Salute

Aids, malate anche le prostitute “immuni”

Prima infetta tra le donne all'attenzione degli scienziati perche' nonostante l'esposizione al virus in rapporti sessuali a rischio rimanevano "protette"

di Gabriella Meroni

Il virus dell’Hiv ha fatto la prima ‘comparsa’ nel gruppo di prostitute keniane che aveva suscitato l’attenzione degli scienziati perche’, nonostante l’esposizione al virus in rapporti sessuali a rischio, rimanevano “protette” e sieronegative. Lo riferiscono ricercatori keniani e britannici sulle pagine del Journal of Clinical Investigation, ricordando che “in questo gruppo di prostitute di Nairobi naturalmente ‘resistenti’ al virus era stata osservata una forte risposta immunitaria citotossica contro l’Hiv, e cio’ aveva contribuito a dimostrare l’importanza dell’immunita’ cellulare contro il virus”. Un’informazione, questa, interessante soprattutto negli studi sui vaccini e l’immunoterapia. L’equipe di Rupert Kaul dell’Universita’ di Nairobi ha registrato una sieroconversione tardiva in 11 delle 114 prostitute studiate, pari al 9,6% del gruppo. Ma la comparsa di questa infezione – secondo i ricercatori – non sembra legata ad una perdita della risposta immunitaria cellulare, bensi’ al fatto che in alcune di queste donne il virus avrebbe sviluppato delle mutazioni di resistenza alla risposta immunitaria citotossica. I ricercatori hanno inoltre evidenziato un aspetto comune a questi casi di sieroconversione: il fatto che nell’anno precedente ad essa l’attivita’ delle prostitute si era ridotta, e di conseguenza era diminuito il loro ‘contatto’ con il virus e l’esposizione agli antigeni dell’Hiv. Questi risultati – secondo gli specialisti – potrebbero avere risvolti importanti, soprattutto nella messa a punto di vaccini preventivi. ”Infatti – spiegano – le attuali strategie di ricerca su un vaccino profilattico puntano proprio sulla stimolazione di una risposta immunitaria citotossica. I risultati keniani mostrano che anche quando questa risposta si e’ sviluppata, essa non e’ sempre definitiva, ma necessiterebbe di richiami regolari in modo da non fare ‘addormentare’ il sistema immunitario”.


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