Economia
Africa, per le ragazze ogni anno di istruzione in più può aumentare del 25% il reddito futuro
Con l’ong Amref nasce l’EmphowHer Alliance: un'alleanza di donne che si sono unite per produrre un reale cambiamento in Africa e in Italia sul tema dell’empowerment femminile. Lanciato anche "l’EmpowHER Fund”: l’obiettivo è raggiungere 500mila euro in 12 mesi. Le aree di intervento del fondo per il biennio 2025-2026 sono tutte collegate all’uguaglianza di genere e riguardano salute femminile, educazione e formazione, cambiamento climatico ed accesso all'acqua
di Anna Spena
È stata una staffetta di voci di donne: attiviste, imprenditrici, artiste, filantrope. Italiane, africane, italo-africane. Ognuna con un pezzo di storia, personale ma anche collettiva. Un’alleanza – EmphowHer Alliance – destinata a restare e presentata all’evento “EmpowHer. Voci di donne che trasformano il futuro” che è stato organizzato il 21 novembre, a Milano, da Amref Italia.
Durante l’evento è stato anche lanciato “l’EmpowHER Fund” che nasce dalla volontà di Amref Health Africa – più grande ong sanitaria africana – di coinvolgere e motivare persone, aziende, fondazioni e filantropi e filantrope a investire nell’empowerment delle donne, soprattutto in Africa, ma anche in Italia. Le aree di intervento del fondo per il biennio 2025-2026 sono tutte collegate all’uguaglianza di genere e riguardano salute femminile, educazione e formazione, cambiamento climatico ed accesso all’acqua.
«Il cambiamento è possibile», ha ricordato Paola Crestani, la presidente di Amref, «solo quando ci sono alleanze solide e condivise». Ed è grande l “EmpowHer Alliance” formata da donne impegnate nel cambiamento, intervenute all’evento. Tra loro Lara Ponti (vicepresidente Ponti S.p.a. e membro del Cda di Amref), Renata Gorgani (Ceo Editrice Il Castoro), Nicoletta Luppi (Ceo Msd Italia), Chiara Rota (Ceo e founder My Cooking Box), Beatrice Beleggia (Ceo Pianegonda), Maria Teresa Minotti (Senior Country Director PayPal), Silvia Negri Firman (Founder Negri Firman PR&Communication), Valeria Panini (Presidente Aidda Piemonte e Valle d’Aosta), Maria Elena Viola (Direttrice Donna Moderna). L’alleanza ha l’obiettivo di creare ponti, relazioni, nuove opportunità, attraverso i “mondi” e i ruoli di queste donne impegnate per una società più equa.
«Il progetto», continua Crestani, «è nato con l’obiettivo di accendere i riflettori sull’ empowerment femminile in Africa. In modo particolare l’Africa subsahariana è la parte del continente con le più profonde e radicate disuguaglianze di genere. E le donne sono le più colpite dalla povertà e dal cambiamento climatico».
Amref è stata fondata a Nairobi nel 1957, oggi è presente in 35 Paesi a sud del Sahara, lo scorso hanno ha raggiunto 38 milioni di persone. «Sappiamo, e lo abbiamo constatato, che aiutare le donne ad accedere all’istruzione e alle risorse economiche», spiega Crestani, «ha un impatto positivo su tutta la comunità».
Per ogni anno in più di istruzione che una ragazza riceve, il suo reddito futuro può aumentare fino al 25%. E ancora Il 90% dei redditi delle donne vengono reinvestiti per il nucleo familiare in attività volte al miglioramento delle loro condizioni di vita. Se i tassi di occupazione femminile raggiungessero quelli maschili, il reddito pro-capite delle 15 maggiori economie in via di sviluppo crescerebbe del 20% entro il 2030. Questi sono solo alcuni dei tanti dati che dimostrano che gli investimenti nell’empowerment delle donne e delle ragazze generano cambiamenti profondi e duraturi, migliorando le condizioni sanitarie, economiche, sociali di tutti. Per questo è fondamentale Investire nell’empowerment delle donne africane.
«L’obiettivo dell’EmpowHER Fund è di raggiungere 500mila euro in 12 mesi. Grazie al sostegno di aziende, fondazioni e filantropi abbiamo già raccolto 150mila euro in pochi mesi», ha dichiarato Annalaura Anselmi, direttrice fundraising di Amref.
«In un viaggio in Kenya», ha raccontato Lara Ponti, vicepresidente Ponti Spa società benefit e consigliera cda di Amref, «ho visto con i miei occhi la potenza di 300 bambine che potevano andare a scuola, che potevano non essere solo destinate al ruolo di mogli e madri. Pensate in Africa ogni dollaro investito nell’educazione ha un ritorno di sette. È un produttore di cambiamento a cascata. Investire nelle donne vuol dire investire nel futuro di intere comunità».
E quanto sia importante andare a scuola per le bambine e le donne africane lo ha raccontato benissimo anche Nice Nailantei Leng’ete, ambasciatrice mondiale di Amref per la lotta alle mutilazioni genitali femminili. Nice è scappata due volte dal suo villaggio pur di non sottoporsi alla pratica della mutilazione, ed è una delle pochissime donne a non essere stata tagliata nella sua comunità masaai. Quando una ragazza subisce la mutilazione, da adolescente, lascia la scuola, viene data in sposa, limitando la sua vita all’interno della famiglia dove si occupa dei numerosi figli. Tutto il potenziale viene spazzato via da dannose norme culturali, dalla povertà, da forme patriarcali dove la donna ha il valore di un oggetto e il sistema di protezione sanitario, sociale e legale è troppo debole. «Le mutilazioni genitali femminili sono anche un taglio all’educazione. Perché dopo il taglio non possono andare a scuola. Ma se parlate con le bambine e le ragazze vi diranno i loro grandi sogni: vogliono essere maestre, giornaliste, dottoresse. Vedete l’opposizione alla povertà è la giustizia. Quindi per noi l’educazione è giustizia».
L’evento è stato organizzato in collaborazione con Fondazione Riccardo Catella, con il patrocinio del Comune di Milano e il contributo di Fondazione AEM – Gruppo A2A, Fondazione Cariplo, MITI spa e MSD Italia.
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