Sostenibilità

Agonia d’Aral. Un esempio da evitare

Era un bacino considerato improduttivo. Venne trasformato in serbatoio per campi di cotone. E morì (a cura di Gianfranco Bologna)

di Redazione

Visto dal cielo il fondo esposto del lago d?Aral sembra un paesaggio lunare. Non vi sono segni visibili di vita, animale o vegetale. I villaggi di pescatori che un tempo erano lungo la riva sono abbandonati e si trovano a chilometri di distanza dalle acque che si ritirano. Volando verso Munyak si vede il simbolo più pittoresco del declino economico della regione: il cimitero delle navi. Sparse qui e là giacciono le carcasse arrugginite delle imbarcazioni che collegavano le città costiere trasportando merci e passeggeri».
Con queste parole Lester Brown, fondatore del Worldwatch Institute e presidente dell?Earth Policy Institute di Washington, commentava la sua visita al lago di Aral, in occasione di un convegno nel 1990 a Nukus, capitale del Karakalpak.
Il lago di Aral (lago salato interno dell?ex Unione Sovietica che negli anni 60 aveva una superficie di 66.500 kmq) costituisce un caso emblematico di insensato utilizzo delle risorse idriche e un esempio da evitare.
La catastrofe ecologica dell?area ha avuto inizio nel 1960. In quell?anno i pianificatori di Mosca avviarono il progetto lago d?Aral, destinato a convertire una terra ritenuta ?improduttiva? nella ?cintura del cotone? dell?Urss. Si scavarono canali per diffondere le acqua dei fiumi che confluiscono nel lago, l?Amu Darja e il Syr Darja, sul suolo desertico. In meno di un decennio l?area irrigata raddoppiò: metà produceva cotone e metà riso, granturco, frutta, verdure e foraggio. Il bacino del lago d?Aral divenne il principale fornitore di prodotti freschi per il Paese.
Ma i processi di irrigazione diedero l?avvio a una desertificazione dell?area. Il lago si andava prosciugando a causa dell?irrigazione dei campi di cotone. Alla fine degli anni 50 60mila persone nella zona erano occupate nella pesca e nelle attività correlate. Già all?inizio degli anni 80 la crescente salinità aveva eliminato 20 delle 24 specie di pesci del lago. Inoltre, rimpicciolendosi, il lago lascia dietro di sé una pianura coperta di sale, sulla quale è quasi impossibile la vita vegetale. Ogni anno il vento raccoglie, in accecanti tempeste, tra i 90 e i 140 milioni di tonnellate di sabbia e sale, depositandoli a terra su di un?ampia area, fino alle fattorie della Bielorussia e i ghiacciai dell?Afghanistan.
Dall?anno della massima produttività del cotone, nel 1989, le rese sono andate diminuendo, tanto che ormai quelle terre stanno divenendo sterili. Un esempio da non replicare nel campo della gestione delle risorse idriche del nostro pianeta.

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