Salute
Aids: nuovo farmaco blocca resistenza virus
L'annuncio di Adriano Lazzarin, direttore della clinica di malattie infettive dell'Ospedale San Raffaele
di Paul Ricard
In attesa di trovare l’arma definitiva per combattere il virus dell’Aids (una strada che sembra ancora molta lunga), nuovi passi avanti vengono fatti per bloccare un’altra emergenza legata alla malattia. Quella della caduta di efficacia dei farmaci dopo un certo periodo, perché il virus muta, diventa sempre più resistente e la malattia ricomincia a progredire. Da recenti studi è infatti emerso che pazienti sottoposti da 3 anni ad un trattamento a base di lopinavir e ritonavir hanno finora bloccato questa mutazione del virus. E’ finora il periodo più lungo di resistenza di un farmaco all’Aids e senza effetti collaterali. Finora infatti dopo un certo periodo occorreva passare ad altre terapie, anche più volte. Le garanzie del farmaco sono comunque legate al fatto che il paziente sia alla sua prima esperienza farmacologica. ”La resistenza virale e’ una delle maggiori cause di fallimento terapeutico nei pazienti con Hiv – ha detto Adriano Lazzarin, direttore della clinica di malattie infettive dell’Ospedale San Raffaele, presentando a Milano alcuni dati sulle ultime ricerche – L’obiettivo non è solo quello di curare bene, ma anche ridurre le dosi di farmaci che il malato deve assumere per lunghissimi periodi”. Come ha ricordato il professor Mauro Moroni, direttore dell’Istituto di malattie Infettive dell’Università di Milano presso l’ospedale Sacco, in Italia il primo caso di Aids venne diagnosticato 20 anni fa, nel 1982. Ora in Italia si calcola ci siano tra gli 80.000 e i 110.000 malati (25.000 potrebbero essere invece quelli che sono contagiati, ma non lo sanno). Ogni anno si registrano 3500/4000 casi nuovi. La modalità di trasmissione prevalente e’ ancora quella legata alla tossicodipendenza (62,3% dei casi totali), ma si è anche registrato un aumento dicasi attribuibili alla trasmissione sia omo che eterosessuale. L’Aids pediatrico e” in diminuzione dal 1997 probabilmente grazie all’applicazione di misure di prevenzione dal contagio in utero. Da sottolineare inoltre, è stato spiegato, che la diminuzione del ’96 di morti per Aids non va attribuita al calo di infezioni, ma all’effetto di terapie antiretrovirali che hanno rallentato, e in molti casi arrestato, la progressione del danno immunologico. Ancora lontanissima, invece, una soluzione per quello che gli operatori chiamano ‘la tragedia Africa’, mentre anche in Asia il contagio comincia ad assumere aspetti preoccupanti. ”Purtroppo – ha detto Moroni – in Africa esiste una tragedia sanità che l’Aids ha contribuito a mettere in luce e che non si risolve con i farmaci. Anzi potrebbe essere addirittura un azzardo inaccettabile, visto la carenze di strutture e le possibilità di controllo sulle terapie: il rischio è quello di creare ceppi di virus ancora più resistenti”.
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