paesi in via di sviluppo; la Campagna chiede anche un maggior impegno per la ricerca e per garantire l’accesso ai farmaci, promuovendo la partecipazione degli adolescenti per sensibilizzarli e informarli sul problema dell’HIV e AIDS.
Per informare e sensibilizzare l’opinione pubblica italiana sull’impatto particolare che l’HIV-AIDS ha sull’infanzia, nell’aprile 2007 è stata lanciata un’iniziativa di raccolta firme su una petizione proposta dal Comitato italiano per l’UNICEF e condivisa dalle organizzazioni che aderiscono alla Campagna: Amnesty International – Sezione italiana, Anlaids, Archè, Cesvi, Cittadinanzattiva, Comunità di Sant’Egidio, Croce Rossa Italiana, LILA, Medici Senza Frontiere – Italia, Save the Children – Italia, Terre des Hommes – Italia.
La mobilitazione dell’opinione pubblica italiana ha permesso di registrare un importante successo: sono state raccolte oltre 330.000 firme per chiedere al Governo il rispetto degli impegni internazionali presi in materia di HIV e AIDS con un’attenzione particolare a quelli relativi all’infanzia.
In occasione della Giornata mondiale contro l’AIDS, l’UNICEF Italia lancia una campagna di comunicazione e raccolta fondi: il sito di Regali per la vita (www.regaliperlavita.it) si veste con i colori della “Campagna Uniti per i bambini, Uniti contro l’AIDS” per invitare i visitatori ad acquistare un kit di 10 test per l’HIV e garantire ad altrettante donne in gravidanza la possibilità di far nascere i propri bambini senza il virus.
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