Politica

Afghanistan: di umanitario c’è il 10%

Lo dice Stefano Piziali (Cesvi): la sicurezza assorbe quasi tutte le risorse

di Redazione

«Il 90% quello che viene speso in Afghanistan è legato alla sicurezza, solo il 10% alle attivita’ legate allo sviluppo e ricostruzione, anche le ong sono costrette ad aumentare sempre di più le spese per garantire la vita ai propri operatori». A dirlo in un’intervista all’Agi è Stefano Piziali, responsabile della sicurezza della ong Cesvi, al rientro da una missione di verifica dei progetti di formazione professionale, sostegno e equipaggiamento dell’ospedale psichiatrico di Herat, in Afghanistan.

I dati resi noti dal rapporto dal segretario generale delle Nazioni Unite Ban Ki-Moon sulle vittime provocate dalla guerra in Afghanistan rivelano che nei primi otto mesi del 2008 sono morte 4600 persone, di cui 1445 civili, il 39% in piu’ rispetto allo stesso periodo del 2007. In aumento nel Paese i cosidddetti “incidenti legati alla sicurezza”, circa 983 tra attentati, bombardamenti. Grave il conto delle vittime innocenti causate dai bombardamenti aerei della coalizione Isaf, 393 civili uccisi per errore. «La sicurezza è peggiorata ulteriormente» afferma Piziali, anche in aree considerate prima tranquille, la provincia di Herat e il nord del paese» afferma Piziali, «tre elementi rendono pericoloso e a volte impossibile il lavoro delle ong: diversi contingenti militari nell’ambito dei Prt (Provincial reconstruction team) compiono azioni umanitarie di ricostruzione con automezzi bianchi come quelli dell’Onu e delle ong, creando confusione sul campo, esponendo ad attacchi gli operatori non governativi. Poi, nel nord est afgano, nella zona di Kunduz, uno dei signori della guerra, Gulguddin Hekmatyar, ha abbandonato il governo Karzai e si muove autonomamente con l’aumento di eventi bellici, e la grande offensiva militare dei talebani annunciata per l’estate non e’ avvenuta, la maggiore pressione delle forze multinazionali sulle loro basi di partenza li ha costretti a scegliere forme di terrorismo e di guerriglia subdola invece di azioni piu’ facilmente contrastabili dal contingente Isaf».

«Le conseguenze gravano sulla popolazione civile e le attività di fronte ad atti terroristici le azioni militari di risposta sono a volte sproporzionate, come ricorda il rapporto di Ban Ki-Moon, le centinaia di vittime legate ad incidenti causati da Isaf minano la credibilita’ della missione stessa in Afghanistan» afferma Piziali. «A Kabul, Mazar el Sharif, Herat, la situazione è migliorata, c’è però grande miseria nelle strade, anche se molti lavorano, si trovano i beni nei negozi, una volta irreperibili, in città arrivano più facilmente risorse, investimenti».

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