Famiglia

Affido e adozioni: l’accoglienza possibile dopo il Covid

La pandemia ha tolto famiglie a molti bambini già a rischio nel Sud del mondo oppure ne ha congelato la tutela nel nostro Paese e ora il disagio viene a galla. Quale risposta possibile con strumenti - affido, adozione, comunità, tutorato di minori stranieri - a volte non più adeguati a esigenze nuove? Il numero di Vita magazine di febbraio ha ascoltato le associazioni, i figli adottati, i minori affidati, gli esperti e i magistrati, intervistando anche la ministra Elena Bonetti. Con in più una guida per le famiglie che vogliono aprirsi all'affido e all'adozione

di Giampaolo Cerri

Il Covid ha creato un’emergenza nell’emergenza: quella di minori. Nel mondo, rendendo orfani tanti bambini in contesti già precari, ma anche in Italia, dove l’attività di tutela è stata paralizzata dalla prima fase, bloccando gli assistenti sociali e oscurando la scuola, che è la prima antenna del disagio di bambini e famiglie. Fra queste ultime, quelle già in difficoltà hanno visto nei periodi di lockdown un drammatico catalizzatore dei problemi vissuti.

A questa vera e propria emergenza mondiale e nazionale, è dedicato Vita di Febbraio, disponibile da stasera in formato digitale per gli abbonati e, dal fine settimana, nelle edicole e nelle librerie.

Vita, con una copertina fortemente evocativa e con il titolo “Nel nome del figlio”, è andata a innanzitutto a cercare i protagonisti del mondo sociale presenti nei teatri di maggiore bisogno di accoglienza a livello internazionale e, sul versante italiano, gli attori del sistema di tutela, dalla Garante per l’infanzia, ai giudici minorili, ai responsabili delle associazioni impegnate in affido, adozione, tutorato di minori stranieri e di comunità per capire, innanzitutto, le dimensioni di questo fenomeno e poi per cercare di ragionare su un tema che è già comparso all’orizzonte: la necessità di adeguare gli strumenti giuridici esistenti, che in alcuni casi vanno per il mezzo secolo di vita, alle mutate esigenze attuali. Il tutto con tanti numeri che offrono un affronto ragionato a un problema davvero vasto e multiforme.

Sullo sfondo, l’appello di Papa Francesco, a fine gennaio, in favore dell’adozione e a “correre il rischio dell’adozione” riletto daI pedagogo Ivo Lizzola.

Leggere l'emergenza

Col fondatore di AiBi, Marco Griffini, e la responsabile adozioni internazionali di Ciai, Daniela Russo, abbiamo cercato di delineare i confini dell’emergenza: accanto ai nuovi orfani, ci sono i minori in stato di abbandono che ingrossano le “neglet list”, ossia le liste dei bambini che nessuno vuole.

Per Griffini, che subito dopo l’appello del Papa aveva lasciato pubblicamente la richiesta di semplificare l’adozione internazionale, il punto centrale è considerare quella dei minori abbandonati un’emergenza umanitaria e come tale sia affrontata.

Russo rileva come, accanto all’irrigidimento o la chiusura di alcuni Paesi verso le adozioni internazionali, sia da registrare positivamente l’attenzione di altri Stati verso il prosieguo dell’adozione, ossia la richiesta di conoscere come si sviluppa la vita dell’adottato, una volta giunto in Italia. Positivi, secondo la dirigente Ciai, anche i tentativi di costruzione di sistemi di tutela in Paesi non ancora strutturati, come era accaduto in Burkina Faso, proprio con l’assistenza della Commissione Adozioni Internazionali – Cai e con le associazioni messesi in rete.

“Ci sono state minori denunce e una minore attivazione del Servizio sociale”, conferma, spostando il ragionamento sull'Italia, la Garante per l’infanzia e l’adolescenza, Carla Garlatti. Anche perché sono venute meno "le ‘sentinelle’ rappresentate dalla scuola, dall’ambiente sportivo, dalla parrocchia. In una seconda fase, si è lentamente ripreso". Gli fa eco, da Milano, il capo della Procura presso il Tribunale per i Minorenni, Ciro Cascone: “Quando si uscirà dal tunnel”, dice, “vedremo che cosa ha prodotto, per la tutela, questa fase. Personalmente, credo che ci troveremo dinnanzi alle macerie”.

Liviana Marelli, del Coordinamento nazionale comunità di accoglienza – Cnca, racconta di una domanda crescente di soccorso: “Sono ragazzi estremamente provati: disagio psico-relazionale, psichico, ma non necessariamente per la comunità terapeutica, hanno bisogno talvolta più della comunità, educativa, socio-pedagogica”. In un’età per cui l’affido non è più praticabile, provenienti “da famiglie che sono disarmate, incapaci da sole di uscirne. A noi arrivano, con una domanda da aiuto quando la situazione è già esplosiva”.

I canali dell’accoglienza

Su Vita di Febbraio c’è anche un piccolo viaggio nei percorsi dell’accoglienza in Italia, cercando di individuare chi, dinnanzi alle criticità di sistemi magari non più adeguati, gioca la carta dell’innovazione, sperimentando soluzioni nuove.

Nel capitolo “Adozione”, per esempio, Famiglie per l’accoglienza, racconta, con Massimo Orselli di come, anche durante la pandemia, non si sia cessato di fare formazione alle famiglie desiderose di avvicinarsi all’accoglienza, mentre dall’Associazione Cometa di Como, spiegano come si siano mossi per prevenire gli allontanamenti, costruendo nella seconda fase pandemica, una grande servizio di accoglienza diurna per bambini di famiglie fragili: seguivano in dad le lezioni perché a casa non avrebbero potuto. Sulla formazione insistono Le Mamme Matte di Roma, onlus specializzata in accoglienze difficili, mentre da Forlì, l’esperienza di cooperazione sociale Santa Cecilia racconta di una forma di accoglienza mista, famiglie d’appoggio e operatori, per favorire nuove disponibilità.

Sullo sfondo, secondo il presidente del Tribunale per i minorenni di Genova, Luca Villa, un calo di casi di minori disponibili ma anche una platea di candidati-genitori meno numerosa, per diversi motivi, non ultimo l'affermarsi della procreazione medicalmente assistita. Lo stesso giudice ricorda dell'orientamento giurisprudenziale a livello di Corte europea per i diritti dell’Uomo che di fatto rende l’adozione italiana, cosiddetta legittimante, praticamente impraticabile. Si potrà procedere con quelle “’in casi particolari’, le adozioni cosiddette ‘miti, "nelle quali comunque la famiglia adottiva deve essere preparata ad un percorso, particolare e anche gravoso, dove ci si deve occupare di mantenere un rapporto con un ‘pezzo’ della famiglia di origine”.

Un’anagrafe

Porta la sua esperienza di padre adottivo il fondatore della Comunità di accoglienza Domus de Luna di Cagliari, ricordando che “sostanzialmente dall’epoca degli Istituti, chiusi a fine anni 90, non è cambiato niente”. Cosa che fa dire a Ugo Bressanello, che “non è più rinviabile un’anagrafe nazionale” che possa mettere in connessione, da un capo all’altro dell’Italia, “bambini e famiglie”.

Sulla necessità di rendere operativo il database nazionale esistente, si dice d’accordo Elena Bonetti, ministro per la Famiglia, nell’intervista contenuta nello stesso numero: “Occorre avere l’onestà di riconoscere i problemi”, dice, “e l’assenza di una banca dati operativa e integrata è uno di questi. Il percorso di digitalizzazione della P.a. previsto nel Pnrr è un’occasione”. Bonetti racconta poi del Piano per l’infanzia con cui il governo Draghi si muoverà nei prossimi mesi e dell’inserimento della tutela minori nei livelli assistenziali essenziali – lea. E sulle adozioni internazionali annuncia lo studio di misure per evitare alle famiglie di anticipare i 9mila euro di spese già attualmente rimborsabili.

Nuove forme per nuovi bisogni

Nel capitolo dedicato all’affido molte esperienze innovative: da quelle che puntano a svuotare le comunità, creando un avvicinamento graduale a nuclei e ad adulti disponibili, è il caso di Progetto Famiglia a Salerno, a quelle che attivano servizi straordinari, come la reperibilità h-24 degli operatori, succede con l’associazione Kairos di Granarolo dell'Emilia in provincia di Bologna, o provano la via di un affidamento “partecipato”, vale a dire con un maggiore coinvolgimento della famiglia d’origine, soluzione praticata da i volontari de La casa davanti al sole di Venegono (Varese). Sulla prevenzione degli allontanamenti, opera invece la cooperativa sociale "Società Dolce" di Bologna, con un lavoro di educatori a domicilio delle famiglia in difficoltà.

Lo psicologo Marco Chistolini racconta invece la formazione, intrapresa dal Comune di Milano e dal Ciai, nella formazione di molte coppie omogenitoriali, ampliando la platea dei nuclei accoglienti.

Paesi che chiudono, Paesi che aprono

Il capitolo dedicato alle adozioni internazionali raccoglie i molti tentativi di aprire nuove strade, Avsi in Sierra Leone, di sostenere le famiglie nel “dopo”, come Aibi o Amici di Don Bosco onlus (che usa gli adottati come testimonial), o nel percorso di un affido pre-adottivo a famiglie locali prima dell’adozione in Italia, nuova strategia di Ciai, raccontata dall’esperienza diretta di genitori adottivi. Una nuova prassi che vuole evitare il trauma della lunga istuzionalizzazione e creare un accompagnamento “dolce” alla nuova famiglia.

Le crisi adottive

Vita affronta anche lo spinoso tema dei percorsi adottivi, che magari nell'adolescenza si scoprono accidentati, o che talvolta vedono famiglia e figli vivere una forte sofferenza. Nel focus dedicato, ne parlano Vincenzo Starita, vice-presidente della Cai, Gianni Fulvi, presidente del Coordinamento nazionale del- le comunità per minori-Cncm, Monya Ferriti, presidente del Care, un coordinamento di 37 associazioni familiari adottive e affidatarie, Veronica Bonfadini, pedagogista di Avsi e Leonardo Luzzatto, psicologo che per Regione Lazio coordina un progetto di assistenza alle famiglie adottive in difficoltà. Un quadro complesso che ripropone come centrali i temi della formazione, anche ad attivare le richieste d'aiuto per tempo, e dell'accompagnamento e che rilancia la necessità di preparare per tempo anche i bambini che saranno adottati.

Le voci degli accolti

Non potevano mancare, ovviamente, le storie, i volti e le voci dei protagonisti, di chi è stato affidato, adottato, in Italia o dall'Estero: Devi, Martino e Carol condividono il loro percorso, talvolta felice, talvolta duro, giudicandolo, oggi, da adulti, e raccontando come il mettere assieme le esperienze coi propri pari sia stato sempre un aiuto a conquistare l'autonomia, in alcuni casi, o a rielaborare il proprio vissuto, in altri.

La Guida per chi vuol accogliere

Completa il numero di Vita Febbraio, un ampio baedeker per l'accoglienza: un articolato "come si fa" che indica le associazioni a cui rivolgersi ma anche i libri o i film con i quali avvicinarsi all'esperienza dell'affido, dell'adozione, del tutorato per minori strenieri. Un guida indispensabile che chiarisce gli itinerari, gli interlocutori, i consigli pratici di cosa fare (o non fare). Insomma davvero tutto quello di cui c'è da sapere.


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