Mondo

Africa: le donne abusano di cosmetici sbiancanti

Spesso si tratta di prodotti fuorilegge che causano gravissimi problemi, non ultimo il tumore alla pelle. Ma il mito della pelle chiara dilaga sui cartelloni pubblicitari

di Benedetta Verrini

In un?Africa corrosa da mille problemi c?è anche questo, un inatteso boom di prodotti per schiarirsi la pelle. E’ questa l’ultima tendenza che fa impazzire le donne africane, che utilizzano anche prodotti fuori legge, giacché possono portare a gravi inconvenienti, malattie, e non ultimo il cancro alla pelle.
Si tratta soprattutto di creme a base di idrochinone, una sostanza che agisce sulla produzione della melanina, cioè il pigmento naturale che protegge la pelle dalla esposizione eccessiva ai raggi solari. In Europa l?idrochinone è disponibile solo su ricetta medica, ed il suo uso è strettamente regolamentato anche negli Usa, visto che a piccole dosi l?agente ?sbiancante? non pone problemi ed è, anzi, talvolta usato dai dermatologi: ma a dosi massicce o con l?uso prolungato, blocca l?azione dei melanociti e favorisce l?insorgenza del cancro alla pelle.
«Anche in molti Paesi africani questo prodotto è proibito. Ma il fatto è che, se c?è la domanda, il prodotto comunque si trova, legalmente o no», chiarisce Purity Vangai, chimico e membro del Kenya Bureau of Standards, che ha di recente messo al bando alcune creme (alcune erano addirittura a base anche di mercurio). Così le skin litener cream , creme sbiancanti, si trovano sulle bancarelle dei mercati, come nei bazar, a prezzi tutto sommato accettabili, mediamente da un dollaro e mezzo a due dollari e mezzo a tubetto: si chiamano Kiss, Princess, Jaribu, Ikb. Uno dei risultati di questo boom, però, è anche l?aumento dei ricoveri, nei già affollati ospedali africani, di giovani e giovanissime con il volto devastato da eruzioni cutanee provocate dalle creme. Spesso la loro pelle appare indebolita, quasi trasparente, mentre altre volte si riempie di noduli.
Perché tutto questo? «Perché essere bianche, o comunque più chiare, in Africa è ancora uno status symbol, fa sentire più desiderate, o comunque più accettate», risponde Sameer Ambegaonkar, direttore della Scanad, una agenzia pubblicitaria keniana. «Molti non lo confessano, ma è così».
Tanto che i cartelloni stradali e gli stessi short pubblicitari televisivi giocano proprio questa carta: giovani coppie di colore in cui un Romeo scuro corteggia una Giulietta un po? più chiara, che deve il proprio successo al fatto di essersi sbiancata, e mostra orgogliosa il tubetto magico.

17 centesimi al giorno sono troppi?

Poco più di un euro a settimana, un caffè al bar o forse meno. 60 euro l’anno per tutti i contenuti di VITA, gli articoli online senza pubblicità, i magazine, le newsletter, i podcast, le infografiche e i libri digitali. Ma soprattutto per aiutarci a raccontare il sociale con sempre maggiore forza e incisività.