Lubbers accoglie con soddisfazione il nuovo accordo sull’Afghanistan
L’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Rifugiati Ruud Lubbers ha oggi espresso soddisfazione per lo storico accordo sul nuovo governo provvisorio in Afghanistan e ha ribadito l’impegno dell’UNHCR a fornire sostegno per creare una pace durevole che consenta a milioni di afghani di tornare finalmente a casa.
Nel suo discorso al meeting di Berlino dell’Afghan Support Group, Lubbers ha evidenziato come il ritorno della più numerosa popolazione di rifugiati e sfollati al mondo avrà un importante effetto sulla stabilizzazione e sulla ripresa economica dell’Afghanistan.
Anche prima dell11 settembre, ha dichiarato Lubbers, vi erano 3,5 milioni di rifugiati solo tra Pakistan e Iran e molti altri sparsi in 70 paesi in tutto il mondo. Durante gli ultimi vent’anni decine di migliaia di afghani sono nati in esilio e non hanno mai visto il loro paese. Inoltre all’interno dell’Afghanistan, gli sfollati sono centinaia di migliaia. Lubbers ha fatto riferimento all’accordo di Bonn come “un’importante e storica pietra miliare”. “Mi congratulo con i partecipanti per la determinazione mostrata nel portare l’Afghanistan sulla via della pace, e per l’impegno mostrato nel collaborare con il team delle Nazioni Unite presieduto da Lakhdar Brahimi” ha affermato. “Sono particolarmente soddisfatto che due donne siano state indicate per cariche autorevoli. Spero che le donne possano giocare un ruolo chiave nella costruzione di un nuovo Afghanistan, pacifico e democratico”.
Dopo la sparatoria l’UNHCR sospende alcune attività
Ieri, uomini armati non identificati hanno sparato colpi di arma da fuoco contro personale dell’UNHCR che faceva ritorno a Peshawar, nella Provincia della Frontiera Nord-Ovest (NWFP) in Pakistan, nel tentativo di fermare i veicoli delle Nazioni Unite – ben segnalati – sui quali viaggiavano. Nell’aggressione non ci sono stati feriti.
L’incidente è avvenuto nel pomeriggio mentre i due veicoli stavano tornando a Peshawar, dopo aver scortato un convoglio di rifugiati afghani verso il nuovo campo di Kotkai. Poco dopo le 4 del pomeriggio, tre uomini si sono diretti verso la strada e hanno estratto le armi per bloccare i due veicoli. Mentre il primo fuoristrada si è fermato, il secondo l’ha sorpassato nel tentativo di superare gli uomini, che però hanno sparato almeno tre colpi verso il veicolo per fermarlo.
Oggi l’UNHCR ha temporaneamente sospeso le operazioni di trasferimento nell’area di Peshawar, mentre le autorità pakistane indagano sull’incidente. Sono circa 6mila i nuovi rifugiati afghani trasferiti dall’accampamento di Jalozai, vicino Peshawar, al nuovo campo di Kotkai, dall’inizio delle operazioni una settimana fa.
Nuova fuga di afghani in Pakistan
Secondo gli afghani che fuggono dalla regione di Kandahar per cercare rifugio nella città di frontiera pakistana di Chaman, la situazione nell’ultima roccaforte talebana sarebbe sempre più precaria, mentre cibo e aiuti sarebbero sempre più scarsi.
Fino a 3mila afghani sono accampati nella cosidetta terra di nessuno intorno al posto di frontiera, molti dei quali esposti alle rigide temperature notturne.
Le autorità pakistane stanno consentendo all’UNHCR di registrare solo 250-350 persone al giorno al centro di transito di Killi Faizo alla frontiera di Chaman, nonostante vi siano circa 600 tende vuote che potrebbero ospitare la maggior parte degli afghani in attesa.
Quasi tutti i rifugiati afghani che arrivano negli ultimi giorni a Killi Faizo sono di etnia Pashtun e provengono da varie aree di tutto l’Afghanistan. Circa un quinto dei nuovi arrivi proviene da Kandahar. Coloro che provengono dal nord dell’Afghanistan dicono di essere fuggiti da città come Shebergan e Mazar-i-Sharif prima dell’avanzata delle forze dell’Alleanza del Nord.
Secondo i nuovi arrivati, altre migliaia di persone si troverebbero ancora in tre accampamenti per sfollati a Spin Boldak, in Afghanistan, a ridosso della frontiera di Chaman. I campi potrebbero ospitare fino a 60mila persone.
Secondo i rifugiati ai quali è stato consentito di entrare in Pakistan, le forze talebane avrebbero abbandonato le loro postazioni intorno a Spin Boldak, anche se sarebbero ancora presenti nell’area.
Lo staff che era stato evacuato ritorna a Herat, si valuta il ritorno a Hairaton
Dopo l’autorizzazione delle Nazioni Unite per il ritorno a Herat dello staff che era stato evacuato, un team di operatori internazionali delle Nazioni Unite – tra i quali uno dell’UNHCR – si trova ora nella principale città dell’Afghanistan occidentale. L’UNHCR sta prendendo accordi per il dispiegamento di altri 5 operatori internazionali che si aggiungeranno ai circa 20 locali che sono tornati al lavoro nell’ufficio di Herat oltre una settimana fa.
Per l’UNHCR la priorità immediata nella città è quella di organizzare la distribuzione di aiuti umanitari che arriveranno nei prossimi giorni con il secondo convoglio umanitario proveniente dalla città di Mashad, in Iran nord-orientale. Tra gli aiuti ci saranno tende, stufe per cucinare, teli di plastica, taniche e sapone per migliaia di famiglie di sfollati che vivono in condizioni disperate in campi a Herat e dintorni.
Se le condizioni di sicurezza lo permetteranno, l’UNHCR riaprirà i suoi uffici nella città di frontiera di Islam Qala ad ovest di Herat e quello nella provincia di Farah, più a sud, che era stato saccheggiato nei primi giorni della scorsa settimana. La riapertura di questi uffici e il dispiegamento di staff consentirà all’UNHCR di incrementare i Progetti a rapido impatto (QIPs) e altre attività finalizzate al reinserimento degli sfollati afghani e di rifugiati in paesi limitrofi, soprattutto l’Iran. I ritorni spontanei dall’Iran stanno aumentando, con una media giornaliera di circa 1.200 persone. L’UNHCR e il Governo dell’Iran prevedono rimpatri su larga scala in primavera, se le condizioni lo permetteranno.
Allo staff UNHCR che si trovava in Uzbekistan in attesa di poter essere dispiegato a Mazar-I-Sharif sabato scorso è stato consentito di entrare in Afghanistan. Nella città di Hairaton hanno incontrato i loro colleghi locali degli uffici di Mazar-i-Sharif, Kunduz e Pul-i- Khumeri e hanno discusso di questioni relative alla logistica e al personale in vista di una possibile ripresa delle attività dell’UNHCR in quelle aree.
Comincia la valutazione delle necessità nella regione di Kabul
L’UNHCR ha avviato oggi una valutazione dei bisogni di decine di migliaia di sfollati nell’area di Kabul. Avvalendosi di circa 175 osservatori di 35 Organizzazioni non governative (Ong) locali, l’agenzia sta compiendo rilevazioni in 4 provincie a Kabul e nelle aree circostanti. L’operazione dovrebbe durare due settimane, e l’UNHCR comincerà a consegnare gli aiuti non appena si conosceranno i risultati. L’UNHCR conta di assistere nell’area circa 50mila sfollati.
Durante il fine settimana, l’UNHCR ha portato a termine la distribuzione di kit di emergenza per l’inverno a 10.500 persone bisognose che vivono a Kabul. Le migliaia di famiglie identificate dall’UNHCR per questa prima fase di attività di assistenza hanno ricevuto ognuna stufe per cucinare e per il riscaldamento, teli di plastica, sacchi di carbone. coperte, maglioni di lana e coperte imbottite.
In preparazione l’assistenza al rimpatrio per gli afghani
L’UNHCR si sta preparando per assistere oltre 30mila afghani a tornare alle proprie case nelle Pianure di Shomali a nord di Kabul. Alcuni di questi sfollati vivono nell’ex quartier generale sovietico di Kabul e nella Valle del Panjshir, nel nord-ovest del paese. Le operazioni di rientro potrebbero cominciare già dalla prossima settimana.
Una volta ottenuta l’autorizzazione da parte delle agenzie che si occupano di bonifica dalle mine, l’UNHCR assisterà gli sfollati attraverso il trasporto nelle Pianure di Shomali e – in collaborazione con altre agenzie umanitarie partner – assistenza per l’integrazione, tra cui materiali per l’alloggio, acqua, assistenza medica e istruzione.
Nel frattempo l’UNHCR continua a monitorare gli spostamenti di popolazione in entrata e in uscita da Kabul. Nell’ultima settimana, oltre 7mila persone hanno fatto ritorno in città. Di questi, circa 5mila sono sfollati che avevano abbandonato la città per sfuggire agli attacchi aerei, mentre gli altri 2mila sono rifugiati di ritorno dal Pakistan.
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