Mondo

Agricoltura: sussidi Usa, è polemica

Gli agricoltori dei paesi in via di sviluppo non potranno competere con i prodotti americani nei loro mercati. Ma anche la Ue prepara battaglia

di Gabriella Meroni

Il disegno di legge sui sussidi all’agricoltura e’ stato definitivamente approvato dal Parlamento americano. Adesso spetta al presidente Bush firmare la legge, come ha promesso di fare. E’ previsto uno stanziamento di ben 180 miliardi di dollari all’agricoltura nell’arco dei prossimi 10 anni (circa 18 mld all’anno), ovvero il 70% in piu’ rispetto agli attuali programmi sussidiari. Gran parte degli aiuti economici previsti andra’ ai maggiori agricoltori del paese, mentre i piccoli agricoltori ne riceveranno ben pochi. Il provvedimento inoltre incentivera’ la sovrapproduzione, provocando in tal modo il calo dei prezzi dei prodotti agricoli e la produzione di surplus da destinare alle esportazioni. Gli agricoltori dei paesi in via di sviluppo non potranno competere con i prodotti americani nei loro stessi mercati, perche’ i sussidi renderanno talmente poco costoso esportare i prodotti statunitensi che i loro prezzi saranno inferiori a quelli dei prodotti locali. Ad esempio sara’ piu’ conveniente per un consumatore senegalese acquistare del grano americano, che quello prodotto dagli agricoltori del Senegal. Per questo i paesi del terzo mondo si impoveriranno ulteriormente. L’Unione Europea, l’Australia, la Nuova Zelanda e il Brasile hanno gia’ annunciato che ricorreranno al WTO per contrastare questa legge che viola le regole del libero mercato e contraddice le promesse fatte a Doha, durante l’ultimo vertice del WTO, sulla riduzione dei sussidi. Negli ultimi anni i tre quarti dei sussidi agricoli americani sono andati al 10% degli agricoltori piu’ ricchi. La legge e’ stata approvata grazie ai voti di entrambi gli schieramenti politici presenti nel parlamento americano. Questa misura economica di carattere protezionista (ma che e’ in realta’ coerente con le politiche neoliberiste tendenti a sfavorire le economie del Terzo mondo) si aggiunge a quella che prevedeva un aumento del 30% delle tariffe doganali sulle importazioni di acciaio, contro la quale si e’ gia’ mossa l’UE in sede del WTO. Lo scopo e’ quello di aiutare l’industria pesante americana, gia’ stra-favorita dall’aumento esponenziale delle spese militari annuali del Pentagono che saliranno oltre gli attuali 330 miliardi di dollari l’anno. Le spese militari degli USA coprono il 36% delle spese militari mondiali, ma con gli aumenti previsti e prevedibili nei prossimi anni si arrivera’ al 40%. Le spese militari degli USA attualmente crescono di 590,000 dollari al minuto. Al sito www.cdi.org/msc/clock.html si trova il Military Spending Clock, un orologio che segna secondo per secondo le spese militari degli USA dall’inizio dell’ultimo anno fiscale. (Fonte: Econotizie)


Qualsiasi donazione, piccola o grande, è
fondamentale per supportare il lavoro di VITA