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Afghanistan, la breccia della Lega

"Tutti a casa" vorrebbe Bossi, ma il governo fa quadrato sulla missione dei nostri militari

di Franco Bomprezzi

Il malessere per i costi economici e umani della nostra missione di pace in Afghanistan è reale e ancora una volta Bossi rilancia la Lega come “partito di lotta e di governo” proponendo il “tutti a casa”. Il ministro Calderoli rafforza le sue ragioni, il ministro La Russa difende la missione. I giornali oggi registrano questa nuova difficoltà nella maggioranza.

 

 

“«La missione afghana continua con gli alleati»”, lo dice in un’intervista al CORRIERE DELLA SERA il ministro della Difesa Ignazio La Russa. D’altro avviso il suo collega ministro Umberto Bossi, che riporterebbe a casa tutti i «ragazzi». La Russa: Non siamo in guerra, «sarebbe più facile esserlo, andare, bombardare siamo in una situazione peggiore: più pericolosa. Sì perché altri in Afghanistan sono in guerra contro di noi. Noi non siamo tecnicamente in guerra, perché le regole di ingaggio ci precludono certe attività». Quando torneranno indietro i nostri soldati? «Non lo so. Non fra poco». Bossi? «Negli ultimi anni è diventato tenero, un buon padre di famiglia. E quelle frasi («Io riporterei tutti i soldati a casa»), le ha dette alla serata di miss Padania, in un clima familiare. Ma non c’è nessuna polemica dentro il governo, la Lega ha sempre votato a favore. Io ringrazio Bossi per l’interessamento». Dove arriva Bossi non arriva l’opposizione del Pd. Francesco Rutelli (Pd), presidente del Copasir: «si deve senz’altro rafforzare il quadro della missione sul piano civile, ma non si può tornare indietro». Una posizione condivisa da Dario Franceschini e Arturo Parisi. Ma non dall’Idv Pino Arlacchi: «la guerra in Afghanistan sta costando molto senza concludere niente». La posizione de4l CORRIERE è infine espressa dall’editoriale di Franco Venturini (“Il coraggio della responsabilità”): «Ancora una volta – ed è questo che più ci allarma e rattrista – i nostri militari che rischiano ogni giorno la vita si trovano con le spalle mezze coperte e mezze scoperte: coperte da Pdl, Udc e Pd, scoperte da Lega, Italia del valori e sinistra radicale». E poi: «speriamo che finisca l’ipocrisia di considerare quella in Afghanistan un’esclusiva missione di pace mentre è ovvio a tutti che lì per rincorrere la pace bisogna fare la guerra».

LA REPUBBLICA alle divisioni nel governo dedica il titolo di apertura: “Afghanistan, altolà della Lega «La democrazia non si esporta»”. Il virgolettato appartiene al ministro Calderoli che in una intervista a pagina 3 avverte: “Gli italiani stanno col Senatur via anche da Libano e Balcani”. «Un Calderoli di lotta e di governo», secondo la definizione dell’intervistatore Luciano Nigro, che a tutto campo e a spada tratta difende Bossi («riportiamoli a casa» aveva detto dei nostri soldati laggiù), riaffermando però la fedeltà all’esecutivo. «Non chiediamo mica di non mantenere gli impegni presi. Ma è possibile, intanto, fare un bilancio dei risultati raggiunti?… Anche io un tempo ero interventista. Poi ho fatto il mea culpa… I tempi dell’emancipazione sono diversi. Non ce la fai a costruire la democrazia, il contesto culturale e storico è diverso dal nostro». In un altro pezzo Marco Favale disegna le posizioni dell’esecutivo. Bossi è isolato. I suoi colleghi ministri prendono le distanze chi con più, chi con meno diplomazia. Qualcuno come Brunetta la mette su un piano per dir così valoriale: «Lì ci giochiamo anche la nostra libertà non possiamo pensare di guardare solo al nostro ombelico». Frattini intanto annuncia l’utilizzo dei Tornado nelle azioni di combattimento. Ovviamente il Pd è al contrattacco. La Russa, ministro della difesa, conferma: i Tornado potranno sparare con i cannoncini di bordo. Una scelta che piacerà agli alleati internazionali. C’è spazio anche per un reportage dell’inviato Guido Rampoldi: “E il Paese si prepara al voto in un clima di odio e di paura”. I tanti candidati, ciascuno con uno stato straniero che l’appoggia, lottano contro Karzai, che ormai – scrive Rampoldi – «non è più il nostro uomo a Kabul», ovvero ha perso l’appoggio degli Stati Uniti e ha intessuto alleanze controverse.

La frase di Bossi che per Marcello Foa è «un temporale estivo, fa rumore ma passa in fretta» apre la pagina esteri ma non compare nella prima pagina de IL GIORNALE di oggi. Foa contestualizza la dichiarazione del ministro Bossi e scrive : «Una frase in piena notte guardando le modelle che a Motta Visconti sfilavano per la selezione di Miss Padania e Umberto Bossi è tornato a esser il Giamburrasca della politica estera italiana; originale, ma non sempre coerente, dall’euro al Kossovo. Ora tocca all’Afghanistan ed è di nuovo bufera. Bossi vorrebbe portare  a casa tutti i soldati  italiani impegnati. La missione, dice, costa un sacco di soldi e visti i risultati  bisognerebbe pensarci su». Marcello Foa aggiunge anche un’altra frase del Senatur che invece le agenzie tralasciano: «In Afghanistan c’è un problema internazionale che non è semplice da risolvere». IL GIORNALE nell’articolo che analizza gli interventi della coalizione mette in risalto l’uso di mezzi importanti, ad esempio «le truppe tedesche hanno usato, giorni fa, i panzer e non accadeva dal 1944». Il retroscena di quanto accade in Afghanistan è svelato da Fausto Biloslavo: «Il generale Rosario Castellano, responsabile del settore ovest del turbolento Afghanistan lo aveva previsto: «Nei mesi di giugno, luglio e agosto aumenterà la violenza perché finisce la stagione della raccolta del papavero e i talebani che si finanziano col traffico d’oppio hanno soldi per finanziare gli attacchi. A luglio gli attentati nella zona italiana sono stati 134, lo scorso anno nello stesso periodo erano stati 56». Il 20 agosto si terranno le elezioni per il Capo dello Stato e Biloslavo dà un quadro di questa consultazione: «Si eleggerà il capo dello Stato e si sono presentati in 41, a dimostrazione della frammentazione  della politica afghana. Fra gli sfidanti l’attuale presidente Karzai che gli afgani criticano per aver fatto dilagare la corruzione e non aver  fatto politiche per lo sviluppo dell’occupazione».

“Il dovere dell’Italia a Kabul” è il titolo di un editoriale di Vittorio Emanuele Parsi in prima pagina de LA STAMPA che analizza la situazione in Afghanistan. L’editorialista sottolinea le tensioni alle quali è sottoposto il governo italiano. Da una parte, visto l’intensificarsi degli attacchi, «i nostri soldati saranno chiamati sempre più a svolgere con crescente continuità un ruolo più aggressivo nei confronti degli insorti» dall’altra parte «per motivi di bilancio il governo sta operando per la riduzione degli organici della difesa, dove l’Esercito è in grado di schierare non più di 7 brigate operative per un totale di 20-25.000 uomini. Un numero così esiguo da rendere impossibile adempiere per tempi prolungati a più missioni internazionali di un certo respiro». Il ritiro adesso dell’Italia sarebbe però inteso come un fallimento della missione Nato e come segno di debolezza dell’Europa, scrive l’editorialista. All’interno un primo piano si apre con le diverse posizioni politiche sia all’interno della maggioranza che dell’opposizione. Con la Lega singolarmente schierata sullo stesso fronte di “Sinistra e libertà” e Idv per il ritiro. Il Pd parla della necessità di ridefinire la missione dell’Italia sul piano internazionale e Maurizio Gasparri del Pdl dice che «la vera risposta è dare più mezzi e migliori». Un reportage dell’inviato de LA STAMPA a Herat riferisce le previsioni fatte dalla missione in Afghanistan. Nel mese di agosto ci sarà un picco di attacchi – fino a quattro al giorno – almeno fino alle presidenziali che si svolgeranno il 20, secondo le indagini fatte dall’intelligence italiana e alleata.

E inoltre sui giornali di oggi:

GIUSTIZIA
LA REPUBBLICA – “È in arrivo il Lodo Bernardo: la Corte dei Conti non potrà indagare su premier ed enti”. Dalla prima a pagina 10, riferisce Liana Milella: nel suo emendamento al pacchetto anticrisi, Bernardo vorrebbe inserire alcune clausole che di fatto bloccherebbero la Corte. La quale per poter indagare dovrebbe avere «una specifica e precisa notizia di danno» e dovrebbe sapere, prima di avviare una indagine, che quel danno «sia stato cagionato per dolo o colpa grave». In pratica dovrebbe sapere prima quel che l’inchiesta produrrà. Intervistato Eugenio Francesco Schiltzer, procuratore della Lombardia, sostiene che «l’emendamento ingessa l’azione del pubblico ministero contabile e circoscrive nettamente l’ambito di perseguibilità dei fenomeni di cattiva gestione delle risorse pubbliche… L’effetto potrebbe essere dirompente perché sarebbero escluse gestioni molto rilevanti come quelle delle aziende municipalizzate e di quelle analoghe regionali. Per non parlare di Consob, di Bankitalia e di tutte le altre Authority».

NONNI
CORRIERE DELLA SERA – “Il Papa elogia i nonni: decisivi per le famiglie” e il CORRIERE ospita l’intervento (con richiamo in prima pagina) del geriatra Carlo Vergani: «In Italia ci sono quattro nonni di età superiore ai 65 anni per ogni bambino di età inferiore ai 6. Sono anziani capaci e in qualche maniera prestigiosi, perché a 65 anni l’attesa di vita è ancora di vent’anni e a 75 di dieci. Ha fatto bene il Papa a ricordare la loro importanza: sono un ammortizzatore sociale».

RONDE
LA REPUBBLICA – “Ronde, scontri a Massa: arresti e feriti”. Gruppi di sinistra contro le SSS, ovvero il Servizio Sociale di Sicurezza messo in piedi da un consigliere comunale di La Destra. Tafferugli, qualche ferito, un paio di denunciati e un maresciallo dei carabinieri denunciato perché faceva il saluto romano (fuori dal servizio). Il commento di Gad Lerner non lascia dubbi: “Fermate questo delirio”. Condivisibile l’appello: «è auspicabile che il governo corra ai ripari… Le ronde non sono oggi e non saranno domani d’aiuto al mantenimento dell’ordine pubblico».

SUD

LA STAMPA – “Berlusconi: più fondi al Sud” titola in prima LA STAMPA, che dà ampio spazio all’annuncio del premier sullo sblocco dei fondi per il Sud Italia. Palazzo Chigi vuole stanziare almeno 18 miliardi, mettendo in campo le risorse comunitarie, ma dovrà sottoporre la proposta al Tesoro. Il ministro La Russa in una intervista con LA STAMPA si dice d’accordo, ma chiede che venga garantito che i fondi non vadano alla criminalità.

ALCOL

IL GIORNALE – Intervista a tutta pagina, la 40, a Riccardo Gatti, direttore del dipartimento Dipendenze  dell’Asl di Milano. Gatti, d’accordo con l’ordinanza Moratti, annuncia una serie di lezioni per prevenire l’abuso di alcol che si terranno dal prossimo anno scolastico nelle scuole, negli oratori, nei gruppi di boyscout e nel mondo del lavoro.  Servirà? «Si può mostrare un fegato spappolato  dalla cirrosa epatica e non uno dei ragazzi cambierà  atteggiamento. Abbiamo messo a punto un metodo che si basa sulla drammatizzazione della situazione. Il problema per il giovane è dire no ai suoi amici senza sentirsi discriminato. Noi insegniamo a rifiutare l’offerta e di alcol dando alternative». Perché i ragazzi si ubriacano: «Bevono per uscire dalla realtà è un cambiamento che gli educatori non hanno afferrato». Un’infografica dà una serie di dati, fra questi: il 34% dei ragazzi milanesi di 11 anni avrebbe già avuto problemi con l’alcol.

MULTE CONDONATE

IL SOLE 24 ORE – L’apertura è dedicata al mini condono per le multe precedenti al 2004, inserita nella manovra estiva che sarà votata domani alla Camera. Una multa su tre non viene pagata, per un buco di 500milioni di euro l’anno per i Comuni: per recuperare almeno qualcosa, ora c’è questo condono per cui i cittadini potrano chiudere la pratica con un forte sconto, pagando poco più della sanzione minima. I Comuni hanno già drizzato le antenne, soprattutto al Sud. Anche perché un altro articolo del ddl sulla sicurezza stradale toglie ai Comuni, per darli alle province, le sanzioni provenienti daglie autovelox sulle provinciali.

SCUDO FISCALE
ITALIA OGGI – “Quando lo scudo conviene” è il titolo d’apertura preludio all’editoriale di Marino Longoni. Il pezzo mira a fare chiarezza e sfatare i luoghi comuni circa la manovra di Tremonti per il rimpatrio dei capitali detenuti all’estero. Prima di tutto «non è vero che lo scudo fiscale è un premio agli evasori». Infatti chi ha esportato capitali non ha commesso reato, perchè non ha evaso alcuna imposta. Dunque «se vi è reato, questo continuerà ad essere punito». Inoltre noi italiani pecchiamo «di eccessiva esterofilia». Infatti non è vero che « i soldi all’estero rendono di più». Basti guardare lo tzunami finanziario che la crisi ha messo in atto sopratutto proprio oltre confine. Stesso discorso vale per un’altro luogo comune che riguarda la maggiore sicurezza dei capitali all’estero. «La stessa norma che ha introdotto lo scudo fiscale ha previsto una presunzione di evasione per i capitali detenuti all’estero e non dichiarati. E ha raddoppiato le sanzioni».
 
IMMIGRAZIONE
IL SOLE 24 ORE – La crisi rischia di fermare i rientri in patria, per le vacanze, degli immigrati. Solo in Italia si parla di 4 milioni di potenziali viaggiatori. Le compagnie aree, per invogliare i clienti, hanno creato i “biglietti etnici”, detti più propriamente VFR-visit friends and relatives: biglietti con data del rientro aperta per molti mesi, 40 kg di bagaglio, prezzo contenuto. Ciò nonostante il calo è stimato essere attorno al 60% rispetto al 2008. Altro fenomeno rilevato, l’aumento dei biglietti solo andata: in molti preferiscono aspettare in patria la fine della crisi, per tornare in Italia quando tornerà anche il lavoro. Di spalla Michele Calcaterra firma un bel pezzo da Horcajo de la Sierra, in Spagna, sui tre milioni di marocchini che in questi giorni stanno attraversando la Spagna per tornare in patria attraverso lo stretto di Gibilterra.

AFRICA
ITALIA OGGI – “Africa più attrattiva” è un articolo di Francesco Barbieri a pagina 26 che analizza “le opportunità finanziarie di questo mercato emergente”. «Il recente viaggio di Barak Obama in Africa ha portato sotto la luce dei riflettori dello sviluppo economico di questo continente, caratterizzato da smisurate ricchezze e da una diffusa povertà». A fronte dell’impegno dei grandi della terra ad un importante aiuto «c’è stata un esplicita richiesta all’impegno in prima persona dei dirigenti africani, in un grande progetto di sviluppo». Bisognerà attendere per vedere i risultati e se la richiesta verrà accolta. Per quanto riguarda il mercato «per chi creda e voglia investire nel futuro economico dell’africa il mercato dei cloni finanziari permette finalmente di prendere posizione sull’intero mercato continentale e non soltanto su di un singolo paese».   

CINA
CORRIERE DELLA SERA – “Cina, manager bastonato a morte dagli operai”. La rivolta contro un progetto di fusione che avrebbe causato 10mila licenziamenti provoca la morte del direttore generale  dell’azienda statale dell’acciaio. È successo nel nord est del Paese. Il manager è morto dopo esser stato massacrato a colpi di pietre bastoni da migliaia di operai urlanti.

 

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