Mondo

AiBi: tagliare gli enti per migliorare l’efficienza

Le proposte dell'ente per razionalizzare i costi e migliorare le procedure adottive

di Gabriella Meroni

Attilio Gugiatti, ricercatore presso l’Università Bocconi, ha recentemente puntato il dito contro i sempre più alti costi economici dell’adozione internazionale. «Sforbiciare i troppi Enti Autorizzati all’adozione internazionale e creare un organismo pubblico, che operi sull’intero territorio nazionale, sul modello dell’AFA francese», è la duplice proposta di Gugiatti, membro del CERGAS, Centro di Ricerche sulla Gestione dell’Assistenza Sanitaria Sociale.

Se la prima proposta è assolutamente condivisibile, l’Ente pubblico non è una soluzione. Per due motivi: con la creazione di un Ente pubblico nazionale, le adozioni internazionali verrebbero a costare di più allo Stato e conseguentemente ai cittadini. Lo dimostrano i bilanci dell’ARAI, l’Ente Regionale piemontese per le adozioni di minori stranieri. In secondo luogo, un Ente pubblico finirebbe per determinare il notevole rallentamento delle adozioni internazionali, con una decrescita del numero di minori accolti e di nuove famiglie adottive. A dimostrarlo è l’esperienza dell’Autorità Francese per le adozioni internazionali: le coppie che si rivolgono ad essa sono la minima parte del totale di aspiranti. In Italia, lo dimostra poi l’esperienza pubblica dell’affidamento di minori, da anni in situazione di stallo.

Semmai, la soluzione alla deriva economica è nel ridurre drasticamente, fino a un massimo di 20-25, il numero di Enti Autorizzati.Un numero ragionevole di grandi enti, capaci di superare le 200 adozioni l’anno, potrebbero infatti sia offrire un servizio strutturato e qualitativamente adeguato su tutto il territorio nazionale, sia frenare l’aumento dei costi per le aspiranti coppie adottive, grazie alle economie di scala, che naturalmente si svilupperebbero.

È poi convinzione di Ai.Bi. Amici dei Bambini, da anni, che lo strumento principale di razionalizzazione dei costi è nel semplificare l’iter procedurale, cui oggi sono obbligate le coppie aspiranti. L’attuale composizione dell’iter incastra le coppie aspiranti in una serie onerosa di colloqui, il cui numero è sostanzialmente imprevedibile: può raggiungere il numero di 15, distribuiti sostanzialmente in tre percorsi paralleli e ripetitivi: presso i Servizi Sociali, il Tribunale per i Minorenni e gli Enti Autorizzati.

Il primo passo per la creazione di risparmi sulla spesa adottiva è l’abolizione del ruolo del giudice presso il Tribunale presso i Minorenni. «Siamo arrivati a questi alti costi per gli errori dei Governi passati, che hanno autorizzato un eccessivo numero di Enti – dichiara il presidente di Amici dei Bambini, Marco Griffini –. L’eliminazione dei costi superflui dipende dalla fine del coinvolgimento del giudice nell’emissione dei decreti d’Idoneità. Lo Stato liberi totalmente l’adozione dai costi inutili che la soffocano».


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