Non profit

Ai nostri giovani abbiam messo il tappo

La ricerca sulle Diseguaglianze intergenerazionali

di Riccardo Bagnato

I ragazzi fra i 20 e i 35 anni fanno più fatica a trovare lavoro e si sposano più tardi rispetto ai loro padri. Ma non è colpa loro. Come spiega il sociologo Antonio Schizzerotto «Mio nonno fava i mattoni, mio babbo fava i mattoni, fazzo i mattoni anche me’, ma la casa mia n’dov’è?». Chi non ricorda il mitico personaggio di felliniana memoria, Calzinazz, che nel film Amarcord lamentava così di non aver avuto nulla in eredità dai propri genitori? Una situazione in cui versa la maggior parte dei giovani oggi. Parola di Antonio Schizzerotto, professore di Sociologia all’Università di Trento, che, nel quadro del terzo incontro nazionale di «Educa», ha presentato la ricerca «Diseguaglianze intergenerazionali e condizione giovanile nell’Italia di oggi» promossa dalla Fondazione Ermanno Gorrieri. «Quello che è successo nel mondo giovanile intorno agli anni Duemila è stato un cambiamento epocale e drammatico», taglia corto Schizzerotto, che precisa: «I trentenni di oggi sono la prima generazione, dopo 70 anni, che non riesce a migliorare la propria condizione rispetto a quella dei padri».

Bene solo l’istruzione
Un’intuizione su cui hanno lavorato una quindicina di studiosi, fra demografi, economisti e sociologi di tutta Italia, mettendo insieme dati già a disposizione, che però nessuno aveva ancora integrato per fare un ritratto a tutto tondo sulla posizione sociale dei giovani (20-35 anni) di oggi. Unico dato positivo, il livello di istruzione che migliora: il 22% ottiene una laurea e il 55% un diploma, contro il 4% di laureati e il 40% di diplomati di chi è nato fra il 1954 e il 1969. Per il resto una vera e propria débâcle. Il numero medio di mesi alla ricerca di un impiego nei primi cinque anni di carriera passa dallo 0,94 (per la generazione 1922-1937), allo 0,97 (1938-1953), per poi arrivare al 2,28 (1954-1969), e balzare oltre il 3,50 per i nati fra il 1970 e il 1985.
I dati che colpiscono di più, però, riguardano il numero di sposati o conviventi entro i 35 anni: da un 45% di unioni per chi è nato fra il 1938 e il 1953 si crolla al 10% della generazione 1970-1985. Ma ecco la prova del nove: quanti giovani fra i 20 e 35 anni, oggi, hanno un lavoro migliore di quello dei loro padri? Risposta: il 14%, mentre il 36% lo ha peggiore e il 26% ha un impiego simile.
Un problema da “bamboccioni” che non vogliono lavorare? «Assolutamente no», chiosa Schizzerotto, «semmai una mancanza di politiche in difesa della famiglia e soprattutto di un sistema che premi il merito. Oggi i figli degli operai rimangono fermi», conclude il curatore, «quelli della classe media, invece che salire, scendono. Esiste cioè un tappo nella nostra società per cui se anche sei figlio di una persona con una certa posizione dovrai accontentarti di una qualifica inferiore a quella di tuo padre».


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