Anteprima magazine
Africa: un continente fuori dai luoghi comuni
Povertà, guerre, migranti. È questa l’Africa che conosciamo. Ma c’è un mondo di innovazione sociale, culturale e imprenditoriale che non può più essere taciuto. Abbiamo provato a raccontarlo nel numero di VITA di giugno: “Un’Africa mai vista”. Un viaggio che parte dalle giovani generazioni
di Redazione
C’è un’Africa che conosciamo: quella fatta di conflitti, immigrazione e povertà. Pensate: in Italia l’80,2% delle notizie che riguardano l’Africa sono dedicate a fatti di cronaca o legate al fenomeno migratorio. E poi c’è l’Africa che non conosciamo, quella che resta invisibile e fuori dalle narrazioni mainstream. Proviamo a raccontarla in questo numero “Un’Africa mai vista” (cover di Diana Ejaita, illustratrice italo-nigeriana), per tentare di descrivere quello che sta succedendo in un continente letteralmente straordinario che troppe volte abbiamo blindato solo nella narrazione dell’emergenza umanitaria.
Nel primo capitolo, l’inchiesta “Giovane Africa, che forza”, racconta del potenziale enorme del continente in termini di innovazione sociale, imprenditoriale e culturale. Entro il 2030 oltre il 40% dei giovani sarà africano. Dopo l’Asia, l’Africa è il continente con il più alto tasso di crescita economica. Nel primo capitolo intervengono: Giovanni Carbone, professore ordinario di scienza politica all’università degli Studi di Milano e head del programma Africa dell’Istituto per gli Studi di Politica Internazionale – Ispi; Maria Egizia Petroccione, responsabile advocacy e policy internazionale di Save the Children Italia; Moses Uyang, community engagement lead dell’African Union Chairperson’s Youth Envoy; Nanko Madu, la direttrice dei programmi di AfriLabs; Elena Casolari, ceo Opes Italia; Valentina Montalto, che lavora come esperta internazionale per l’Unesco; Githinji Gitahi, ceo di Amref Health Africa, Marco Pedroni, presidente di Ancc-Coop – l’associazione nazionale cooperative di consumatori; Cleophas Adrien Dioma, presidente esecutivo del forum economico e commerciale Italia Africa Business Week e dell’associazione Le Réseau, Bertrand Honore Mani Ndongbou, presidente del Coordinamento Italiano delle Diaspore per la Cooperazione Internazionale – Cidci.
In questo capitolo anche due approfondimenti sul Piano Mattei: ne parlano Giampaolo Silvestri, segretario generale di Fondazione Avsi e Edmondo Cirielli, viceministro degli Affari esteri e della Cooperazione internazionale.
E ancora l’intervista a Massimo Dal Checco, presidente di Confindustria/Assafrica, quella a Gugliemo Micucci, direttore di Amref Italia e quella a Diana Ejaita, l’illustratrice italo-nigeriana che ha firmato la cover di questo numero. Ad arricchire le pagine del primo capitolo le infografiche di Matteo Riva con “quello che ci raccontano dell’Africa” e “quello che invece dobbiamo scoprire…”.
Nel secondo capitolo sette imprenditrici ed imprenditori africani di successo ci spiegano come si sono affermati nei loro rispettivi Paesi e come hanno trasformato l’innovazione sociale in business. Chi sono? Jane Maigua, fondatrice di “Exotic Epz Limited”, azienda leader nella lavorazione e nell’esportazione di noci di Macadamia con sede a Nairobi. Fortunate Akanyihayo Rukundo, che in Uganda ha aperto una scuola secondaria, la “St. Mark Secondary School, Nyakibale”, per dare la possibilità di proseguire gli studi anche a chi ha poche risorse economiche. Toure Amara invece in Senegal ha aperto un’impresa avicola la “Beteyà Guina”. Amara era un migrante, arrivato in Italia ha partecipato ai corsi di formazione dell’associazione Don Bosco 2000, la realtà lo ha supportato per ritornare in Senegal e fondare la sua attività. Francine Munyaneza si è impegnata nel settore dell’energia solare e in Ruanda ha fatto nascere la “Munyax Eco”. Baraka Chijenga con la sua “Kilimo Fresh Foods Africa Ltd” prova a combattere lo spreco di cibo in Tanzania. Jacqueline Kiage ha inaugurato la prima clinica oculistica, l’ “Innovation Eye Centre”, del Kenya sud-occidentale: sono già stati curati oltre 160mila pazienti. E grazie a Liliane Munezero Chabuka e alla sua “Widenergy Africa Ltd”, sta arrivando l’energia pulita nei villaggi rurali in Zambia.
Nel capitolo tre infine abbiamo chiesto a sette cooperanti locali di raccontare un aspetto “segreto” del loro Paese da far conoscere agli europei. La responsabile comunicazione di Fondazione Avsi in Uganda, Olive Ngamita, ci ha fatto scoprire il popolo Batwa. Fred Odera Christopher, communications and advocacy officer di WeWorld, è partito dagli Ugali, piatto tipico del Kenya e ci ha spiegato quanto è facile pagare – anche al mercato – con il cellulare. Per capire davvero la Repubblica Centrafricana Jérôme Koulaet Songo, communication officer del Paese per Intersos, ha raccontato la storia degli Aka, i primissimi abitanti del Paese. Luvuyo Zahela, coordinator e program manager della Casa del Sorriso a Cape Town di Fondazione Cesvi, ha spiegato perché in Sudafrica suonano sempre, anche a lavoro. In Senegal la “Téranga”, una filosofia improntata alla condivisione, è diventata un modo di vivere: lo ha raccontato Assane Diouf, il responsabile comunicazione e advocacy di Amref Africa. Kevin Maenzanise, media officer di ActionAid International, ha scritto del suo Zimbabwe: «È un arazzo unico di meraviglie naturali ed enigmatiche rovine antiche». Sapete dove nasce l’economia collaborativa? Nella Repubblica Democratica del Congo. Si chiama “Kisale”, lo ha spiegato Nzobe Msabah Hamim, che lavora per l’ong Coopi – cooperazione internazionale. Questo ultimo capitolo è stato un vero viaggio per cambiare sguardo (il nostro).
Se sei abbonata o abbonato a VITA leggi subito “Un’Africa mai vista” (e grazie per il supporto che ci dai). Se invece vuoi abbonarti, puoi farlo da qui.
Cosa fa VITA?
Da 30 anni VITA è la testata di riferimento dell’innovazione sociale, dell’attivismo civico e del Terzo settore. Siamo un’impresa sociale senza scopo di lucro: raccontiamo storie, promuoviamo campagne, interpelliamo le imprese, la politica e le istituzioni per promuovere i valori dell’interesse generale e del bene comune. Se riusciamo a farlo è grazie a chi decide di sostenerci.