Salute

AIDS. Cisp, È legato alla povertà

Le iniziative in Kenya del Cisp-Sviluppo dei popoli

di Maurizio Regosa

<!– /* Style Definitions */ p.MsoNormal, li.MsoNormal, div.MsoNormal {mso-style-parent:””; margin:0cm; margin-bottom:.0001pt; mso-pagination:widow-orphan; font-size:12.0pt; font-family:”Times New Roman”; mso-fareast-font-family:”Times New Roman”;} p.MsoBodyText, li.MsoBodyText, div.MsoBodyText {mso-margin-top-alt:auto; margin-right:0cm; mso-margin-bottom-alt:auto; margin-left:0cm; mso-pagination:widow-orphan; font-size:12.0pt; font-family:”Times New Roman”; mso-fareast-font-family:”Times New Roman”;} @page Section1 {size:612.0pt 792.0pt; margin:70.85pt 2.0cm 2.0cm 2.0cm; mso-header-margin:36.0pt; mso-footer-margin:36.0pt; mso-paper-source:0;} div.Section1 {page:Section1;} –> Non ci sono solo il mare e le spiagge dorate a Malindi in Kenya. Dietro il volto spensierato e rilassato che si offre ai turisti, si cela una realtà ben più pesante: quella dell’aids e in particolare dei bambini che rimangono senza genitori perchè uccisi da questa malattia. Sono nel distretto di Malindi sono 16.000 gli orfani dell’aids, cioè quei minori al di sotto dei 15 anni che hanno perso la madre perchè malata di aids. Un peso per famiglia e comunità, ma anche una popolazione a rischio di sfruttamento e abusi sessuali e quindi di infezioni da hiv. Per loro, come per tutti quegli altri bambini e ragazzi che si trovano in condizioni di debolezza e mancanza di tutela, il Cisp-Sviluppo dei popoli sta lavorando in Kenya, Malawi e altri paesi africani. Ed è di loro che vuole parlare oggi in occasione della Giornata Mondiale dell’Aids.

«C’è una precisa relazione tra la diffusione dell’Aids e la povertà, che assume le caratteristiche di un vero e proprio circolo vizioso» – spiega Paolo Dieci, direttore del Cisp – «Per questo motivo la lotta a quest’epidemia globale, che va fatta sicuramente garantendo l’accesso ai farmaci a fasce della popolazione sempre più ampie, non può prescindere anche da politiche e azioni volte ad eliminare le condizioni di povertà e disagio che sono causa e conseguenza di questa malattia».

Il Kenya e il distretto di Malindi rappresentano senz’altro una delle zone più povere e a rischio da questo punto di vista. La prevalenza di Hiv/Aids nel distretto è del 9%, contro un 7% a livello nazionale (fonte UnAids 2005), con un numero stimato di persone infette pari a 33.200. Più del 75% dei casi di Aids riguarda adulti di età compresa tra i 20 e i 45 anni. Le donne siero-positive nelle fasce di età tra i 15-19 anni e tra i 20-24 anni sono quasi il doppio dei maschi siero-positivi  negli stessi gruppi di età.   Circa il 10% dei casi riportati di Aids occorrono in bambini sotto i 5 anni di etaà molti di questi casi sono dovuti alla trasmissione verticale del virus tra madre-bambino. Il 30-40% dei bambini nati da madri Hiv positive risultano infetti. Il Cisp ha tenuto dei corsi brevi di quattro giorni a diversi gruppi della popolazione, per insegnargli i principi di gestione di un’attività commerciale e per la gestione degli orfani e dell’aids. Dopo di che ogni gruppo ha individuato un’attività commerciale in cui impegnarsi, come piccolo artigianato, allevamento e vendita di pollame, allevamento e vendita di capre, attività di sartoria, vendita al piccolo dettaglio, avvio di un piccolo mulino per la macinazione del mais e di altri cereali, avvio di attivita’ agricola, etc.. Questi i risultati dopo meno di un anno di lavoro: 19 gruppi su 20 hanno avviato almeno un’attività generatrice di reddito; 6 gruppi sono riusciti ad avviare più di una micro-attività economica con le entrate generate dalla prima attività supportata dal Cisp;  314 orfani e 125 persone affette/infette da Hiv ricevono regolare, seppur minimo, supporto grazie all’avvio delle attività generatrici di reddito;  l’80% delle attività micro-economiche è in grado di generare regolarmente un reddito, anche se nella maggior parte dei casi si tratta ancora di redditi mensili medio-bassi; il 45% dei gruppi, a sei mesi di avvio dell’attività, genera un profitto mensile (al netto delle spese per il supporto agli orfani e ai malati di AIDS e di tutte le altre spese di gestione dell’attività) che va dai 55 ai 150 euro;  il 65% dei gruppi tiene una regolare e corretta contabilità.

«È vero che l’Hiv nei paesi più colpiti» – prosegue Paolo Dieci – «non riguarda solo gli strati più poveri della popolazione, ma è altrettanto vero che questi ultimi rimangono comunque i più esposti a causa della loro vulnerabilità sociale ed economica. Fattori che rendono particolarmente problematico ipotizzare una riduzione della loro esposizione al contagio». Due secondo il Cisp le aree di vulnerabilità: una rappresentata dai fattori che contribuiscono alla scarsa capacità di generazione del reddito, come il doversi privare della terra e altre risorse produttive nei nuclei familiari vittime della malattia, e l’altra da elementi che contribuiscono al sedimentarsi di sfavorevoli ambienti socio-economici, quali la carenza di infrastrutture e lo scarso accesso a servizi sanitari ed educativi. «La lotta alla povertà e al sottosviluppo» – conclude Paolo Dieci – «può essere vinta solo mettendo in campo politiche e scelte coerenti e coraggiose, anche in altri settori, come quello dell’economia, degli scambi commerciali, la tutela dell’ambiente e le relazioni internazionali. Al tempo stesso è necessario inserire componenti trasversali di sensibilizzazione per la prevenzione dell’aids in tutti i progetti di sviluppo comunitario».

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