Salute

Africa Australe: Onu, è emergenza umanitaria

L'allarme lanciato oggi da James Morris, direttore del Programma Alimentare Mondiale (Pam) delle Nazioni Unite

di Redazione

La crisi umanitaria in Africa Australe è ”piu’ grave della crisi a Darfur” nel Sudan perche’ la carestia e’ esacerbata dagli effetti devastanti dell’epidemia di Aids: questo l’allarme lanciato oggi da James Morris, direttore del Programma Alimentare Mondiale (Pam) delle Nazioni Unite. Morris, che il mese scorso e’ stato in Sudan come inviato speciale del segretario generale dell’Onu Kofi Annan, ha detto durante una conferenza stampa a Johannesburg che, per quanto tragica sia la situazione dei profughi di Darfur, ”quello che sta accadendo nell’Africa Australe è la peggiore crisi umanitaria del mondo”. La ”spirale di morte” causata dall’Aids, dalla scarsezza di cibo, dall’incapacita’ delle amministrazioni locali di gestire la crisi e dalla mancanza di personale sta debilitando l’Africa Australe, ha spiegato Morris: non si tratta piu’ di reperire le risorse finanziarie ma di riuscire a fare arrivare gli aiuti alla gente che ne ha disperato bisogno. ”Il numero di medici, infermiere, insegnanti e altri professionisti che muoiono di Aids sta creando uno straordinario vuoto di risorse umane, – ha detto Morris. – E’ una tragedia di enormi proporzioni che sta distruggendo la capacita’ dei Paesi di gestire l’epidemia e la mancanza di cibo”. Nella regione al mondo con la piu’ alta percentuale di sieropositivi, la gente continua a morire: ”Se un aereo 747 si schiantasse a terra ogni ora, ci sarebbero reazioni a livello internazionale, – ha detto. Questo e’ il bilancio di morti con cui abbiamo a che fare, eppure il mondo non si mobilita”. Ci sono 11 milioni di orfani nell’Africa sub-Sahariana, e si prevede che il loro numero raggiunga i venti milioni entro il 2010. In Paesi come Mozambico e Malawi questi bambini e ragazzi senza genitori sono spesso anche privi di accesso a cibo, acqua potabile, istruzione e sanita’, condannati quindi a morire presto o a vivere in condizioni di estrema indigenza. In questi Paesi, l’economia in generale e il settore agricolo in particolare sono penalizzati dall’epidemia di Aids, che uccide soprattutto persone economicamente attive. L’aspettativa di vita in Zimbabwe, ad esempio, si e’ dimezzata, passando dal 2000 ad oggi da 67 a 33 anni a causa dell’Aids. Nello Swaziland il 38% degli adulti e’ sieropositivo, mentre in Sudafrica oltre 5 milioni di persone hanno contratto il virus e 600 muoiono ogni giorno. Senza cibo a sufficienza, le condizioni di salute dei sieropositivi peggiorano rapidamente, rendendoli incapaci di lavorare per mantenere se stessi o la famiglia. Ci sono segnali di speranza, ha detto Morris: in Zambia, ad esempio, l’intervento deciso e positivo del governo, che ha distribuito semi e fertilizzanti agli agricoltori, ha migliorato la produzione di grano, al punto che il Paese non solo e’ autosufficiente ma puo’ anche esportare. All’altro estremo, il governo dello Zimbabwe sta aggravando la situazione, ha detto Morris, a cui la settimana scorsa e’ stato rifiutato lfiingresso nel Paese. Secondo il governo del presidente Robert Mugabe, lo Zimbabwe quest’anno produrra’ 2,4 milioni di tonnellate di grano, ben oltre gli 1,8 milioni necessari per sfamare la popolazione, e non ha quindi bisogno del Pam, che da anni fornisce cibo a milioni di persone nel Paese. Il direttore del Pam e’ scettico: ”Spero che le loro speranze si materializzino, – ha detto oggi. Ma lo scorso anno la produzione e’ stata meno di un milione di tonnellate. Se quest’anno riescono davvero a triplicare il raccolto, sarebbe una delle svolte piu’ incredibili della storia”.


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