Economia
Agricoltura sociale, la delusione delle Cooperative sociali
Il Senato approva la norma che ora dovrà tornare alla Camera. il Governo festeggia, mentre per Giuseppe Guerini, portavoce dell'Alleanza delle Cooperative Sociali è «un'occasione mancata»
di Redazione
L’Aula del Senato ha approvato ieri sera la nuova legge sull’agricoltura sociale che dopo le modifiche dovrà tornare alla Camera dei deputati. «Questo disegno di legge che ora portiamo a compimento giaceva da più di sette anni. Sono contento di poter dire che approviamo una legge strategica. Forse i tempi forse sono stati più lunghi del previsto», commenta il senatore Andrea Olivero, viceministro delle Politiche Agricole riferendosi al disegno di legge su Agricoltura sociale «ma l'approvazione comunque viene prima dei bandi Psr e questo è un bene». Continua Olivero: «Vorrei sottolineare tre elementi chiave che mi sembrano rilevanti per tutto il mondo dell'agricoltura sociale. Primo: questa legge non istituisce una nuova fattispecie, ma riconosce ciò che in questi decenni imprenditori responsabili e coraggiosi hanno costruito, in sintonia col principio di sussidiarietà. Non è una conquista irrilevante: la società civile deve essere lasciata operare, non deve essere inglobata in una logica statale». Secondo: «non è una legge sociale o assistenziale, ma configura la responsabilità sociale di un comparto economico strategico. È un passo importante in direzione verso l'economia sociale di mercato, che sola potrà risollevarci dalla crisi in cui un modello di capitalismo irresponsabile ci ha fatto piombare». Terzo: « la legge è rivolta al mondo agricolo, a imprenditori e aziende di un comparto che vuole crescere e crescere bene». Secondo le stime il settore vale circa 200 milioni di euro di fatturato l’anno (con oltre mille esperienze distribuite sul territorio italiano).
La soddisfazione del Governo però si specchia in una profonda delusione da parte della cooperazione sociale che aveva sperato «che questo provvedimento desse sostanza all’ormai celebre slogan del premier secondo il quale il Terzo settore doveva diventare il Primo», per usare le parole del portavoce dell’Alleanza delle cooperative sociale, Giuseppe Guerini. Nel corso del dibattito parlamentare infatti è stato cassato l’emendamento al comma 4 dell’art. 2 che prevede per le cooperative sociali la possibilità di essere riconosciute come agricoltura sociale solo se il fatturato derivante dall’esercizio delle attività agricole sia prevalente o comunque sia superiore al 30%, così da escludere tutte quelle attività svolte dalle comunità di accoglienza di tossicodipendenti, dai centri per l’inclusione sociale dei disabili e per le persone con problemi di salute mentale. Infatti in questi casi, la parte di fatturato derivante dalle attività di agricoltura sociale è limitata rispetto al complesso delle attive sociali, sanitarie e riabilitative svolte dalle cooperative sociali.
«La nostra proposta era quella di parametrare le agevolazioni alle cooperative sociali impegnate in agricoltura alla quota di fatturato relativa alla produzione agricola», spiega Guerini. «Purtroppo ci è stato detto di no: un’altra occasione persa, che dimostra, al pari della palude in cui pare essere entrata la Riforma del Terzo settore, come fare innovazione sociale in questo Paese sia difficile, malgrado un premier energico e propositivo. Mi auguro che Renzi sia più fortunato in altre occasioni…»
In foto: gli adetti della cooperativa sociale Biplano di Bergamo, specializzati in agricoltura biologica
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