Famiglia

Africa, boom di donne in politica

Così sta cambiando la rappresentanza nel Continente

di Emanuela Citterio

Fino a cinque anni, nessuno si sarebbe immaginato uno scenario simile, ma dal 2005, quando la “donna di ferro” della Liberia Ellen Johnson Sirleaf (in foto) è salita al potere, diventando la prima donna presidente, un nuovo trend politico si è affacciato nel continente africano. Nel 2010 è boom di donne candidate alla presidenziali a sud del Sahara. All’inizio di quest’anno Ellen Johnson ha annunciato che si presenterà al secondo mandato, e correrà per le elezioni del prossimo anno.

In Togo Brigitte Kafui Adjamagbo-Johnson ha aperto un nuovo capitolo della storia politica del paese con la sua candidatura alla presidenza per le elezioni del 2010. I seggi si sono aperti il 4 marzo e si attendono in questi giorni i risultati, ma la Adjamagbo una vittoria l’ha già ottenuta: è la prima donna candidata alla presidenza più di 50 anni di indipendenza.

Ma non c’è dubbio che le elezioni più importanti del 2010 sono quelle che si apriranno in aprile in Sudan, il Paese più grande e complesso del continente, che andrà alle urne dopo essere uscito nel 2005 da una guerra durata vent’anni, tra il Nord arabo e il Sud che si inserisce come un cuneo nell’Africa nera, e con la regione del Darfur in precario equilibrio dopo la crisi scoppiata nel 2003.Tra i candidati che proveranno a sfidare l’attuale presidente Omar el Bashir c’è Fatima Ahmed Abdelmahmoud, la prima donna-candidato presidente nella storia del Sudan. Leader del partito Sudanese Socialist and Democratic Union, correrà per le presidenziali di aprile, le prime in 24 anni, e da quando l’attuale presidente Omar el Bashir è salito al potere con un colpo di stato. Ha 66 anni ed è stata presidente della sede dell’Unesco in Sudan, è stata anche la prima ministra donna nel ’74. È a Quando un tribunale sudanese ha deciso di ammetterla tra i candidati (prima era stata rifiutata) ad attenderla all’uscita c’era una folla di donne sostenitrici che la inneggiavano come la “prossima presidente del Sudan”. Una prospettiva non realistica: gli osservatori internazionali dicono che, in un modo o nell’altro, vincerà ancora el Bashir. Ma questo non ha impedito a Fatima di dire che la sua ammissione «è una grande vittoria per le donne sudanesi, che per la prima volta vedono una donna candidata alla presidenza della repubblica».

Non è una presidente, ma è tra le donne africane più conosciute a livello internazionale, per la sua tenace opposizione a Jacob Zuma e per le politiche sociali che ha importato in politica il metodo della società civile. Si tratta di Hellen Zille, l’unica donna a governare una delle nove province del Sudafrica, il Paese che a giugno ospiterà i Mondiali di Calcio.

Ex sindaco di Cape Town, la Zille è leader del principale partito di opposizione, Democratic Alliance, dopo le elezioni del 2009, presidente della provincia di Western Cape. Nel 2007 Hellen è stata premiata come “il miglior sindaco al mondo”, un riconoscimento attribuito ogni anno dal City Mayor Project, che si occupa di monitorare l’operato dei sindaci nelle principali città. Il premio le è stato riconosciuto, fra le altre cose, per un intervento urbanistico che riguarda il Green Point, l’area verde sul lungomare di Capo di Buona Speranza. Di fronte a un governo centrale molto preoccupato di fare bella figura ai Mondiali di calcio, Zille ha deciso di contrattare, chiedendo in cambio del mega stadio sul Green Point, un nuovo quartiere di case popolari.

Sul fronte burundese, Alice Nzomukunda del partito Democratic Alliance for Renewal of Burundi, ha sempre militato tra i gruppi più attivi, partecipando al movimento Conseil National Pour la Defense de la Democratie-Forces Pour la defense de la Democratie (CNDD-FDD), fino alla sua nomina come vice-presidente, carica che ha ricoperto fino all’8 febbraio 2008, quando le è stato revocato l’incarico dall’assemblea del partito.

Ma anche la politica del Rwanda si tinge di rosa. Victoire Ingabire Umuhonza, presidentessa dell’Unified Democratic Forces (UDF), guida la coalizione dei partiti d’opposizione ruandesi. Scelta come candidata dal partito, sfiderà gli altri candidati alla fine di agosto 2010, data in cui dovrebbero tenersi le elezioni nazionali. Ingabire, tornata da poco nel suo paese dopo 16 anni di esilio, è tra i critici più severi dell’attuale governo.

A proposito, quello ruandese è l’unico parlamento al mondo a maggioranza femminile: sono rosa 45 seggi su 80.

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