Troppi no. Quelli detti da una coppia aspirante adottiva: no a un bambino straniero di religione diversa dalla propria, no a un minore figlio di pazienti psichiatrici, no a piccoli di etnia rom e non mancavano perplessità sul colore della pelle. Così dopo che per ben due gradi di giudizio alla coppia era stata negata l’idoneità all’adozione – prima dal Tribunale per i minorenni di Bologna contro la cui sentenza i due coniugi si erano rivolti all’appello (perso) – ora si è pronunciata la Corte di Cassazione che con la sentenza depositata il 28 dicembre scorso (la numero 29424) ha confermato il rigetto della domanda d’idoneità all’adozione internazionale che la coppia bolognese aveva presentato.
Anche per la Cassazione, come per la Corte d’Appello di Bologna, le preclusioni dei coniugi hanno evidenziatoi «un atteggiamento di paura e difensivo». Sentimenti incompatibili con «l’accettazione totale e senza riserva che è il presupposto necessario per un buon incontro adottivo». Mettere dei paletti etnici o di salute non rende idonei all’adozione di un minore perché l’obiettivo della legge è trovare una famiglia a un bambino, non il figlio perfetto per una coppia.
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