Salute

Aids, allarme Unicef: nell’Est Europa è epidemia

Afine 2001 già un milione di contagiati, l'80% sotto i 29 anni. Tra le cause la diffusione massiccia di droghe iniettabili e il crescente numero di persone coinvolte nell’industria del sesso

di Redazione

In alcune parti dell’Europa centrale e orientale, della Comunità di Stati indipendenti e dei paesi del Baltico l’HIV/AIDS si sta diffondendo ad un ritmo più rapido che in qualunque altra regione del mondo, afferma l’UNICEF in un nuovo rapporto, dal titolo The Social Monitor [L’osservatore sociale].

Il rapporto, che analizza il livello di benessere dei bambini e dei giovani della regione, individua nell’HIV/AIDS la principale minaccia per la loro salute, data la sua diffusione praticamente incontrollata in tutti gli strati della popolazione di diversi paesi.
“Le implicazioni per la crescita economica e per la stabilità sociale della regione, che dipendono così tanto dai giovani, sono allarmanti,” ha detto Carol Bellamy, Direttore generale dell’UNICEF. “In questa regione, l’HIV/AIDS colpisce soprattutto i giovani, tra i quali si riscontra la maggioranza dei nuovi contagi. Il basso livello di informazione e di sensibilizzazione che essi hanno rispetto all’HIV/AIDS, insieme all’aumento dei comportamenti a rischio, preannuncia una catastrofe. Appare chiaro che la gravità della situazione è stata sottovalutata e che si è perduto del tempo prezioso. Senza un intervento immediato e radicale, sarà possibile fare ben poco per arrestare la diffusione dell’epidemia.

Proprio ieri, tra l’altro, l’Unicef ha inaugurato un importante strumento d’informazione: il sito web dell’UNICEF sull’Europa centrale e orientale, sulla Comunità di Stati indipendenti e sui paesi del Baltico, contenente informazioni su ogni paese della regione e un quadro generale della situazione complessiva, dei programmi dell’UNICEF, le ultime statistiche e una serie di articoli a tema. L’indirizzo web è: www.unicef.org/programme/highlights/cee

Nella CSI, quasi l’80 per cento dei nuovi casi rilevati tra il 1997 e il 2000 ha interessato giovani al di sotto dei 29 anni d’età. Il rapporto sottolinea che in Estonia il 38 per cento dei nuovi contagi avviene nella fascia d’età tra i 15 e i 19 anni, e il 90 per cento sono persone che hanno meno di 30 anni.

Il rapporto, realizzato dal Centro di Ricerca Innocenti dell’UNICEF, di Firenze, individua le principali cause della rapida diffusione della epidemia: in particolare, in alcuni paesi l’aumento del consumo di stupefacenti, soprattutto quelli iniettabili; l’abbassamento dell’età alla quale i giovani hanno i primi rapporti sessuali; il crescente numero di persone coinvolte nell?industria del sesso.

Si stima che a fine 2001 il numero di persone affette da HIV/AIDS nella regione fosse intorno al milione, rispetto alle 420.000 del 1998. Tra il 1998 e il 2001, i nuovi casi registrati sono più che quintuplicati. Due paesi, la Russia e l’Ucraina, hanno il 90 per cento dei casi stimati nella regione, ma l’Estonia detiene attualmente il più alto tasso di nuovi contagi, con oltre una persona su mille nel 2001, quasi 20 volte al di sopra del tasso medio dell’Unione europea. L’HIV si sta diffondendo rapidamente anche in Lettonia e in Kazakistan, ed il numero di casi sta di nuovo aumentando in Ucraina e Moldavia.
La maggioranza dei contagi della regione si verifica tra coloro che si iniettano sostanze stupefacenti, ma, come rivela il rapporto, è in aumento la trasmissione per via sessuale in paesi come la Bielorussia, e l’Ucraina, i primi della regione nei quali l’HIV è apparso. Nel 1996 in Bielorussia, alla trasmissione per via sessuale veniva attribuito l’8 per cento dei nuovi casi, ma entro la prima metà del 2001 la proporzione aveva raggiunto il 32 per cento.
L’elevata prevalenza di altre infezioni trasmesse per via sessuale, come la sifilide e la gonorrea, indica che le condizioni sono favorevoli per un’ulteriore diffusione dell’HIV. Anche l’elevata diffusione del contagio tra le donne, che fanno minore uso di stupefacenti iniettabili, è un segnale dell’aumento della trasmissione per via sessuale. Tra il 1997 ed il 2000 le donne sono il 25 per cento dei casi ufficialmente registrati nei paesi della CSI.

Intanto, afferma il rapporto, la sensibilizzazione sulla prevenzione dell’HIV rimane molto inferiore rispetto all’Europa occidentale, anche nei paesi più gravemente colpiti. Anche se da un sondaggio di opinione dell’UNICEF è emerso che gli adolescenti della regione considerano il preservativo come il principale metodo di prevenzione, il suo uso consapevole è notevolmente inferiore rispetto ai paesi dell’Europa occidentale. In Bielorussia, Ucraina o Lettonia, meno del 70 per cento degli adolescenti conosce l?uso del preservativo come strumento di prevenzione, rispetto al 97 per cento della Francia e all’87 per cento della Germania. Laddove è bassa la conoscenza della funzione preventiva del preservativo, è bassa anche la consapevolezza delle altre forme di protezione, come l’astinenza sessuale oppure la rinuncia ad iniettarsi stupefacenti.
“Assistiamo alla diffusione dell’HIV/AIDS in tutti gli strati della popolazione dei paesi che sono stati raggiunti per primi dall’epidemia. Temiamo di vedere lo stesso sviluppo in altri paesi nel prossimo futuro,” ha detto Bellamy. “Sono necessari interventi urgenti, sulla base del valido lavoro già realizzato.”

Secondo il Social Monitor, le strategie nazionali di lotta all’HIV in alcuni dei paesi più gravemente colpiti, come la Russia, la Bielorussia e l’Ucraina, non hanno ottenuto risultati sufficienti. Tuttavia in questi paesi alcuni progetti su scala ridotta stanno modificando i comportamenti degli appartenenti ai gruppi maggiormente a rischio e l’atteggiamento nei confronti dei sieropositivi, e potrebbero costituire modelli validi per interventi futuri. Le iniziative di maggiore successo sono quelle concepite in base alle esigenze dei soggetti a rischio e gestite in collaborazione con loro. Il rapporto segnala anche paesi quali la Polonia, la Lituania e il Kirghizistan, che hanno tempestivamente messo in atto misure contro l’HIV/AIDS.
Sulla base di queste esperienze, il rapporto segnala alcune strategie attraverso le quali un intervento immediato con politiche adeguate potrebbe frenare la diffusione dell’epidemia:

Informare, ma soprattutto coinvolgere i giovani in campagne di sensibilizzazione e in azioni di educazione alle differenze di genere per aumentare la consapevolezza dei rischi dell’HIV e la prevenzione;
Attuare dei programmi educative nelle scuole per favorire una più aperta discussione sui rischi dell’HIV;
Richiamare l’attenzione sulle problematiche legate alle differenze di genere e sviluppare politiche mirate che raggiungano anche gli ambienti più svantaggiati;
Creare servizi sanitari e consultori accessibili e rispondenti alle esigenze dei giovani;
Dotarsi di sistemi efficaci di monitoraggio dell’epidemia;
Favorire comportamenti meno discriminatori nei confronti dei sieropositivi e dei soggetti a rischio.

“La regione dell’Europa centrale e orientale, della Comunità di Stati indipendenti e dei paesi del Baltico* possiede notevoli punti di forza per lottare contro l’HIV/AIDS,” ha detto Bellamy. “Vi sono progetti che garantiscono risultati positivi, una diffusa rete di servizi sanitari e una popolazione consapevole e istruita. Questi aspetti positivi possono essere una buona base su cui costruire, unitamente agli impegni, annunciati solo cinque mesi fa dai leader mondiali nella Sessione speciale sull’infanzia delle Nazioni Unite. I capi di Stato e di governo si sono impegnanti a dare il loro sostegno alla lotta contro l’HIV/AIDS, che deve essere vinta se vogliamo costruire un mondo a misura di bambini, un mondo fondato sul rispetto dei diritti di ogni bambino e di ogni giovane.”
Il Social Monitor mette inoltre in risalto le recenti tendenze economiche e demografiche della regione, caratterizzata da economie in crescita e riduzione del numero di bambini, fattori che offrono l’opportunità di investire sull’istruzione e di affrontare il problema della povertà, della istituzionalizzazione e della emarginazione sociale dei minori, oltre che dell’HIV/AIDS.

Ecco una sintesi del rapporto:

HIV/AIDS
In alcune parti della regione in transizione (Europa centrale ed orientale, Comunità di Stati Indipendenti, Paesi del Baltico) l’HIV/AIDS si diffonde ad un ritmo più rapido che in qualunque altra zona del mondo. Si stima che in questa area le persone contagiate dal virus siano un milione, e tra il 1998 e il 2001 i nuovi casi sono più che quintuplicati. Circa il 90 per cento dei casi di HIV è concentrato in Russia e Ucraina, ma il paese con il più alto tasso di nuovi contagi è l’Estonia. Le politiche di lotta al virus nei paesi più gravemente colpiti non producono risultati soddisfacenti e, senza un cambiamento radicale, sarà possibile fare ben poco per arrestare l’epidemia.

Nella regione, l’HIV/AIDS colpisce soprattutto i giovani, tra i quali si riscontra la maggioranza dei nuovi contagi. Nella Comunità di Stati Indipendenti, quasi l’80 per cento dei nuovi casi rilevati tra il 1997 e il 2000 ha colpito giovani al di sotto dei 29 anni di età. In Estonia, il 38 per cento dei nuovi contagi avviene nella fascia di età tra i 15 e i 19 anni, e il 90 per cento sono persone al di sotto dei 30 anni.
Secondo i dati ufficiali, nel 2001 in Estonia è stata contagiata più di una persona su mille, quasi 20 volte al di sopra del tasso medio dell’Unione europea nel 2000, mentre la Russia è stato il secondo paese della regione per incidenza di nuovi contagi, con un tasso di 12 volte superiore rispetto alla media UE. L’HIV è attualmente in rapida diffusione anche in Lettonia e Kazakistan, e l’incidenza è tornata a salire in Ucraina e Moldavia. Anche se i dati ufficiali indicano una limitata crescita dell’HIV/AIDS in Europa centrale e sudorientale, non si possono trarre conclusioni confortanti. Da recenti indagini nella Repubblica Federale di Jugoslavia è emerso, per esempio, che l’HIV/AIDS è molto diffuso tra i consumatori di stupefacenti iniettabili.

Diverse sono le cause di diffusione del virus: aumento del consumo di stupefacenti; abbassamento dell’età in cui i giovani iniziano l’attività sessuale; aumento del numero di persone coinvolte nell?industria del sesso. Sono fenomeni spesso collegati alla disagio sociale e allo stress. L’uso di stupefacenti iniettabili rimane il fattore principale nella maggioranza dei nuovi casi, ma vi sono indicazioni di un aumento dei contagi per via sessuale provocato dai comportamenti a rischio e dal basso livello di sensibilizzazione.

Nel 1996 in Bielorussia, alla trasmissione per via sessuale veniva attribuito l’8 per cento dei nuovi casi, percentuale che all’inizio del 2001 era salita al 32 per cento. Sono aumentate le donne contagiate dal virus, nonostante che tra di loro sia meno diffuso l’uso di stupefacenti. In Ucraina si stima che le donne siano state il 38 per cento dei nuovi casi del 2001.

Pochi paesi hanno efficaci sistemi di monitoraggio dell’epidemia, e la maggior parte non dispone delle informazioni dettagliate necessarie per intraprendere azioni efficaci. La stigmatizzazione e la discriminazione continuano a vanificare le iniziative in atto.

La sensibilizzazione alla prevenzione dell’HIV è inferiore rispetto all’Europa occidentale, anche nei paesi più gravemente colpiti. Da un sondaggio di opinione dell’UNICEF è emerso che gli adolescenti considerano il preservativo come il principale metodo di prevenzione. Ma l’uso consapevole del preservativo è notevolmente inferiore rispetto ai paesi dell’Europa occidentale. Meno del 70 per cento in Bielorussia, Ucraina o Lettonia è a conoscenza della sua funzione protettiva, rispetto al 97 per cento della Francia o all’87 per cento della Germania.

I soggetti a rischio si rivolgono più facilmente a servizi che siano gestiti con la loro partecipazione, offrano riservatezza, efficacia, accessibilità economica, vasta gamma di prestazioni e personale in grado di mettersi in relazione con loro.

Paesi attivi: la Lituania, che nel 1995 ha lanciato un piano d’azione nazionale, è riuscita a mantenere basso il tasso di contagio. Il Kirghizistan è intervenuto tempestivamente con una revisione della legislazione, l’introduzione di trattamenti ospedalieri gratuiti e programmi di scambio delle siringhe, coinvolgendo anche i lavoratori coinvolti nel mercato del sesso e i tassisti nelle iniziative di diffusione di informazioni sulla prevenzione dell’HIV/AIDS.

Esperienze positive: gli oltre 40 programmi con il cambio delle siringhe in Russia. A Svetlogorsk, in Bielorussia questo servizio è nato dall’iniziativa di una comunità locale. Un progetto simile è stato promosso anche in Ucraina, con un servizio di consultori ambulanti. I progetti concepiti e messi in atto con la partecipazione dei tossicodipendenti hanno prodotto, nonostante le limitate risorse, un’accoglienza più positiva rispetto alle misure di prevenzione.

Servono politiche per incrementare il livello di consapevolezza, puntando sulla partecipazione oltre che sull’informazione, per richiamare l’attenzione sulle problematiche legate alle differenze di genere, per creare servizi sanitari e consultori accessibili e rispondenti alle esigenze dei giovani, per creare sistemi efficaci di monitoraggio dell’epidemia e per favorire comportamenti meno discriminatori nei confronti dei sieropositivi e degli appartenenti ai gruppi a rischio.

La regione può contare su alcuni punti di forza: vi sono progetti che garantiscono risultati, estesi servizi di assistenza sanitaria, una popolazione istruita; inoltre, una grande maggioranza degli adolescenti frequenta la scuola, dove è possibile raggiungere tanti giovani con iniziative di educazione preventiva, affiancate da azioni di educazione legate alle differenze di genere.

QUALITÀ DELL’ISTRUZIONE
Dalle recenti indagini risulta che i paesi più ricchi dell’Europa centrale, la Russia e i paesi del Baltico hanno mantenuto un alto livello nell’insegnamento della matematica e delle scienze, anche se in Romania, nell’ex Repubblica iugoslava di Macedonia e in Moldova la qualità dell’insegnamento è scesa a livelli preoccupanti. In generale, gli adolescenti della regione sono meno in grado di sfruttare le loro conoscenze rispetto a quelli dell’Europa occidentale. Continuano a prevalere il nozionismo e l’apprendimento meccanico.

Invece, nelle parti più povere della regione il sistema scolastico è in crisi. Per esempio, in Tagikistan la scuola soffre di una fuga di insegnanti qualificati, della distruzione degli edifici scolastici durante la recente guerra civile e di una grave mancanza di libri di testo. In Uzbekistan, nei tre quarti delle scuole rurali mancano servizi igienici funzionanti e gli insegnanti percepiscono un salario equivalente a 6 USD al mese. In Moldova, un quarto delle scuole necessita di ristrutturazioni e riparazioni.

La situazione sarebbe ancora peggiore senza l’impegno dei genitori e degli studenti. Rispetto a quelli dei paesi dell’UE, i genitori partecipano maggiormente alla vita scolastica e aiutano di più i bambini nei compiti a casa. I responsabili politici dovrebbero sostenere questi sforzi dando priorità all’istruzione come antidoto alla povertà, all’ignoranza e alla malattia. Il rapporto invoca una graduale riforma degli esami e dei metodi di insegnamento, insieme a un netto aumento della spesa per l’istruzione. L’istruzione nei paesi più poveri necessita anche di rilevanti nuovi investimenti, anche se migliorando l’efficienza si renderebbero disponibili molte risorse. Esistono grandi opportunità: economie in crescita, riduzione del numero di bambini sul totale della popolazione e grande disponibilità di “capitale culturale” (il 90 per cento degli studenti russi afferma di avere in casa opere di letteratura classica, rispetto a meno del 60 per cento nell’UE).

ALTRI TEMI TRATTATI DAL RAPPORTO SOCIAL MONITOR:

– Aumento del reddito nazionale in quasi tutti i paesi tra il 1998 e il 2001. La regione gode di una stabilità economica senza precedenti e la recente crisi economica ha avuto effetti limitati. Alcuni fattori potrebbero portare dei miglioramenti alle famiglie.

– Ma tra i segnali di crisi troviamo la diffusione dell’epidemia di HIV/AIDS, oltre alla persistenza della povertà minorile, della istituzionalizzazione dei bambini e alle pessime condizioni del sistema scolastico.

– Una crescente crisi del debito. Il Kirghizistan e il Tagikistan sono gravemente indebitati, con oltre un terzo delle entrate del governo assorbite dal servizio del debito nel 2000. Anche l’Armenia, la Georgia e la Moldova potrebbero dover affrontare una crisi simile nel prossimo futuro.

– La mortalità è di nuovo in aumento in Russia. Nel 2000 i tassi di mortalità nella fascia di età tra 20 e 24 anni sono stati superiori a quelli degli altri paesi della regione, ed hanno raggiunto il livello più alto dal 1989. Inoltre, l’aspettativa di vita maschile è di circa 59 anni: inferiore a quella dell’India.

– La Romania ha ridotto il numero di bambini istituzionalizzati aumentando gli affidamenti a partire dal 1998, un risultato positivo delle riforme in favore della protezione dei bambini.

– Il numero di giovani arrestati e condannati per un reato è aumentato. In Ucraina, un quarto dei giovani tra i 14 e i 17 anni di età arrestati nel 2000 ha ricevuto pene detentive. Di questi, i tre quarti sono stati condannati a più di due anni di detenzione.

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