Famiglia

Affido condiviso: piccoli numeri,grande scommessa

Controcorrente. Un’operatrice sul campo difende la riforma

di Benedetta Verrini

Costanza Marzotto è psicologa e mediatrice familiare del Centro di ateneo Studi e ricerche sulla famiglia della Cattolica di Milano. Da due anni coordina un?esperienza di gruppi di parola con bambini da 6 a 12 anni, figli di genitori separati, presso il servizio di Psicologia clinica per la coppia e la famiglia dell?università. Un impegno sul campo che le fa difendere a spada tratta una norma, quella dell?affido condiviso, che negli ultimi tempi è finita nel mirino dell?opinione pubblica. Ecco perché.

Vita: Alla prova dei fatti la normativa ha mostrato più fragilità di quanto non ci si aspettasse. Non crede?
Costanza Marzotto: I promotori ne avevano una sorta di ?attesa mitica?, ma la realtà è sempre diversa. In ogni caso, l?affidamento condiviso ha avuto il merito di cambiare il clima. Imponendo il concetto di bigenitorialità, che ha diviso su entrambi i genitori la responsabilità verso i figli. Oggi le madri sanno che in tribunale non ci sarà nessun automatismo nell?affidamento e si pongono in una posizione più dialogante.

Vita: Ma i padri sono davvero tutti così pronti a farsi carico dei figli?
Marzotto:Diciamo che il numero di padri consapevoli e disposti a realizzare pienamente l?affidamento condiviso non è così elevato. Il problema è che questo strumento anticipa una concezione di paternità che non esiste in Italia.

Vita: Quali sono le difficoltà contro cui cozza l?applicazione dell?affido condiviso?
Marzotto: Le madri fanno resistenza nel concedere frequenti occasioni di contatto con i padri. Temono che il cambiamento di ambiente possa ripercuotersi sulla serenità del bambino e sul suo rendimento scolastico. Inoltre, molto spesso non c?è sintonia sull??ordinaria amministrazione?: il regime alimentare, gli orari e il sonno, le forme di intrattenimento come tv e giochi. Poi ci sono le difficoltà legate alla gestione economica: l?affido condiviso ha sostanzialmente abolito l?assegno di mantenimento.

Vita: Serve fiducia, insomma.
Marzotto: Sì, ed è l?aspetto più critico. Purtroppo vedo spesso che l?affido condiviso si traduce in una specie di ?doppia vita? del bambino. Nessuna costruzione condivisa della genitorialità, ma una sorta di separazione ulteriore: a casa di mamma si fa così, da papà invece così. Come due rette che non s?incontrano mai. Invece i figli si trovano dentro un ?triangolo relazionale?: chiedono una continuità nell?amore e hanno bisogno dell?autorizzazione di un genitore per vivere serenamente con l?altro.

Vita: Forse attendersi un tale grado fiducia da chi si separa è un po? utopistico. È per questo che ultimamente si è parlato di un ritorno all?affido esclusivo?
Marzotto: L?affido condiviso non è una possibilità tra tante, è la sola indicata dalla legge. Per l?affido esclusivo bisogna fare istanza e devono ricorrere gravi motivi. Guardi, questa è una battaglia culturale e se la perdiamo faremo i conti con una generazione di giovani adulti con molti problemi.

Vita: In che senso?
Marzotto: Nel senso che se si preclude l?accesso dei bambini a entrambe le stirpi da cui provengono, e non intendo solo i padri ma anche i nonni e gli zii, si nega loro di sperimentare la diversità di genere, di relazioni e di cultura. E si mettono le basi per una vita all?insegna dell?intolleranza e dell?incapacità di costruire relazioni stabili, nel lavoro come nella vita personale.

Il fenomeno in cifre

  • In un anno, oltre 60mila figli coinvolti

La legge n. 54 sull?affidamento condiviso è in vigore dal marzo 2006. Ha modificato profondamente la prassi dell?affidamento dei figli in caso di separazione o divorzio dei genitori: se prima era attribuito per la quasi totalità alle madri, ora vige il principio di bigenitorialità, inteso come diritto dei figli ad avere rapporti stabili e significativi con entrambi i genitori. Non esiste ancora una statistica nazionale sull?affidamento condiviso. L?Istat ci dà la fotografia del passato ante legge 54 su separazioni e divorzi, mostrando un fenomeno in crescita costante: nel 2005 le separazioni sono state 82.291 e i divorzi 47.036, con un aumento, rispetto a dieci anni prima, rispettivamente del 57,3 e 74%. Il numero di figli coinvolti in questi procedimenti nel 2005 è stato di 63.912. Di essi, ben 51.570 (l?80,6%) sono stati affidati esclusivamente alla madre; 9.835 (il 15,3%) sono stati affidati a entrambi i genitori con la vecchia modalità dell?affidamento congiunto; appena 2.180 (il 3,4%) sono stati affidati al padre.

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