Salute
AIDS. “Quella promessa fatta al G8”
L'Italia ha mancato di versare la sua quota al Fondo globale per la lotta all'Aids, alla Tbc e alla Malaria
di Redazione
«Il giorno 9 luglio 2009, in occasione del vertice del G8 de L’Aquila, il presidente del consiglio Silvio Berlusconi promise che entro il mese successivo l’Italia si sarebbe rimessa in pari con i versamenti al Fondo Globale per la lotta all’AIDS, alla Tubercolosi e alla Malaria. Agosto è ormai terminato e la promessa non è stata mantenuta». La lettera aperta è firmata da Marco De Ponte, segretario generale di Action Aid International. Ecco il resto.
«Inoltre, nel documento di programmazione economico-finanziaria (Dpef) approvato dal Consiglio dei Ministri lo scorso 15 luglio, non v’è traccia di questo finanziamento, né sono pervenuti segnali di rassicurazione che la quota dell’Italia per questo anno verrà saldata.
Viene da chiedersi come mai l’Italia non riesca ad essere regolare nei pagamenti: eppure fu proprio il nostro paese, e nello specifico un governo Berlusconi, a promuovere l’istituzione del Fondo al G8 di Genova del 2001. Ma già nel 2004 e nel 2006 il governo mancò di pagare le quote dovute. Nel 2007 Romano Prodi pagò 410 milioni di euro con cui vennero saldati arretrati e anticipata la quota del 2008. Tornato in carica il governo Berlusconi, i versamenti si sono nuovamente interrotti.
Ciò nonostante, l’Italia ha fatto della lotta alle pandemie AIDS, tubercolosi e malaria un settore importante della sua cooperazione, fino a diventare il terzo sostenitore finanziario del Fondo.
Grazie al contributo italiano pari a 790 milioni dal 2001 ad oggi, è stato possibile finanziare le cure per 153.000 persone sieropositive e 351.000 malati di tubercolosi, mentre sono state distribuite 5,3 milioni di zanzariere anti-malaria e si stima che siano 225,000 le vite umane salvate finora. Per questo motivo è fondamentale assicurare la prevedibilità del contributo italiano.
Il Fondo Globale è oggi al centro di un processo di valutazione degli effetti prodotti finora: una parte della società civile ritiene infatti che convogliare verso la cura di Hiv, tubercolosi e malaria così tanti fondi rischia di far passare in secondo piano la cura di altre patologie. Il dibattito è aperto ma non può far dimenticare al nostro paese di aver assunto un impegno a livello internazionale.
Impegno che va mantenuto per non perdere credibilità perché la politica si porta avanti con le azioni e non con gli annunci altisonanti di promesse che poi vengono disattese».
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