Salute
Aids: per Moroni sentenza giusta
Il direttore dell'Istituto malattie infettive dell'ospedale Sacco di Milano commenta la sentenza della Cassazione che ha accordato l'invalidità 'etica' a una malata di Aids
di Paolo Manzo
Una sentenza ”giusta” a tutela dei sieropositivi, ”una categoria di pazienti che, forse più di altri, hanno la vita scandita dall’assunzione cronica di farmaci e da continui controlli, e che troppo spesso sono ancora vittime dello stigma e del pregiudizio”.
Questo il commento del professor Mauro Moroni, direttore dell’Istituto malattie infettive dell’ospedale Sacco di Milano, alla sentenza della Cassazione che ha accordato l’invalidità ‘etica’ a una 35enne fiorentina con infezione da Hiv.
”Che ci siano implicazioni di ordine psicologico legate al solo fatto di essere sieropositivo è fuori di dubbio – dice Moroni all’Adnkronos Salute – perché, se è vero che oggi, grazie alle cure, le persone colpite da Hiv possono riconquistare una buona salute, un’attività lavorativa e una capacità di progettazione, resta comunque il fatto di essere portatori di un’infezione”.
Una condizione ”latente, ma potenzialmente severa, che viene controllata a patto di continui esami e assunzione di medicinali”. La vita dei sieropositivi, dunque, ”forse più che per ogni malato, è in qualche modo ‘sospesa’ tra ansia, attese e speranze”.
Senza contare ”le ricadute sulla sfera affettiva (infettività dei rapporti sessuali) e la consapevolezza di assumere farmaci con effetti collaterali ben riconoscibili, quindi il timore della discriminazione che a volte costringe i pazienti a una vita quasi ‘clandestina”’.
E contrariamente a chi ritiene che si tratti di una sentenza ‘ad personam’, valida per il singolo caso, Moroni pensa che invece ”sia valida in generale.
Certo – ammette – ci sono persone che reagiscono meglio e altre peggio alla ‘cattiva sorte’, ma queste conseguenze dell’Hiv valgono per tutti i sieropositivi”.
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