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Aics: a breve la nomina del nuovo direttore
Rimangono quindi poco meno di due settimane per potersi proporre alla direzione generale dell’Agenzia. La valutazione dei candidati dovrebbe avvenire nel mese di maggio e a giugno Aics potrebbe già avere il suo nuovo direttore
di Nino Sergi
L’Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo (Aics) potrebbe avere il nuovo direttore o la nuova direttrice all’inizio di giugno, dopo la valutazione dei candidati. Molti i compiti che l’attendono per attuare, con iniziative e partenariati concreti, le politiche di cooperazione allo sviluppo dell’Italia. Piena trasparenza, autonomia, qualità e autorevolezza devono essere le caratteristiche della commissione giudicatrice che valuterà le candidature nel mese di maggio e proporrà al nuovo ministro una ristretta rosa di candidati altamente qualificati.
Ancora due settimane per l'invio delle domande
Coloro che intendano candidarsi devono presentare la domanda entro le ore 12 del 4 maggio 2018. Così stabilisce l’avviso pubblico del ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale (Maeci). Rimangono quindi poco meno di due settimane per potersi proporre alla direzione generale dell’Agenzia. Si tratta di un compito di grande rilevanza che richiede significative capacità manageriali, gestionali e di relazioni umane; conoscenza della materia e del relativo dibattito internazionale; concreta esperienza acquisita nella cooperazione allo sviluppo, negli interventi umanitari e nei relativi contesti spesso molto complessi; visione politica; capacità di dialogo e di collaborazione con le autorità e comunità dei paesi partner, le amministrazioni e i soggetti italiani coinvolti, le agenzie e istituzioni europee e internazionali della cooperazione; conoscenza delle problematiche giuridico-amministrative; capacità di attrarre nuove risorse …
Dirigere l’Agenzia è un impegno indubbiamente gravoso e impegnativo. Però molti sono anche i momenti di soddisfazione, gioia, passione che lo rendono entusiasmante, dati i temi che riguardano la vita, la morte, il benessere, il destino di milioni di persone e lo stesso futuro dell’umanità. L’invito a presentare la candidatura è rivolto ai tanti soggetti che hanno acquisito valide esperienze e conoscenze nella cooperazione internazionale in istituzioni italiane, europee e internazionali, in agenzie dell’Onu, nel mondo accademico e in quello delle organizzazioni della società civile. Un invito va in particolare a quanti hanno percorso il proprio cammino di crescita impegnandosi con Ong nei vari continenti, assumendo in esse responsabilità o assumendone successivamente in strutture umanitarie e di sviluppo italiane, internazionali e multilaterali.
Il direttore svolge le funzioni previste dall’art. 5 dello Statuto dell’Agenzia (DM 113/2015), che sono ampie e rilevanti. Gli è richiesto di essere “in possesso di particolare e comprovata qualificazione professionale ed esperienza in materia di cooperazione allo sviluppo” con “almeno 10 anni di documentata esperienza lavorativa post laurea, dei quali: almeno 5 anni di attività lavorativa nel settore della cooperazione allo sviluppo e almeno 5 anni di copertura di funzioni dirigenziali o manageriali con diretta responsabilità di gestione di risorse umane e finanziarie”.
Le candidature saranno esaminate dalla commissione giudicatrice nominata dal ministro la quale, nella sua autonomia e con la qualità e autorevolezza dei suoi membri, valuterà i titoli e redigerà l’elenco dei candidati idonei all’ammissione ad un colloquio per la valutazione delle competenze. Tutti gli occhi saranno quindi puntati sulla commissione, sul suo operato, sul giudizio di merito espresso per la ristretta rosa dei migliori nominativi da proporre al ministro e sulla trasparenza che dovrà essere garantita, al pari della piena autonomia, dall’inizio alla fine del percorso di valutazione.
L’Agenzia e la Direzione generale
Al direttore dovrà essere chiara la diversità dei ruoli dell’Agenzia e della Direzione generale per la cooperazione allo sviluppo. La loro complementarietà, nel rispetto delle specifiche autonomie e nella leale collaborazione, rappresenta uno dei fattori fondamentali del successo delle politiche italiane di cooperazione internazionale.
Nei due anni passati, non sempre è stata rispettata la distinzione e l’autonomia dei propri mandati, rallentando così quella piena collaborazione indispensabile alla qualità ed al successo della cooperazione italiana. Durante quel primo periodo, che deve essere considerato di transizione, è stato quasi inevitabile. Ma la nuova fase dovrà definire e gestire meglio le rispettive autonomie e specificità, nella reciproca considerazione e nella ricerca delle migliori sinergie. Occorrerà forse anche rivedere lo statuto dell’Agenzia il cui decreto ha nei fatti indebolito l’autonomia attribuitale dalla legge 125/2014, approvata da tutte le forze politiche. Le Ong hanno da tempo presentato alcune proposte in merito. Quel primo statuto sembra risentire infatti di una sorta di “ansia ministeriale”, comprensibile e inevitabile, di fronte al fatto di dover cedere una parte di attività ad un’agenzia esterna.
La Direzione generale per la cooperazione allo sviluppo (Dgcs)
La legge ha tolto alla Direzione generale le funzioni gestionali della cooperazione allo sviluppo per valorizzare quelle di analisi, valutazione, comparazione, proposta, elaborazione, tese a “coadiuvare il ministro e il viceministro in tutte le funzioni e i compiti che la legge attribuisce loro”. In particolare: “elaborazione di indirizzi per la programmazione in riferimento ai paesi e alle aree di intervento; rappresentanza politica e coerenza dell'azione dell'Italia nell'ambito delle organizzazioni internazionali e delle relazioni bilaterali; proposta relativa ai contributi volontari alle organizzazioni internazionali, agli interventi di emergenza umanitaria e ai crediti concessionali; valutazione dell'impatto degli interventi di cooperazione allo sviluppo e verifica del raggiungimento degli obiettivi programmatici”. Si tratta di un illuminato compromesso che ha permesso di superare, con la nascita dell’Agenzia, la totale soppressione della Dgcs come vari esponenti politici avrebbero preferito.
La fase di transizione non è stata semplice per la Dgcs, sia per la rapida rotazione dei suoi vertici che per i tagli di personale che la legge ha imposto e per la mancanza delle risorse finanziarie indispensabili per potere esercitare con qualità e con i mezzi necessari le proprie funzioni. Si tratta di una grave sottovalutazione del Mef e del Maeci nella definizione del bilancio, che dovrà essere corretta. Non è ancora riuscita quindi ad assumere pienamente il ruolo chiave, nobilitante e qualificante che le è stato assegnato. Il nuovo direttore generale Giorgio Marrapodi, i suoi vice, i capi ufficio e il personale dedicato avranno quindi, in collegamento con le altre direzioni generali, un compito di rilevante importanza e responsabilità, che potrà facilitare al contempo i rapporti con l’Agenzia e, per gli aspetti e le operazioni di carattere finanziario, con la Cassa Depositi e Prestiti.
Per poterlo esercitare al meglio dovranno però liberarsi definitivamente, insieme all’intero corpo diplomatico, da quel residuo “subconscio” che vorrebbe in qualche modo riappropriarsi di quanto è stato affidato all’Agenzia – non in modo improvvisato ma dopo ben venti anni di riflessioni e valutazioni in sede parlamentare – magari continuando a considerarla al pari di una Utc-rafforzata (quell’Unità tecnica centrale che, con la precedente normativa, era integrata nella Dgcs) e che sembra impedire il salto di qualità definitivo di cui la cooperazione italiana ha estremamente bisogno.
L’Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo (Aics)
Attesa da anni, è stata istituita “per l’attuazione delle politiche di cooperazione allo sviluppo sulla base dei criteri di efficacia, economicità, unitarietà e trasparenza” (art. 17, legge 125/2014). Se la cooperazione allo sviluppo è “parte integrante e qualificante” della politica estera dell’Italia” (art. 1), è evidente che l’Agenzia sia “sottoposta al potere di indirizzo e sorveglianza del Ministro degli affari esteri” ed operi “sulla base di direttive emanate” dallo stesso (art. 17), al contempo senza che siano intaccate l’ “autonomia organizzativa, regolamentare, amministrativa, patrimoniale, contabile e di bilancio” che la legge le attribuisce (art. 18). La stretta collaborazione tra il Maeci e l’Aics, la reciproca fiducia, la stabile relazione con il viceministro per la cooperazione allo sviluppo sono tra i punti cardine imprescindibili.
La legge ha voluto che l’Aics e la Dgcs procedessero una a fianco dell’altra, con differenti specificità e compiti, pari dignità, senza “duplicazioni e sovrapposizioni di competenze e responsabilità”. L’organo decisionale, il comitato congiunto per la cooperazione allo sviluppo, è presieduto dal ministro o dal viceministro ed è composto appunto dal direttore generale Dgcs e dal direttore Aics alla pari (art. 21). Grazie alla sua autonomia, l’Agenzia opera con una propria dotazione organica sia per la sede centrale che per le sedi estere (art.19), con “un finanziamento annuale iscritto in appositi capitoli dello stato di previsione del Maeci” ma anche con “donazioni, lasciti, legati e liberalità, debitamente accettati” e con “introiti derivanti dalle convenzioni stipulate con amministrazioni e altri soggetti pubblici o privati” (art. 18); eroga servizi, assistenza e supporto tecnico alle altre amministrazioni pubbliche interessate alla cooperazione allo sviluppo, può acquisire incarichi ed eseguire programmi e progetti dell’Unione europea, di banche, fondi ed organismi internazionali (art. 17); promuove, al pari della Dgcs, forme di partenariato e collaborazione con le regioni, le province autonome, gli enti locali, amministrazioni dello Stato, camere di commercio, università, enti pubblici e con organizzazioni della società civile (artt. 24-26). Si tratta di una soggettività e un’autonomia operativa che dovranno consolidarsi in questa nuova fase, insieme alla ricerca della massima comunicazione, collaborazione e interazione tra le differenti specificità istituzionali.
Alcune urgenze
Nel lavoro quotidiano relativo alle attività di cooperazione, alle strategie e scelte operative, alla loro qualità ed efficacia, al contatto con le sedi estere, il nuovo direttore dovrà riuscire a consolidare quanto realizzato nel primo biennio, individuandone positività e limiti al fine di completare e migliorare la struttura organizzativa e operativa, la definizione delle responsabilità, lo scambio di informazioni e valutazioni all’interno, lo sviluppo di un costante dialogo e confronto con i soggetti della società civile e le altre amministrazioni coinvolte, a partire da Cassa Depositi e Prestiti che è divenuta l’istituzione finanziaria per la cooperazione allo sviluppo. Troverà ormai quasi concluso, e non è poco, l’iter di accreditamento dell’Agenzia presso l’Unione europea e le organizzazioni multilaterali, necessario per il pieno riconoscimento internazionale e lo svolgimento di progetti in regime di co-finanziamento e nell’ambito della gestione delegata.
Dovrà bandire il concorso per l’assunzione a tempo indeterminato di 60 dipendenti della terza area funzionale, come autorizzato dalla legge di bilancio 2017, in modo da garantire nuove leve professionali all’Agenzia e rafforzare l’organico, accompagnandone la formazione. Dovrà inoltre reclutare mediante concorso pubblico e assumere 10 dirigenti dell’area tecnica (capi ufficio) autorizzati dalla legge di bilancio 2018 per assicurare una dirigenza con le specifiche professionalità necessarie. L’iter di nomina del vicedirettore responsabile dell’area giuridico-amministrativa non dovrebbe comportare ulteriori problemi essendo probabilmente nella fase conclusiva.
Un’Agenzia che deve affrontare problemi di povertà, di sviluppo, di sostenibilità, di popoli e culture diversi, di solidarietà e di concorrenza economica e politica, di sopravvivenza di fronte a situazioni di conflitto e calamità naturali, di diritti umani, di diritto a cibo, acqua, salute, educazione, formazione, lavoro dignitoso, di fattori causanti le spinte migratorie, di squilibri climatici, di progetti, risorse finanziarie e programmi per fornire risposte efficaci deve necessariamente dotarsi di personale dirigente di riconosciuta qualità. Superate ormai le difficoltà e gli impedimenti legislativi grazie al lavoro del primo biennio, la strada è ora fortunatamente spianata.
Il completamento dell’organico imporrà al direttore dell’Aics un’accelerazione della negoziazione in atto con altre istituzioni per dotare l’Agenzia di uno spazio più ampio di quello attuale, ormai insufficiente e inadeguato, in un altro edificio. Una buona cooperazione allo sviluppo richiede anche che il lavoro dell’Agenzia preposta e del suo personale possa avvenire in condizioni operative sufficientemente idonee e adeguate.
Ancora pochi giorni di tempo per presentare la propria candidatura. I/le migliori si facciano avanti.
L'autore è Policy Advisor di Link 2007
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