Mondo
Afghanistan. più peso alla missione civile e alla politica
Lettera aperta del Forum Solint
di Paolo Manzo
Le Ong del Forum Solint hanno salutato con favore i segnali politici volti a modificare la strategia finora adottata in Afghanistan e tendenti a prestare maggiore attenzione alla realtà socio-economica afgana, ai bisogni e aspettative delle popolazioni e delle istituzioni per una vita migliore, la ricostruzione e lo sviluppo. Molte sono state le promesse, pochi gli aiuti e le realizzazioni, grande quindi la delusione della gente che in alcune aree è tornata a contare sulla tutela di loschi potentati locali e degli stessi taliban. Nel decreto legge del governo questo cambiamento si è tradotto in una prima positiva previsione di stanziamenti per attività sociali e di ricostruzione, che rimangono purtroppo ancora molto insufficienti e troppo squilibrati rispetto alla componente militare.
Dietro alla definizione di ?guerra al terrorismo? si nascondono, ad avviso del Forum Solint, finalità e obiettivi diversi, con diverse modalità di intervento da parte dei vari paesi che vi partecipano, compresa l?Italia. Esse hanno chiesto e chiedono nuovamente al Governo italiano maggiore trasparenza e linearità mostrando di saper assumere con coraggio e fino in fondo le scelte che si impongono con evidenza. Fare passare infatti una presenza militare che deve combattere il terrorismo come ?operazione umanitaria? produce non solo confusione politica, strategica ed operativa ma anche danni irreparabili per la stessa azione umanitaria che perde così il suo significato vero e profondo. Esse hanno inoltre chiesto di esigere in sede Nato i necessari chiarimenti per dare finalmente risposta alla domanda sui precisi scopi della nuova fase dell?Isaf, sulla sua collocazione nella strategia più generale del sostegno all?Afghanistan e al processo di consolidamento istituzionale e di sviluppo, sulle iniziative da intraprendere nel contesto geopolitico regionale, sulle conseguenti e coerenti scelte politiche e operative da mettere in atto, anche militari se ritenute indispensabili, ma non solo e non in modo prioritario. Le Ong del Forum Solint, al di là del rifinanziamento della missione che per ovvie ragioni interne e internazionali non può che essere riconfermato, ritengono che il 2007 dovrà rappresentare per il Governo italiano l?anno dell?approfondimento, della chiarezza e della trasparenza. Ne va della dignità e della coerenza politica del nostro paese, oltre che della più ampia sicurezza globale che non può essere assicurata e governata dalle armi, troppo spesso con insensati e inefficaci automatismi di potenza, ma dall?azione politica.
La politica dovrà infatti riprendere il ruolo prioritario. L?annunciata conferenza internazionale sull?Afghanistan, se concordata a livello internazionale, potrà essere l?occasione per individuare un nuovo percorso che, partendo dalla realtà afgana e dal programma strategico ed operativo per sostenerla rafforzando la sovranità dello Stato e le sue istituzioni, veda coinvolti anche i paesi dell?area in una visione geostrategica dei problemi e delle soluzioni da proporre.
Per il Forum Solint l?azione di assistenza, ricostruzione e cooperazione va rafforzata, da subito, segnando una netta distinzione e separazione tra cooperazione civile e azione militare. Distinzione non significa necessariamente contrapposizione. La chiarezza sulla diversità dei compiti, ruoli e attività è la condizione indispensabile per potere individuare forme di interlocuzione e talvolta di collaborazione tra componente civile e componente militare quando utile alle popolazioni, alla loro tutela e al loro sviluppo. Solo con questa netta distinzione e chiarezza, le Ong italiane ritengono di potere operare anche nella provincia di Herat ove d?altronde non sussistono maggiori difficoltà e insicurezza rispetto a Kabul e alle altre province del paese dove esse stanno agendo da anni in modo continuativo.
La cooperazione nella provincia di Herat non può però essere concepita disgiuntamente da quella realizzata dalle Ong e dalla stessa Cooperazione italiana in altre province afgane. Si tratta di una presenza diffusa che è riuscita a costruire rapporti di fiducia con le comunità e le autorità locali valorizzandole e rispondendo a reali bisogni delle popolazioni. Si tratta di un plusvalore italiano di umanità, di cooperazione e di partnership che non deve essere sottovalutato ma continuato, sostenuto e rafforzato in una visione di insieme che non può ridursi alla sola provincia di Herat.
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