Non profit

Agire: il primo bilancio

Presentato stamani il rapporto di Agire sugli interventi nell'isola sconvolta dal terremoto

di Maurizio Regosa

Roma. Alla presenza dell’ambasciatrice haitiana a Roma, di due operatori haitiani che lavorano per due ong (Coopi e Intersos) e preceduto da un messaggio del Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano (che ha espresso apprezzamento per quanto le ong fanno col fine di «alleviare le sofferenze della popolazione haitiana»), è stato presentato stamani nella capitale Haiti un anno dopo. 12 mesi di risposta all’emergenza, rendiconto di un anno di attività, nel primo anniversario del sisma.

Le testimonianze

«Voglio ringraziare e fare un elogio della trasparenza di Agire», ha scandito l’ambasciatrice di Haiti, geri Benoit, aggiungendo che è il primo strumento per un efficace coordinamento nell’uso delle risorse raccolte anche nei paesi occidentali: «ad Haiti ci sono ben 20mila ong che si occupano di agricoltura. È evidente che serve un coordinamento», ha esemplificato. Tanto più in un momento confuso come l’attuale, verrebbe da dire: nell’isola i 1300 campi ospitano un milione e 300mila sfollati, il numero delle vittime del colera continua a salire (ha raggiunto quota 3650, ha spiegato Marco Bertotto, direttore di Agire), mentre la parentesi elettorale non accenna a chiudersi: il secondo turno, previsto per il 16 gennaio, con ogni probabilità sarà posticipato. Mentre, come hanno spiegato anche gli operatori haitiani, l’emergenza è tutt’altro che conclusa. Dovrebbe essere aumentato il ricorso al cash for work, ad esempio.

Un rapporto trasparente

in ogni caso il rapporto Haiti un anno dopo. 12 mesi di risposta all’emergenza presentato da Agire (l’Agenzia italiana di risposta alle emergenze) a un anno dal sisma ha dalla sua parecchi punti di forza. L’uso delle risorse ad esempio (Agire ha raccolto 14,7 milioni di euro, l’86% dei quali arrivati da sms; cifra cui si sono aggiunti più di 5 milioni recuperati direttamente dalle ong). Donazioni che sono state usate sul campo al 93% (il restante 7% è servito per l’appello, la valutazione e il monitoraggio dei progetti) e che hanno permesso di dare risposte in maniera molto articolata su un terreno difficile come l’isola caraibica (nella quale ancora oggi oltre un milione di persone vive in 1300 campi).

Un altro punto di forza è costituito dai numeri. «Localizzati sull’intero territorio haitiano, gli interventi delle ong hanno raggiunto circa 900 mila persone, con investimenti complessivi superiori ai 60 milioni di euro», si legge nel Rapporto. Interventi che hanno affrontato la primissima emergenza, distribuendo tende per oltre 7mila nuclei familiari, costruendo oltre mille latrine e 40 cisterne per l’acqua (per dire, Coopi fornito 15 milioni di litri di acqua), distribuendo materiale scolastico per 7mila alunni, ricostruendo 12 scuole e due orfanotrofi. Un impegno che non ha trascurato alcun settore ma ha guardato oltre l’emergenza (facendo ampio ricorso a programmi di cash for work, che hanno coinvolto 17mila haitiani). Cgv, ad esempio, sta oggi favorendo la ripresa delle attività agricole (riabilitando i sistemi di irrigazione e distribuendo attrezzi e sementi a oltre 2700 agricoltori); ActionAid si è dedicata al ripristino ambientale (6mila persone coinvolte); Vis dopo aver seguito un campo che ospitava oltre 10mila persone a Carrefour, sta ora accompagnando le famiglie in un percorso di rientro nelle zone di origine. Ancora, numerose le iniziative sanitarie: Terres des Hommes ha realizzato le cliniche mobili (15mila i pazienti) e un poliambulatorio di Wharf Jeremie; Cisp e Intersos hanno ricostruito due centri sanitari; Cesvi ha realizzato un’azione di supporto all’igiene e alla sanità pubblica che ha coinvolto 13mila persone. Infine le azioni per l’infanzia (la sola Save the Children ha costruito classi temporanee in 27 scuole) e contro l’emergenza nell’emergenza, il colera (contro cui le iniziative hanno coinvolto migliaia di persone, in particolare per sensibilizzarle all’igiene).

Nonostante tutto ciò, c’è ovviamente ancora molto da fare. Come sottolinea Bertotto, «le ong sperano di poter contare su un governo haitiano nel pieno delle sue funzioni che dia le priorità e sciolga i numerosi nodi ancora presenti. Ad esempio il diritto di proprietà della terra, risolto il quale sarà possibile cominciare a pensare a una sistemazione del milione e 300mila sfollati».


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