Non profit

Africa: migliaia di tonnellate di rifiuti dai Paesi sviluppati

Un'organizzazione nigeriana denuncia come il continente sia diventato la meta "più economica" per i rifiuti pericolosi

di Antonietta Nembri

Sul banco degli imputati ci sono Francia, Gran Bretagna, Italia, Stati Uniti e Svizzera. Hanno scaricato rifiuti pericolosi in ben 11 Paesi africani: Angola, Benin, Gabon, Guinea-Bissau, Guinea Equatoriale, Nigeria, Repubblica democratica del Congo, Senegal, Sierra Leone, Sudafrica e Zimbabwe. Lo rivela un rapporto del coordinamento nazionale per la Nigeria del Segretariato della Convenzione di base sul movimento transnazionale dei rifiuti pericolosi.
In base a questa ricerca, i Paesi sviluppati avrebbero stoccato negli stati africani complessivamente circa 29mila tonnellate di rifiuti chimici e industriali, residui di pesticidi e sostanze radioattive e ogni altro genere di scarto fortemente inquinante. Alcuni Paesi del continente, d’altra parte, hanno accettato di trasformare la questione in un commercio come tanti altri.
Nel documento, rivela Misna, è riportato un esempio che dà un’idea delle dimensioni dell’affare. Un Paese europeo non specificato ha sborsato circa 2 milioni di dollari (oltre 4 miliardi e 200 milioni di lire) per trasferire in Angola cinque milioni di tonnellate di rifiuti pericolosi. Il costo, intorno ai quaranta centesimi di dollaro (poco più di 800 lire) per ogni chilo di materiale stoccato, è di gran lunga inferiore a quello che dovrebbe essere affrontato per lo smaltimento in Europa.
Benin, Guinea Equatoriale e Repubblica democratica del Congo (il primo Stato del continente ad accettare questo tipo di commercio, secondo il rapporto) sono gli altri tre Paesi africani per cui si conferma l’esistenza di trattative per l’accoglimento dei rifiuti tossici.

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