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Affido è anche accompagnare un neonato all’adozione

Mariateresa Scappin, in 30 anni di accoglienza col marito Riccardo, ha vissuto tante esperienze diverse. Fra queste anche la disponibiltà offerta per bambini neonati già destinati all'adozione, per il Progetto Cicogna del Comune di Torino. Ascolta l'episodio n. 7 di "Genitori a tempo, genitori e basta" il racconto per voci sull'affido familiare a 40 anni dalla legge che lo ha introdotto, la 184/83

di Giampaolo Cerri

Mariateresa e Riccardo, operatrice sociale lei e informatico lui, si avvicinarono all’affido una trentina di anni fa, a Torino. Da allora la loro famiglia, di cui fanno parte anche due figli ormai grandi e fuori di casa, si è aperta più e più volte all’accoglienza.

Un’esperienza che racconta lei al microfono di VITA, per il settimo episodio di Genitori a tempo, genitori e basta, il podcast curato da chi scrive, padre affidatario di lungo corso, che racconta l’affido a oltre 40 anni dalla legge che lo ha introdotto nell’ordinamento, la 184/83.

Mariateresa Scappin, storica socia dell’Associazione nazionale famiglie adottive e affidatarie – Anfaa, che proprio da Torino prese le mosse negli anni ’60, racconta la sua lunga esperienza cominciata con un affido diurno di una bambina, che oggi è a tutti gli effetti una figlia, e proseguito con varie accoglienze.

L’esperienza coi neonati

Negli ultimi anni, la coppia torinese si è resa disponibile a essere famiglia affidataria anche per il Progetto Cicogna del Comune di Torino, dedicato ai neonati che sono destinati all’adozione.

Con Mariateresa si è toccato anche il tema della continuità affettiva, per i bambini affidati che rientrano nelle famiglie di origine e o vanno in adozione: «È importante nel primo nel primo momento, nel primo anno», dice, «i bambini devono sapere. che noi ci siamo ancora, che li pensiamo, che abbiamo fatto questo pezzo di strada fondamentale».

Nel dialogo sulla sua esperienza, Scappin si è soffermata anche sul tema del rapporto con i servizi sociali e la giustizia: «La famiglia affidataria ha diritto di conoscere la situazione pregressa del bambino che accoglie, perché deve essere in condizioni di poter affrontare le situazioni di crisi che si presentassero».

Gli altri episodi…


Negli episodi precedenti – in tutto sono otto perché c’è n’è uno introduttivo – e che trovate qui sul sito di VITA, abbiamo fatto la conoscenza di altre coppie affidatarie, come Elisabetta e Luciano, di Firenze, che fanno parte di Famiglie per l’accoglienza: raccontano la loro esperienza di affidamento familiare, iniziata ai primi anni ’90, con una generica disponibilità ad accogliere dei minori stranieri non accompagnati: i giovanissimi albanesi che sbarcavano, a Bari, dal mercantile Vlora, brulicante umanità,

E abbiamo conosciuto anche Marcella e Carlo di Cuneo, soci della Associazione nazionale famiglie adottive e affidatarie – Anfaa, di Marta e Paolo, dell’Associazione Papa Giovanni XIII, che hanno aperto a tanti, grandi e piccoli, la loro casa di Misinto (Mb), soprattutto a bambini con disabilità, di cui si parla oggi come minori con “special needs”, bisogni speciali.

Con Silvia e Lorenzo dell’Associazione Kayros di Granarolo (Bologna) abbiamo conosciuto la storia dell’accoglienza di un ragazzino adolescente, dopo un percorso verso l’adozione internazionale non andato a buon fine.

Con Enrica e Luigi, di Piacenza, dell’Associazione “Dalla parte dei bambini” (che fa parte del Coordinamento Care), coppia con esperienza ultratrentennale, abbiamo affrontato i molteplici aspetti dell’accoglienza.

… e quelli che verranno

Nei prossimi episodi, Maria Grazia con Fabio di AiBi di Milano, Karin di M’ama Roma e Annalisa e Pasquale dell’Associazione Cometa di Como. Saranno loro i protagonisti dei prossimi episodi, on air nelle prossime settimane.

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Ascolta l’episodio n. 7.

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