Mondo

Afghanistan: Pam, emergenza cibo interna al Paese

Tutte le difficoltà dell'agenzia Onu per raggiungere la popolazione disagiata nel Paese raccontate da Catherine Bertini

di Gabriella Meroni

”Quella a cui stiamo assistendo e’ una crisi dentro l’Afghanistan, non un’emergenza per i rifugiati”. A dichiararlo durante un incontro con la stampa presso la sede del Pam a Roma e’ Catherine Bertini, il direttore esecutivo del World Food Program. Per sconfiggere il pericolo che 7.5 milioni di persone muoiano di fame, la Bertini ha chiesto il sostegno della comunita’ internazionale. Il Pam/Wfp, che questa settimana ha fatto ricominciare dagli stati confinanti gli approvvigionamenti via-terra in Afghanistan (sia nella zona governata dai taleban che in quella sotto il controllo dell’Alleanza del nord), si e’ posto come obiettivo quello di ”fornire 52.000 tonnellate di cibo al mese”, con cui sfamare 7.5 milioni di persone che vivono in Afghanistan (un milione e mezzo si prevede chiedera’ rifugio nei paesi confinanti). Il costo totale dell’operazione ammonta duque a 230 milioni di dollari a cui si aggiungono 27 milioni necessari a finanziare le operazioni speciali cioe’ rete di supporto, telecomunicazioni, aerei per personale umanitario e per le vettovaglie. Ci sono delle zone in Afghanistan che infatti non sono raggiungibili via terra, ha spiegato la Bertini. La parte centrale, ad esempio prevalentemente montuosa, potrebbe essere rifornita di cibo soltanto attraverso avio lanci di pacchi da 50 kg o 300 grammi ciascuno. ”Con il sopraggiungere dell’inverno stimiamo che 100.000 famiglie di quella zona resteranno completamente senza cibo ed una sola possibilita’ andarsene o morire”. Secondo la Bertini per evitare una simile catastrofe occorrono circa 30.000 tonnellate di cibo, una stima comunque approssimativa, come tiene a precisare, visto che il Pam non ha potuto svolgere dei controlli accurati in zona a causa della difficolta’ di accesso. ”Stiamo cercando velivoli adeguati per effettuare i lanci anche se ancora occorre identificare corridoi sicuri attravero cui effettuare le operazioni ed ottenere l’autorizzazione del governo afghano”, il conflitto infatti secondo la Bertini costringe ad ”essere flessibili e risolvere via-via ogni situazione, adesso l’obiettivo e’ raggiungere la gente in Afghanistan e rifornirla di cibo in modo che possa affrontare l’inverno”. Al momento il Pam sfama in Afghanistan 1 milione di persone attraverso le scorte gia’ presenti in loco. Il Pam opera in Afghanistan attraverso circa trecento operatori locali che si avvalgono anche del supporto di varie Organizzazioni non governative.


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