Famiglia

Ah, l’amore, l’amore!

di Paola Strocchio

Non l’hanno rapito gli alieni.

Non è nemmeno la versione moderna de “L’invasione degli ultracorpi”. Se non l’avete visto, sappiate che è un vecchio film che racconta di una città che è stata invasa dagli extraterrestri e i cui abitanti sono stati sostituiti durante il sonno da duplicati alieni, fisicamente identici agli originali.

E’ proprio lui, l’adolescente del mio cuore. Che da qualche tempo è incredibilmente gentile, disponibile e sorridente (a eccezione di quando si parla di compiti, ovviamente, ma ora non starò a spaccare il capello). Insomma, ci sta che io mi sia fatta qualche domanda su cosa possa essere successo nel suo corpo.

E la risposta, finalmente, l’ho trovata.

E’ l’amore! Ah, l’amore, l’amore! (come il romanzo di Antonio Manzini. Leggetelo, se vi capita). Quella cosa meravigliosa per cui senti le campane che suonano anche se sono le 3 e 5 del pomeriggio, le farfalle che svolazzano nello stomaco, l’appetito che se ne va (o viene, non credo ci sia una legge universale, adesso che ci penso). Quella cosa meravigliosa per cui anche farsi una doccia e darsi il deodorante non è più un obbligo imposto da quella rompiscatole di tua madre che ti insegue con uno spray che non fa male all’ozono ma fa bene a chi vive attorno a te. Quella cosa meravigliosa per cui rinunci addirittura alla funzione “silenzioso” del telefono per non correre il rischio di perdere una “sua” chiamata.

Ora naturalmente non svelerò il nome della fortunata che ha conquistato il cuore discretamente selettivo di mio figlio, ma una cosa la voglio dire: grazie. Solo una parola: grazie.

Sentirlo ridere, la sera, in momenti difficili come quelli che stiamo vivendo un po’ tutti, chi più, chi meno (noi, per motivi decisamente poco interessanti in questa sede, siamo tra i “chi più”) è una boccata di ossigeno in giornate in cui l’ossigeno sembra mancare, e non soltanto metaforicamente parlando.

Vederlo sorridente e con l’aria di chi la testa ce l’ha lassù, tra le nuvole, è bellissimo.

Grazie, piccolo grande amore dell’adolescente del mio cuore. E grazie anche a te, adolescente del mio cuore. Che a modo tuo riesci a insegnarmi la meraviglia della leggerezza, di quella cosa che in tanti confondono con la superficialità e che invece tu stai imparando a praticare con una discreta arte.

Dimenticavo. Guai a chi oserà ricordarmi che è un amore giovanile, che finirà, e tutte queste cose qui. Lo so benissimo che finirà, non ha nemmeno quindici anni. Ora però questo amore c’è, e lo rende felice e più sicuro di sé. Quando finirà, ne arriverà un altro, di amore. O mal che vada tornerò a cucinargli la carbonara un giorno sì e l’altro pure per consolarlo.

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