Salute

Aids, cure negate ai poveri.

Terapie efficaci disponibili soltanto nei Paesi industrializzati. Tra i meno abbienti il maggior numero di vittime e di nuovi infetti.

di Luciana Manari

Nuovo allarme sul fronte della diffusione e delle possibilità di cura dell?Aids. Solo una persona su 10 colpita dal virus Hiv in tutto il mondo può curarsi con i farmaci che contrastano efficacemente la malattia. È ancora più preoccupante la notizia, secondo le anticipazioni su quanto si discuterà a Roma durante il congresso organizzato dall?International Aids Society (Ias), dal titolo ?The Rome State of the art conference in treatment of Hiv infection?, che si svolgerà dal 13 al 15 settembre, per cui questi preparati farmaceutici sono disponibili solo nei Paesi industrializzati e rimangono una chimera per quelli in via di sviluppo, dove si concentra più del 90% delle nuove infezioni. Ogni minuto sul nostro pianeta, si verificano 10 nuove infezioni, 14.400 al giorno, di cui circa 7000 nella fascia compresa fra i 10 e i 24 anni. In Italia, l?infezione colpisce una persona ogni due ore. Secondo una ricerca statunitense, poi, la crescita dell?infezione non è solo prerogativa tra i poveri del mondo ma anche nelle fasce sociali più deboli ed emarginate: minoranze, prostitute, omosessuali. La mortalità per Aids negli Usa ha rallentato ancora nel 1998, ma le percentuali non hanno subito i crolli degli anni precedenti, dal 1995 al ?97, cioè subito dopo l?introduzione della terapia combinata. Secondo questi dati, presentati dal ministero della Sanità lunedì 30 agosto ad Atlanta, la percentuale di nuovi casi di Aids non diminuisce più ma si è invece stabilizzata. E sarebbero circa 40 mila gli americani che si infettano ogni anno. Le morti di Aids sono calate del 42 % dal 1996 al ?97, ma solo del 20 % dal ?97 al ?98, sebbene i decessi siano molti di meno rispetto agli anni Ottanta, quando la mortalità raggiunse il suo picco. Il fatto che tale diminuzione abbia subito un rallentamento notevole significa che occorre moltiplicare gli sforzi sul fronte della prevenzione. Anche perché, i più recenti esami ematici non hanno fornito nuove informazioni sull?infezione. Nuovi studi hanno mostrato inoltre che il maggior numero di sieropositivi si è avuto in soggetti che già avevano già contratto altre malattie a trasmissione sessuale. «In questo periodo in cui le terapie sono più efficaci, la gente sta abbassando la guardia sulla prevenzione», ha avvertito la dottoressa Helene Gayle ad Atlanta. «Intanto si cerca di capire perché le morti abbiano smesso di diminuire. È vero che molte persone malate si stanno già curando con la terapia combinata e reagiscono bene. Ma molti malati non ce la fanno ad assumere la gran quantità di pastiglie prescritte ogni giorno. E inoltre, ormai è chiaro che si stanno sviluppando alcuni tipi di Hiv resistenti ai cocktail di farmaci». Ma vediamo i dati scorporandoli per gruppi diversi. Le morti dei maschi bianchi hanno subito il calo più vistoso: meno 83% per cento; tra le donne nere, invece, meno 75%. Perché? Due nuovi studi hanno dimostrato che la maggior pratica bisessuale dei maschi neri ha infettato le donne nere, dal momento che gli uomini bisessuali vengono infettati da altri uomini e poi trasmettono il virus alle loro compagne. Il campione era formato da 7000 uomini intervistati in locali per gay a New York: di questi, il 20% dei neri ha dichiarato di aver avuto rapporti sessuali sia con uomini sia con donne, contro il 12 degli ispanici e il 4 dei bianchi. Eppure i neri rappresentano solo il 13% dei cittadini americani. Ma erano neri il 49% dei morti per Aids nel ?98 e il 48% dei nuovi malati in quello stesso anno. Anche tra i giovani, i neri sono il gruppo più a rischio (14% di malati), seguiti dai meticci (13%) e dagli ispanici (7%). L?incidenza del virus inoltre aumenta con l?età, passando dal 2% tra gli adolescenti al 4% dei giovani tra i 20 e i 29 anni. Tra loro, i più emarginati e poveri della ricca America, l?Aids miete molte più vittime che tra i ?ricchi? bianchi.


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