Famiglia

Africa: finisce il viaggio Bono O’Neill

Durante il viaggio 55 mila morti dice la rock star

di Paul Ricard

E’ finito con reciproche manifestazioni di stima (malgrado le polemiche e gli approcci diversi che hanno punteggiato la missione), e nella convinzione di aver fatto un buon lavoro il ‘tour’ africano della rockstar irlandese Bono e del segretario al Tesoro americano Paul O’Neill. Quasi due settimane che hanno visto la ‘strana coppia’ in Ghana, Sudafrica, Uganda ed infine Etiopia, dove oltre un terzo dei 62 milioni di abitanti vive con meno di un dollaro al giorno. I due – Bono da sempre paladino della lotta alla poverta’ in Africa, e della cancellazione del suo debito; e O’Neill, rigido conservatore americano, che non intende negare gli aiuti, anzi, ma vuole essere certo che essi siano mirati ed utili, non dispersi senza strategia come sostiene sia avvenuto troppo sovente – hanno fatto questo giro per attrarre l’attenzione sulla tragedia africana, e cercare di verificare sul posto quali possano essere le strategie piu’ utili per affrontarla. Pragmatico, dunque, l’approccio del segretario al Tesoro americano, ma molto aperto: aiuti si’, aiuti subito, aiuti sempre maggiori, ma accertiamoci che siano efficienti, questa in sostanza la sua posizione. Per Bono, invece, oltre che cancellare il debito, bisogna fare molto di piu’, e senza precondizioni, e smetterla con i protezionismi commerciali. Ancora ieri sera, la rockstar aveva affermato: ”Negli ultimi 10 giorni, nella regione in cui noi eravamo in missione, 55.000 persone sono morte di Aids, 14.000 madri hanno partorito figli sieropositivi, ed i governi hanno accumulato 400 milioni di dollari di debito nei pagamenti esteri”, attaccando quindi con decisione la politica agricola americana, protezionista all’ interno, liberista oltre misura verso l’Africa. Ma oggi, infine, i due hanno dichiarato la loro piena soddisfazione, e coincidenza di fatto strategica: ”E’ lui l’ uomo giusto”, ha detto Bono indicando O’Neill. Nel senso che il segretario al tesoro americano e’ colui che, a suo parere, sara’ ora in grado di portare a Washington il messaggio sulla drammatica urgenza degli aiuti all’Africa.


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