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Afghanistan, 5.250 vittime negli ultimi sei mesi: mai così tante dal 2009

L'allarme lanciato da Save the children citando il Rapporto Onu: "Almeno 400 i bambini uccisi e 1.121 mutilati nel solo periodo tra gennaio e giugno 2016. Le parti in causa tengano fuori i minori dalle violenze" esorta Ana Locsin, direttore dell'ong nel paese mediorientale

di Daniele Biella

Le vittime civili in Afghanistan, tra gennaio e giugno 2016, sono state 5.166 – a cui si aggiungono le almeno 80 dell'attentato alla manifestazione di Kabul di ieri – con un incremento di più del 4% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Ben 155mila afgani hanno dovuto abbandonare le proprie case nei primi sei mesi dell’anno, il 10% in più rispetto al 2015: sono le nuovi drammatiche cifre pubblicate nell'ultimo Rapporto della Missione delle Nazioni Unite in Afghanistan. "Si tratta di dati davvero scioccanti e rappresentano una significativa marcia indietro nei progressi raggiunti per i bambini afgani", sottolinea Ana Locsin, direttore di Save the Children Afghanistan.

“Save the Children condanna duramente tutti gli attacchi sui bambini ed esorta tutte le parti in Afghanistan a fare della protezione dei civili, in particolare dei bambini, una priorità”, aggiunge Locsin. Secondo il Rapporto dell'Onu, circa 400 bambini sono stati uccisi e almeno 1.121 hanno subito mutilazioni in Afghanistan tra gennaio e giugno del 2016, il semestre in cui si è registrato il maggior numero di vittime civili nel Paese dal 2009. Quasi un terzo di tutti i morti e feriti tra i civili sono bambini e il numero totale dei bambini vittime delle violenze è aumentato del 18% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno.

“Oltre all’evidente rischio per la loro vita, essere testimoni di attacchi ai civili può causare un forte trauma ai bambini, spesso con problemi psicosociali che possono incidere sul loro sviluppo a lungo termine. Molti bambini assistono alla morte o al ferimento dei loro familiari, episodi sconvolgenti che possono avere enormi ripercussioni sulle loro vite, soprattutto se il capofamiglia non può più lavorare o prendersi cura di loro”, prosegue Locsin. “I bambini sono sempre vittime innocenti: non prendono parte al conflitto e devono essere protetti da ogni pericolo”.

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