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«Afghanistan, vent’anni persi: invece di formare un esercito bisognava costruire scuole»

L'intervento di Wael Farouq, docente di lingua araba presso la Facoltà di scienze linguistiche e letterature straniere dell’Università Cattolica di Milano. «È sconvolgente pensare che la maggior parte dei combattenti talebani di oggi sono nati sotto l’occupazione americana. In vent’anni l'Occidente ha scelto di costruire un esercito, non di costruire scuole e questo è il risultato. Hanno creato un vuoto che per i talebani è stato facile riempire»

di Lorenzo Maria Alvaro

Ieri è stata la giornata del ritorno dei kamikaze a Kabul con due attentati suicidi che hanno ucciso oltre 90 persone tra la popolazione civile e il personale militare occidentale. Il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, ha parlato alla nazione con commozione e rabbia. Un discorso però che ha fatto trasparire tutta l'impotenza rispetto ad un disimpegno nato male e gestito peggio. Nel giro di due settimane in Afghanistan sono stati cancellati i vent'anni di presenza occidentale nella regione. È tutto perduto? Ne abbiamo parlato con Wael Farouq, docente di lingua araba presso la Facoltà di scienze linguistiche e letterature straniere dell’Università Cattolica di Milano.


Come sono stati accolti i fatti afgani dal mondo islamico?
Il mondo islamico è sconvolto, preoccupato e allarmato da quello che sta succedendo in Afghanistan. Non si deve dimenticare che il ritorno dei mujaheddin negli anni '70 dopo la guerra con i sovietici causò un grande discredito per i musulmani. Le prime onde del terrorismo religioso le abbiamo vissuto negli anni 80. Tutti i leader religiosi del mondo islamico nel mondo sono preoccupati e hanno già condannato l'ideologia talebana sottolineando che non appartiene all'Islam.

Cosa ci dobbiamo aspettare dai talebani? Quanto sono credibile le loro aperture sui diritti umani?
Il problema più profondo nell'ideologia dei talebani si può capire dal discorso di accettazione della carica di comandante, nel 2016, quando Mawlawi Hibatullah Akhundzada promise di “fare tornare l'Islam puro”.

La parola purezza è chiave per capire questo pensiero religioso. Quando la purezza è al centro di un'esperienza religiosa la cosa più importante sono le regole. E quando le regole diventano lo scopo e smettono di essere strumento cominciano i problemi. Perché quando la religiosità è governata da uno schema chiuso incapace di generare significato che risponde alla realtà le persone vivono nella paura del cadere nel peccato non nell'avventura di scoprire il bello. È un grande problema. Per questo per mantenere la purezza i talebani hanno bisogno della sharia. Il problema è che la sharia talebana non è quella islamica. Ne fanno una riduzione estrema. Di 6mila versetti del Corano solo 80 parlano di regole. Ma questi 80 versetti marginali con i talebani diventano tutto. È chiaro che per difendere la purezza per sé i talebani devono anche purificare la società E quando lo scopo è questa purezza ecco che anche la violenza è giustificata. Per tutti questi motivi non si può credere che i talebani possano cambiare o avere una svolta democratica, sui diritti umani e sui diritti sulle donne. Se cambiassero annullerebbero la propria ragion d'essere.

Adesso devono governare il Paese e hanno bisogno del riconoscimento della comunità internazionale. Neanche la ragion di Stato può portare ad un cambiamento?
I talebani non hanno alcuna organizzazione né alcuna struttura amministrativa. Sono individui che credono in un'idea in questo schema chiuso e per questo si trovano insieme accogliendo la chiamata alla jihad. Quindi anche se i loro capi volessero cambiare non potrebbero imporlo ai propri seguaci.

Ogni volta che si parla di estremismo islamico si parla di sharia. Ma in cosa consiste?
Nel Corano la sharia è una metafora, indica la religione in generale. La sharia nella lingua araba è la strada verso l'acqua nel deserto. E non è una strada qualsiasi ma la strada tracciata dai piedi delle persone che hanno fatto un cammino di fede. La sharia dei talebani è una ideologia che presenta l'altro come nemico. E non c'è nessuna ideologia peggiore di quella religiosa.

Che rapporto c'è tra questa versione dell'islam talebano con gli altri fenomeni di estremismo che in queste ore stanno trucidando la popolazione con gli attentati a Kabul?
Ci sono differenze. Ma sono marginali. Posso anche dire, rendendomi conto di essere estremo, che anche i Fratelli Musulmani sono inclusi. Il problema grave di tutti questi movimenti è trasformare la religione in ideologia politica forzando i versetti del corano nella loro interpretazione e peso.

Questa è la fonte di tutta la violenza. È questo il cuore del problema dell'estremismo islamico, il disastro. Non dimentichiamo che, ironia della sorte, il primo grande intellettuale chiamato per modernizzare l'Islam era un afghano, Jamal al-Din al-Afghani. È il padre della riforma moderna dell'Islam.

Queste due settimane hanno spazzato via vent'anni di presenza e investimenti occidentali nel Paese. Come si spiega?
È sconvolgente pensare che la maggior parte dei combattenti talebani di oggi sono nati sotto l’occupazione americana, o avevano meno di dieci anni quando è iniziata. Eppure, la loro ideologia è rimasta la stessa dei talebani prima dell’occupazione. Gli americani e i loro alleati, in vent’anni, non sono mai usciti dalle loro basi per interagire con la società afgana. Hanno scelto di costruire un esercito, non di costruire scuole e questo è il risultato. Hanno creato un vuoto che per i talebani è stato facile riempire di nuovo. Nel vuoto cresce il male e ora la popolazione afgana ne sta pagando dolorosamente le conseguenze.

Per l'Afghanistan è tutto perduto?
Non è detto. Anche l'Arabia Saudita venti anni fa era allo stesso punto dell'Afghanistan talebano. Oggi guardate dov'è. Questo cambiamento è il risultato naturale di 200 mila studenti sauditi che sono andati a studiare in Occidente, sono tornati a casa diventando testimonianza viva di un'altra strada possibile. E così oggi le donne saudite lavorano, studiano, guidano e viaggiano. Il tempo può aiutare solo se si decide di dare spazio al bene non al male. Ma anche l'Occidente deve fare a sua parte. Finché esisterà un potere Occidentale che sosterrà, in molti modi compreso questo vuoto degli ultimi vent'anni, la presenza di questi estremismi non avremo alcun cambiamento.

Foto: Avalon/Sintesi

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