Mondo

Afghanistan: Berselli, Alpini non sono boyscout

Il sottosegretario commenta, in un'intervista a Libero, il clamore suscitato dalla notizia che i soldati italiani saranno in una zona di combattimento

di Giampaolo Cerri

”Le forze armate sono appunto ‘armate’. Altrimenti sarebbero la Croce rossa o i boy scout”. A parlare della missione degli alpini in Afghanistan, e’ il sottosegretario alla Difesa, Filippo Berselli, che in un’intervista a ‘Libero’ aggiunge: ”i nostri soldati vanno in una zona pericolosa dove sappiamo che potranno combattere” e ”il ministro della Difesa Martino non ha mai detto che e’ una scampagnata. Ha spiegato addirittura che si tartta della missione militare all’estero piu’ impegnativa dalla fine della Seconda guerra mondiale”. E a proposito delle polemiche sorte dopo le affermazioni Usa sul ruolo degli alpini, Berselli afferma: ”Non possiamo star dietro alle parole di un militare americano che dice che ‘gli alpini vanno a fare la guerra’. Lui puo’ dire quello che vuole ma la nostra missione non cambia: noi dobbiamo garantire la pace. La guerra e’ finita, il regime dei talebani e’ stato eliminato e Al Qaeda e’ quasi sgominata. Rimangono dei focolai. E noi andiamo a mantenere la pace, che c’e’ gia’, con le armi. Una tipica operazione di peace keeping” “Del resto abbiamo riscontrato in questi anni come l’imprenditore sociale è affidabile quanto quello di profitto ed in certi casi anche di più. Per questo ribadiamo come profit e non profit sono sempre più assimilabili, se non altro per la reale capacità di “rete” contribuendo a creare valore aggiunto soprattutto per quelle fasce di popolazione più in difficoltà, contribuendo a creare nuovi posti di lavoro”. I progetti finanziati nel CdA di ieri vanno dall’avvio di una casa alloggio per malati di Aids, all’acquisto e ristrutturazione di immobili per una comunità residenziale psichiatrica ed una casa famiglia per persone con handicap grave. “Ogni progetto è una caso talmente originale ed interessante che andrebbe raccontato in tutti i suoi aspetti. Per questo abbiamo intenzione di riunire quelli più stimolanti, replicabili in altri territori e rappresentativi di come le imprese sociali possano contribuire a migliorare le condizioni di vita di molte persone svantaggiate, in una raccolta che rappresenti i casi d’eccellenza finanziati in questi 8 anni di operatività”. Tra le iniziative finanziate ieri particolare è il caso della Cooperativa sociale L’Approdo di Avellino che attraverso un finanziamento Cosis di 39.000 Euro attiverà un impianto di coltivazione del vitigno “Barbatelle Fiano di Avellino” ampliando altresì le aree coltivate a frutteto. La cooperativa nata nel 1998 per volontà della Diocesi di Avellino impiega soggetti ammessi a misure alternative alla detenzione e attraverso il nuovo progetto prevede di impiegare a regime 3 nuovi occupati 1 dei quali svantaggiato. “L’iniziativa, commenta Zapponini, oltre a produrre e diffondere un ottimo prodotto vinicolo riconosciuto ed apprezzato in tutta Italia, darà l’opportunità ai detenuti di poter trovare un’occupazione momentanea in attesa che, dopo aver scontato la pena, possa divenire definitiva. Come diciamo da tempo da costo sociale diventano un “centro di ricavo”, restituendogli dignità non solo lavorativa, ma anche e soprattutto umana”


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