Immigrazione & Educazione
Affinati: «Sugli alunni stranieri, Valditara ha fatto la mossa giusta»
Gli alunni stranieri che non parlano l’italiano andranno nelle classi in cui questi alunni sono più del 20%, ci sarà un insegnante specializzato che li aiuterà ad apprendere meglio l’italiano. Eraldo Affinati, scrittore: «È questa la strada migliore per favorire l’apprendimento della nostra lingua da parte dei ragazzi neoarrivati in Italia»
Lo ha annunciato il ministro Giuseppe Valditara al termine del Consiglio dei Ministri dello scorso 24 maggio: non più classi separate, come proposto settimane fa, ma nelle classi in cui gli alunni stranieri sono il 20% e più, dal 2025 arriverà un insegnante specializzato (ne abbiamo scritto QUI). Abbiamo chiesto di commentare l’annuncio del ministro ad Eraldo Affinati, scrittore (è da poco uscito da Gramma Feltrinelli il suo ultimo libro Le città del mondo) e insegnante, fondatore della Penny Wirton, una scuola gratuita di italiano per immigrati.
Nelle classi in cui ci sono più del 20% di alunni che non parlano bene italiano, dal 2025 il Ministero dell’Istruzione e del merito inserirà degli insegnanti per supportare l’apprendimento dell’italiano. In queste classi verrà introdotto un docente con una formazione ad hoc che affiancherà con lezioni di potenziamento il lavoro di classe. Affinati, cosa ne pensa?
È questa la strada migliore per favorire l’apprendimento della nostra lingua da parte dei ragazzi neoarrivati in Italia. Già dieci anni fa, nelle indicazioni nazionali per l’inserimento degli alunni migranti, si chiedeva la formazione di docenti specializzati in grado di affiancare i consigli di classe. Speriamo che finalmente questo si possa realizzare in modo strutturale, non estemporaneo. Il che significa prevedere percorsi individualizzati, quindi modificare anche i criteri di valutazione. Non possiamo giudicare Abdel, di madrelingua araba, allo stesso modo di Giovanni, italofono. Allo stesso tempo dobbiamo fare in modo che entrambi raggiungano i medesimi obiettivi, ovviamente secondo percorsi diversi. Affinché ciò accada, non possiamo lasciare da soli i docenti: al contrario, dobbiamo creare delle équipe educative.
Settimane fa il ministro Valditara aveva proposto di creare classi separate per bambini di origine straniera. Qual è stato il suo pensiero?
Questo sarebbe stato l’errore più grosso. Se io voglio imparare l’inglese, preferisco apprenderlo insieme a chi già lo parla. Si tratta di una persuasione che non dovrebbe essere strumentalizzata politicamente.
Già 10 anni fa, nelle indicazioni nazionali per l’inserimento degli alunni migranti, si chiedeva la formazione di docenti specializzati in grado di affiancare i consigli di classe. Speriamo che finalmente si possa realizzare in modo strutturale
Lei ha dedicato gran parte della sua vita all’educazione. Insieme a sua moglie Anna Luce Lenzi ha dato vita, 16 anni fa, alla Scuola Penny Wirton. Ce ne vuole parlare?
La scuola Penny Wirton (dal titolo di un romanzo per ragazzi di Silvio D’Arzo) è nata a Roma nel 2008. Insegniamo gratuitamente l’italiano ai migranti, di ogni età, provenienza, genere e istruzione. Lo facciamo senza classi, uno a uno, puntando sulla qualità della relazione umana. I nostri volontari sono pensionati, non necessariamente ex insegnanti, e ragazzi adolescenti che svolgono presso di noi i tirocini formativi previsti dai Pcto (l’ex alternanza scuola lavoro). Utilizziamo un libro composto da me e mia moglie, intitolato Italiani anche noi, nonché tanti giochi didattici che fra qualche mese saranno disponibili presso Erickson, l’editore che pubblica il manuale. Oggi esistono più di 60 postazioni didattiche in ogni parte d’Italia che si ispirano al nostro stile educativo, firmano un patto d’intesa e, nel rispetto della loro autonomia giuridica e amministrativa, entrano a far parte della rete Penny Wirton.
Foto di apertura: Eraldo Affinati. Info: www.scuolapennywirton.it e www.iquadernidellapennywirton.it
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