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Affinati sul caso Rami: «La cittadinanza? Non è un premio e neanche una punizione»
Rami, il tredicenne di origine egiziane nato in Italia nel 2005 che ha sventato la tragedia dello scuola bus a San donato Milanese, merita la cittadinanza italiana? Il ragazzino lo scorso mercoledì è riuscito a dare l’allarme e avvertire i carabinieri, salvando i suoi compagni. Ma attenzione a non far passare un messaggio sbagliato: la cittadinanza non dovrebbe essere un merito, ma un diritto di tutti i ragazzi che nascono qui
di Anna Spena
Rami Shehata, il tredicenne di origine egiziane nato in Italia nel 2005, che ha sventato la tragedia dello scuola bus a San donato Milanese, merita la cittadinanza italiana? Il ragazzino lo scorso mercoledì è riuscito a dare l’allarme e avvertire i carabinieri, salvando i suoi compagni. A lanciare la proposta è stato il papà di Rami, Khalid Shehata. Ma attenzione a non far passare un messaggio sbagliato: la cittadinanza non dovrebbe essere un merito, ma un diritto di tutti i ragazzi che nascono qui.
«Io penso», dice lo scrittore Eraldo Affinati, «che la cittadinanza non dovrebbe essere un premio, ma qualcosa regolata delle leggi, dal diritto». Per il caso di Rami si parla di cittadinanza onoraria: «E questo va bene», continua Affinati. «In Italia esistono casi in cui la cittadinanza viene concessa per meriti speciali. Ma a Rami spetta a prescindere dal gesto che ha compiuto».
«Questo è un tema», continua Affinati, «che mi tocca molto da vicino. Sono stato tra i primi firmatari, insieme a Franco Lorenzoni, della proposta per dare la cittadinanza ai ragazzi immigrati».
Anche se lo Ius soli è naufragato e stando alle dichiarazioni dell’attuale vicepremier Di Maio “non è nell’agenda di governo”, la questione dovrebbe tornare all’ordine del giorno.
«In questa tragedia sventata», spiega Affinati, «c’è però un aspetto molto positivo che è bene sottolineare: Rami rappresenta un eroe positivo che si può contrappore alla figura di adolescenti intrappolati negli schemi della violenza e della manovalanza minorile sfruttata dalle organizzazioni criminali. E tutti i ragazzi dello scuola bus si sono comportati in modo brillante. Sono stati lucidi, operativi. Attenzione non sono “ragazzi selvaggi” ma persone che appartengono ad una classe scolastica. Lo spirito di solidarietà che hanno dimostrato in un momento estremo è stato il risultato di un percorso fatto con gli insegnanti, dalle persone con cui loro sono in contatto. L’adolescente va plasmato. Quello che è successo ha dimostrato che quello che accade in aula ha effetti indelebili e incredibili sui giovani, è questa la potenza dell’insegnamento».
Mentre si discute sulla proposta di assegnare la cittadinanza a Rami, l’altro vicepremier, Salvini, vuole che sia tolta all’autore della strage, l’autista del Bus, il cittadino di origini senegalesi Ousseynou Sy. Ma anche in questo caso: «La cittadinanza», conclude Affinati, «va regolata dal diritto. E per punire i crimini bisogna rifarsi a quello penale».
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