Volontariato

Afghanistan: la situazione umanitaria ad oggi

Report quotidiano dell'Unhcr

di Redazione

Atterra a Kabul il primo volo umanitario dell’UNHCR
Con l’arrivo a Bagram – oggi pomeriggio – di un Ilyushin 76 proveniente dalla base logistica delle Nazioni Unite di Brindisi che ha trasportato 31 tonnellate di aiuti, l’UNHCR ha potenziato la sua disponibilità di aiuti nella capitale afghana. L’aereo, grazie anche al sostegno del Programma Alimentare Mondiale (World Food Program – WFP), ha trasportato beni di prima necessità per le operazioni di emergenza per l’inverno dell’UNHCR.
Con il volo di oggi sono state trasportate migliaia di coperte, taniche per l’acqua, set da cucina, tende, teli di plastica, sapone e kit medici per un valore di oltre 98mila dollari (216 milioni di lire), finanziati interamente dal governo italiano.
Uno dei camion noleggiati dall’UNHCR per trasportare questi aiuti da Bagram a Kabul, lungo la strada recentemente inaugurata, si sarebbe allontanato dal percorso bonificato e sarebbe incorso in una mina. Nessuno è rimasto ferito nell’incidente.
A partire da domani, l’UNHCR distribuirà parte di questi aiuti a circa 1.500 persone appartenenti a 215 famiglie che, a seguito della recente crisi, negli ultimi mesi sono fuggiti dal distretto di Chardehi, nella provincia di Kabul, verso la capitale.
Nell’ambito delle operazioni di emergenza per l’inverno, a partire dalla prossima settimana l’UNHCR distribuirà aiuti a circa 50mila persone appartenenti a 10mila famiglie particolarmente vulnerabili che vivono a Kabul e in tre provincie limitrofe per aiutarli a sopportare la rigida stagione invernale. I kit di assistenza per l’inverno contengono coperte, coperte imbottite, maglioni di lana, materassi, teli di plastica, carbone e aiuti alimentari forniti dal WFP. Molti afghani che beneficiano della distribuzione sono sfollati provenienti dalle Pianure di Shomali, un’area a nord della capitale ad alta densità di mine, e in precedenza un’importante regione agricola.
Più a nord, lungo il confine con il Tagikistan, oggi l’UNHCR ha distribuito aiuti a circa 10mila sfollati afghani accampati lungo il fiume Pyandj. Coperte, materassi, sapone, candele, fiammiferi, vestiario, set da cucina e secchi sono stati distribuiti dall’UNHCR e dai suoi partner operativi alle famiglie che vivono sull’isola di Karavul. Il WFP ha inoltre fornito aiuti alimentari agli afghani accampati lungo il fiume da circa un anno.

Prosegue il rimpatrio degli afghani
Durante la settimana è aumentato il numero degli afghani che fa ritorno alle proprie case. Ieri circa 4mila afghani sono rimpatriati spontaneamente, probabilmente per festeggiare con i parenti la festività dell’Eid. Oggi il numero di rimpatri è stato più basso – solo 1.266 dall’Iran e più di 1.000 dal Pakistan attraverso la frontiera di Chaman.
Tra gli afghani rimpatriati ieri, oltre 1.900 sono rientrati attraverso il posto di frontiera di Dogharun tra la città di Mashad, nell’Iran occidentale, e Herat, e altrettanti attraverso il posto di frontiera di Chaman.
Più della metà degli afghani che rimpatriano dall’Iran proviene dalla zona di Teheran, dove molti di loro hanno vissuto per anni, e riferisce di voler tornare nelle provincie di Herat, Kandahar, Ghazni, Zabul e Kabul. Oltre 30mila afghani sono rimpatriati spontaneamente dall’Iran da quando, il 12 novembre, la città di Herat è caduta nelle mani delle forze anti talebane.

Rifugiati ancora in fuga
Nel sud dell’Afghanistan, prosegue la fuga di persone dalla regione di Spin Boldak nella provincia di Kandahar per cercare rifugio nei campi dell’UNHCR in Pakistan. In media ogni giorno circa 300 persone arrivano al posto di frontiera di Chaman, una cifra molto più bassa rispetto alle circa 2mila delle scorse settimane.
I nuovi arrivati a Chaman dicono di essere fuggiti a causa dell’aumento delle tensioni inter tribali e per il timore che nell’instabile regione scoppi una guerra civile. Altri invece intendono ricongiungersi con i famigliari che avevano lasciato l’Afghanistan in precedenza. L’UNHCR si augura che le nuove autorità della regione ripristinino al più presto l’ordine e la legalità in modo da poter riaprire l’ufficio di Kandahar e assistere la popolazione sfollata nella regione e gli afghani che vi faranno ritorno.
Prosegue la registrazione dei rifugiati nel centro di permanenza temporanea di Killi Faizo, che attualmente ospita 4.500 afghani, mentre sono oltre 18mila i rifugiati che alloggiano al campo UNHCR di Roghani. Il vicino campo gestito dalla Mezzaluna Rossa degli Emirati Arabi Uniti ospita 2mila afghani.
Domani l’UNHCR ha in programma di aprire un nuovo campo a Landi Karez, a 5 km da Roghani, ai piedi delle colline di Kohjak presso Chaman.
Un grave incidente si è verificato ieri, quando diversi camion dell’agenzia umanitaria Concern sono stati bloccati lungo la strada tra Quetta e Chaman e un autista è rimasto ucciso nello scontro a fuoco. Le autorità pakistane stanno indagando sull’incidente.

Dispiegato staff dell’UNHCR a Mazar-i-Sharif, rafforzato il personale a Herat
Martedì operatori dell’UNHCR e di altre agenzie delle Nazioni Unite hanno attraversato il Ponte dell’amicizia che collega Uzbekistan e Afghanistan e hanno fatto ritorno a Mazar-i-Sharif, una città devastata dai recenti combattimenti e saccheggi.
Il convoglio di martedì ha segnato il ritorno delle Nazioni Unite nella principale città dell’Afghanistan settentrionale, dopo un’assenza di tre mesi dovuta al ritiro del personale internazionale dell’ONU dall’Afghanistan a seguito degli attacchi terroristici negli USA dello scorso 11 settembre.
Nei prossimi giorni, l’UNHCR ha in programma di trasferire circa 7mila tonnellate di aiuti da Termez a Hairaton, in Afghanistan, la principale base logistica a nord di Mazar-i-Sharif. Con base a Mazar, l’UNHCR intende inizialmente assistere circa 65mila persone nella regione.
Non appena l’ufficio di Mazar, saccheggiato durante le settimane successive al ritiro del personale internazionale, sarà reso nuovamente operativo l’UNHCR conta di riaprire gli uffici a Kunduz e Pul-i-Khumeri. Attualmente sono 4 gli operatori internazionali a Mazar e altri verrano dispiegati nei prossimi giorni. La situazione nella città appare calma, sebbene le condizioni di sicurezza siano ancora incerte.
L’UNHCR ha rafforzato la sua presenza a Herat dove ora si trovano 3 operatori internazionali e 20 locali, e dove presto ne saranno dispiegati altri. A Herat l’UNHCR collaborerà con l’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (OIM-IOM) che coordina la distribuzione di aiuti agli sfollati afghani che si trovano nell’accampamento di Maslakh.
Negli ultimi giorni, convogli dell’UNHCR – 25 camion in totale – hanno raggiunto Herat sia dal Turkmenistan che dall’Iran. Altri convogli dovrebbero arrivare dopo le celebrazioni dell’Eid.
A Kandahar, tre operatori locali dell’UNHCR hanno scelto ieri di rientrare da Quetta, in Pakistan, per controllare la situazione e per rivedere i loro familiari. Circa 20 tra operatori locali e internazionali dell’ufficio UNHCR di Kandahar si trovano a ancora Quetta in attesa dell’autorizzazione a riprendere le operazioni nella città, solo di recente strappata al controllo dei talebani.

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