Cultura
Africa, petrolio a 100 “mangia” il condono dei debiti
La spesa dei paesi poveri africani per acquistare il greggio supera quella degli aiuti internazionali e dello sconto sul debito
Un’altra beffa si abbatte sull’Africa più povera. L’aumento del costo del petrolio, arrivato oggi a 100 euro al barile, rovina anni di sforzi di governi e società civile (con Bono e Bob Geldof come testimonial) per migliorare le condizioni di vita di milioni di persone. In che modo? Semplice: il costo dell’approviggionamento del greggio per i 13 paesi africani privi di risorse energetiche interne supera la cifra totale ricavata dagli aiuti umanitari internazionali e dallo sconto dei debiti passati. A rivelare l’inquietante scenario è un articolo di oggi del quotidiano La Stampa, che riporta i risultati di una ricerca dell’Aie, Agenzia internazionale per l’energia, nei 13 paesi in questione (tra questi Ghana, Tanzania, Etiopia, Senegal).
“Dal 2004 ad oggi”, spiega l’articolo, “il rincaro del petrolio comprato da questi paesi è di 10,6 miliardi di dollari extra, che equivale a tre punti percentuale del loro prodotto interno lordo. La cifra è superiore agli aiuti ricevuti nello stesso lasso di tempo dai paesi donatori e alla somma di debito cancellato. E’ amaro constatare come l’opera condotta nell’arco di più anni da personaggi dello spettacolo e dai leader politici meglio intenzionati d’Europa e d’America sia riuscita, pian piano e con fatica, a far breccia nell’egoismo di governi e banchieri solo per girare a qualche sceicco i soldi messi alla fine sul piatto. Ma l’aritmetica dice che è proprio questo che sta succedendo”.
A questo punto, ancora più nera è la prospettiva per il già difficile traguardo degli Obiettivi del millennio dell’Onu in materia di lotta alla povertà, alle malattie, alla mancanza di istruzione.
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