Non profit

Ai fragili non serve il tutore

Il progetto «Amministratore di sostegno» punta a formare volontari esperti in advocacy

di Redazione

Interdetto è una brutta parola che esprime tutta l’impotenza di una persona messa in condizione di non poter agire – per motivi di salute, fisica o psicologica – e quindi costretta ad affidarsi a un tutore, che decide per lei in tutti i casi e in qualunque settore della vita. Per superare almeno in parte il senso di assoluta inutilità che può prendere chi è interdetto, in Lombardia parte il progetto «Amministratore di sostegno», un intervento coordinato sul territorio per sostenere la diffusione di questa figura di protezione giuridica introdotta dalla legge di riforma del Codice civile del 2004.
L’iniziativa, promossa dal Coordinamento dei Centri di servizio per il volontariato della Lombardia, Comitato di gestione del Fondo speciale, Fondazione Cariplo, con la partecipazione della Regione e l’aiuto delle associazioni Ledha e Oltre noi? la Vita, pone al centro dell’attenzione la persona con la sua storia, le sue difficoltà, le esigenze e le aspirazioni ed è diversa quindi dal provvedimento di interdizione – che priva totalmente della capacità di agire la persona in favore di un tutore. L’amministrazione di sostegno, al contrario, è un mezzo flessibile e personalizzato: ogni intervento è graduato e, per ognuno, sono fissati i poteri di rappresentanza, di sostituzione o di assistenza; possono beneficiare non solo i disabili, ma chiunque si trovi in condizioni di fragilità come anziani, tossicodipendenti, malati terminali. Secondo l’Istat in Lombardia circa il 4% della popolazione è interessata da disabilità accertata e si stima che il nuovo istituto potrebbe interessare circa 250mila maggiorenni.
Ma come raggiungerli concretamente? Con questo progetto i promotori, finanziatori e coordinatori vogliono sostenere la diffusione e il consolidamento dell’amministratore di sostegno in Lombardia, e per farlo hanno a disposizione 1,2 milioni provenienti in parti uguali da Fondazione Cariplo e dal Fondo speciale per il volontariato. La strada scelta è quella di rafforzare la capacità di advocacy del terzo settore, favorendo in particolare le reti provinciali tra le associazioni interessate all’attuazione della legge, così da assicurare un rapporto continuativo con le istituzioni pubbliche.
Due le fasi del progetto, da portare a termine in un triennio: nella prima saranno promossi focus group per esaminare lo stato dell’arte e conoscere gli interlocutori; nella seconda fase le associazioni realizzeranno i progetti specifici a livello provinciale e, anche grazie all’aiuto di Oltre noi?la vita e Ledha, porteranno all’interno del progetto esperienze, saperi e competenze non solo sull’amministrazione di sostegno ma anche su elementi come la formazione, l’orientamento, la consulenza, la conoscenza del territorio e la capacità nella gestione dei servizi, indispensabili per la maturazione dei piani previsti.

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