Volontariato

Agricoltori contro. Bianchi e rossi per gli ogm

Coldiretti e Confederazione italiana agricoltura, storiche associazioni dei cattolici e della sinistra, ai ferri corti per il biotech nei campi. Chi dice no e chi sì.

di Francesco Agresti

La bianca e la rossa divise dagli ogm. La Coldiretti, oggi presieduta da Paolo Bedoni, ha rappresentato per anni un serbatoio di voti per la Dc, potendo contare su una folta rappresentanza nei gruppi parlamentari dello scudocrociato. La Cia-Confederazione italiana agricoltura, un?organizzazione storica dei contadini di sinistra, guidata da Massimo Pacetti, ha invece il suo zoccolo duro nelle regioni ?rosse?. Sbiadita l?affinità partitica, le due confederazioni tornano a dividersi sugli organismi geneticamente modificati. «Gli ogm non rappresentano il futuro della nostra agricoltura», esordisce Stefano Masini, vicepresidente di Coldiretti. «Perché criminalizzare tutte le biotecnologie, non chiudiamo la porta a tutto», replica Pacetti, numero uno della Cia. «Aprire agli ogm significa non aver chiara la mission dell?agricoltura italiana», ribadisce Masini. «La valorizzazione della qualità e della tipicità delle produzioni non costituiscono un motivo sufficiente per mettere in discussione tout court gli strumenti dell?ingegneria genetica che possono essere utilizzati dai ricercatori per obiettivi più vicini agli interessi dell?agricoltura italiana», replica Pacetti. Gli ogm non dividono solo gli agricoltori, al governo c?è un ministero, quello delle Politiche agricole, che ha decretato la tolleranza zero, un altro, quello della Salute, che ha assunto una posizione pilatesca dichiarandosi incompetente nei controlli sulle sementi che stanno arrivando nei principali porti italiani. Nei giorni scorsi i Vas- Verdi ambiente società hanno denunciato il rinvenimento nel porto di La Spezia di un carico di 45 tonnellate di mais inquinate da ogm e la stessa associazione, insieme ai biologici dell?Aiab e a Federconsumatori, ha ?assediato?, lunedì 22 aprile, i depositi di Monsanto a Pavia. «In Italia non ci sono semi a sufficienza per garantire la semina e soffriamo di un?eccessiva dipendenza dall?estero. Dovremmo prima o poi entrare in sintonia con la normativa comunitaria che prevede una bassa e realistica soglia di tolleranza», riprende Pacetti. «Per ottenere garanzie dai Paesi importatori sarebbe sufficiente convocare i funzionari delle ambasciate dei Paesi interessati e chiedere formalmente un impegno a esportare semi ogm free», replica Stefano Masini. «Questo è un problema che non interessa solo gli agricoltori, ma coinvolge anche i consumatori», per questo la Coldiretti ha da tempo stretto un patto con le associazioni dei consumatori e con quelle ambientaliste. «Dovrebbero essere interessati anche il ministero degli Esteri e quello della Salute», prosegue Masini; «la decisione di Sirchia è preoccupante e rischia di paralizzare i controlli proprio nel momento in cui stanno arrivando nei porti italiani ingenti carichi di sementi di mais e di soia. Sono questioni che vanno risolte in Consiglio dei ministri e non con circolari, un comportamento scorretto nei confronti dei consumatori e di Alemanno. Applichiamo le leggi, se è stata stabilita ?tolleranza zero?sia fatto in modo che nel nostro Paese non entrino sementi inquinati da ogm». Su sicurezza e tutela della salute non transige neanche la Cia che, per questo, propone di mettere a punto sistemi di garanzia per svolgere in tutta tranquillità attività di ricerca e sperimentazione. «Quello sementiero è uno dei comparti maggiormente interessato dalle innovazioni biotecnologiche», spiega Masini. Con l?entrata in vigore della direttiva 2001/18, che diventerà operativa a fine ottobre, e la direttiva sementi, che sarà emanata sicuramente a fine anno, «assisteremo all?immissione in commercio di moltissime nuove varietà transgeniche che sono già state sottoposte al vaglio scientifico della Comunità e che aspettano solo lo fine della moratoria europea. Chiediamo un impegno delle singole autorità nazionali nella messa a punto di misure che possano concretamente garantire la libera scelta del consumatore attraverso una separazione delle filiere agro-alimentari ogm e convenzionali». E denuncia i rischi degli inquinamento accidentali. «I sistemi di misurazione di inquinamento da ogm hanno un elevato grado di errore, circa il 30%. Se viene introdotta una soglia di tolleranza dello 0,5%, gli agricoltori potrebbero così essere costretti a risarcire i danni provocati». 25 mila euro La sinistra riformista è alla ricerca del rinnovamento, magari genetico. La Fondazione Italianieuropei, di D’Alema e Amato, ha tra i soci benemeriti la Pharmacia &UpJohn, società che nell?aprile 2000 è confluita in Pharmacia Co., consociata di Monsanto. Per essere soci è necessario un contributo di almeno 25mila 823 euro. Info: www.italianieuropei.it Info: Federconsumatori, Aiab e Vas contro la Monsanto accusata di inquinamento genetico: www.verdiambienteesocieta.it


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