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Afghanistan: ritardi e rinvii dei progetti Usa per ricostruzione

Già a giugno un rapporto dell'ufficio contabile del Congresso americano aveva criticato insufficienza dei finanziamenti, carenza di personale e assenza di controlli.

di Chiara Brusini

Quattro anni dopo, 1.3 miliardi di dollari sono gia’ stati spesi ma la maggior parte dei progetti di costruzione messi in cantiere in Afghanistan dagli Stati Uniti sono ancora di la’ da venire. E come se non bastasse, scrive il New York Times, a Washington si pensa ad una riduzione significativa delle truppe americane entro la prossima primavera, circa 4mila unita’, con la guerriglia talebana che intensifica gli attacchi.

A quattro anni dall’invasione americana nel Paese governato dai Taleban, nell’ottobre del 2001, i risultati stentano a vedersi e a Kabul lamentano la lentezza dei cantieri e l’inesperienza di chi ci lavora, spesso personale locale. ”I fondi arrivano in Afghanistan – commenta Amin Farhang, ministro dell’Economia – ma non sappiamo come e quando vengono spesi”. La societa’ americana Louis Berger Group, cita ad esempio il New York Times, avrebbe dovuto completare 96 progetti per la costruzione di cliniche e scuole entro settembre dello scorso anno, ma di questi solo nove cliniche e due scuole hanno finora aperto.

”Se giochiamo al gioco dei numeri, stiamo andando male, non c’e’ dubbio – si difende il vice presidente Thomas Nicastro – se si considera sul piano dello sviluppo, allora capite quello che stiamo tentando di fare”. Un rapporto di giugno dell’ufficio contabile del Congresso americano aveva criticato gli sforzi per la ricostruzione, caratterizzati da finanziamenti insufficenti, carenza di personale e assenza di controlli, e accusato il dipartimento che li coordina, l’Agenzia per lo sviluppo internazionale (Aid).

”Dobbiamo davvero riformare i programmi di assistenza dall’estero in questo Paese – ha dichiarato Jean Mazurelle, manager della banca Mondiale in Afghanistan – Non siamo nella posizione di poter fornire i risultati che la gente di questo Paese si aspetta”.

La replica dell’Aid e’ affidata al direttore della missione a Kabul, Alonzo Fulgham, il quale ha invece detto che i progressi ci sono stati, sia dal punto di vista dell’istruzione che da quello sanitario, ricordando soprattutto che sono risultati conseguiti in un contesto di scarsa sicurezza, a causa degli attacchi della guerriglia. Fulgham ha anche fatto presente che grazie ai programmi americani sono state costruite o ristrutturate 312 scuole, 338 cliniche e asfaltati chilometri e chilometri di strade. Anche se grati, gli afghani, e per primo il governo, non esitano a criticare gli sprechi. ”Questo periodo d’oro e’ stato anche un periodo di grandi sprechi – dice Jawed Ludin, capo dello staff del presidente Hamid Karzai – L’efficienza non e’ stata migliorata”.

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